Scorpio Rising
di Kenneth Anger
(1964 USA 29’)
con Bruce Byron, Johnny Sapienza, Frank Carifi, John Paione, Ernie Allo, Barry Rubin, Steve Crandell, Bill Dorfmann, Johnny Dodds, Jim Powers.
Caposaldo del cinema underground americano: in tredici episodi, a metà strada tra la fiction e il documentario, il film descrive il raduno d'un clan di motociclisti alla vigilia d'una corsa in cui uno dei centauri muore. Nel mirabolante montaggio che fonde il procedimento analogico con quello sostitutivo vengono sviscerati i riti sacrificali, i simboli esoterici e gli ambigui ideali dei motociclisti.
Sorprendentemente per l’epoca, l'autore rende il film impregnato di valenze omo-erotiche e tanatologiche, facendo deflagrare sullo schermo, esplicitamente, l’omosessualità dei suoi protagonisti, masochisticamente connivente con la loro violenza paranazista e i loro bizzarri rituali iniziatici.
I temi portanti della pellicola sono le moto (cromato feticcio da idolatrare), il sadomasochismo sessuale (pulsione irresistibile che scaturisce dalla nevrosi profonda dell’autore), la cultura pop (pungente è la critica alla merce elevata a ideale/feticcio e alla omologante cultura di massa, che si ricollega alle teorie di Andy Warhol) e il rock’n’roll. La musica permette ad Anger di rivoluzionare il linguaggio cinematografico grazie ad un montaggio scandito secondo il ritmo travolgente di una colonna sonora intessuta di scatenati rock’n’ roll, niente meno che la hit parade dell’estate 1962. Proprio il geniale abbinamento tra immagini e musica feconda la mente dello spettatore e genera in quest’ultimo un’irrefrenabile voglia di fare cinema, per esempio l’estetica e il modo di filmare di MTV origina proprio da qui, purtroppo con una efficacia molto annacquata.
Le imprevedibili metafore visive e grafiche si succedono in una continua contrapposizione di immagini banali e scandalose tra cui l’icona Marlon Brando centauro ne “il selvaggio”, alcuni poster del mitopoietico James Dean, uno scheletro con la parrucca da donna sulla copertina di “Life” (a rappresentare la gioventù americana dell’epoca), stucchevoli tavole a fumetti, blobbanti immagini televisive, simboli nazisti, accenni all’occultismo, e in modo demistificante e blasfemo l’abbinamento del film religioso “The road to Jerusalem” ad esplicite rappresentazioni omosessuali...
In questa sequenza esplosiva notevole é l’influenza delle teorie di Aleister Crowley, fondatore qualche decennio prima di una religione eretica e neopagana, la cui amalgama era data dal motto “Fai quello che vuoi”. Anger ribadisce e rinforza la denuncia dello stesso Crowley verso l’era cristiana ritenuta masochista, sacrificale e tendente alla morte.
A livello di influenze cinematografiche il cineasta, come nelle sue opere precedenti (“Fireworks” del 1947 e “Inauguration of a pleasure dome” del 1954), si rifà alle teorie di Eisenstein e alle atmosfere visive dei film di Joseph Von Sternberg, veri e propri numi tutelari per Anger.
Il titolo del film fa riferimento al segno zodiacale del protagonista (e del regista) e ad un’opera teatrale “Orpheus Descending” incentrata sulla decadenza dell’artista nella società contemporanea, con protagonisti centauri e crepitanti motociclette.
Dopo la presentazione a New York, il film dovette subire un processo per oscenità in California, che si concluse con la condanna di Anger.
“Il fim è uno specchio di morte presentato alla cultura americana. Scorpio incarna tutto quello che c’é di negativo nella sessualità: il narcisismo, la falsa virilità, il sadomasochismo derivante dall’impotenza, la frustrazione sessuale che cerca di liberarsi nella violenza. I deliri di grandezza che dissimulano l’odio di sé. E ciò che è ancor peggio: l’esistenza dell’emulo improvvisato di un ideale maschile, eternamente condannato al disadattamento, tanto che solo la morte potrà appagarlo. Tutto in un contesto mitologico e profetico che fa dell’apoteosi della negazione il preludio di una nuova era di autonomia personale e liberazione sessuale.”
(Kenneth Anger)
22/11/07
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