31/10/07

La notte dei morti viventi

La notte dei morti viventi
di George A. Romero
(1968 USA 96')
con Duane Jones, Judith O'Dea, Russell Streiner, Karl Hardman, Keith Wayne, Judith Ridley

Ad Halloween è immancabile...claustrofobica opera prima di George Romero, newyorchese del 1940, realizzata insieme ad un gruppo di cineasti di Pittsburgh durante alcuni week end trascorsi insieme. Il film fu finanziato dalla sua compagnia di produzione, la Latent Image, della quale facevano anche parte lo sceneggiatore John Russo e Russel Streiner, che nel film ha una piccola parte.
Liberamente ispirato al racconto "Io sono leggenda" di Richard Matheson, però l'idea per il film venne a Romero vedendo in TV "L'ultimo uomo sulla terra" del nostro Ubaldo Ragona (tratto dal medesimo stupendo racconto) nel quale si prospettava una mutazione del genere umano in vampiri (piccolo gioiello del 1963, il suddetto, con Vincent Price).
"The Night of the leaving dead" partì in sordina nell'interesse del pubblico e della critica (troppo in anticipo sui tempi) poi la fama del film è cresciuta continuamente negli anni e da cult movie è poi divenuto un classico, una delle pietre miliari del cinema horror contemporaneo. Girato in bianco e nero per risparmiare sul costo della pellicola il film riesce a sfruttare al meglio la povertà di risorse, raggiungendo una mirabile intensità narrativa accompagnata da un inquietante clima veramente allucinato, la fusione di tensione ed ironia è perfetta, la paura e il sarcasmo verso la profonda provincia americana vanno a braccetto.
Un'opera visionaria, lucida e disperata, in cui Romero reinventa la figura dello zombie: le sue creature sono molto diverse dalla tipologia classica dello zombie haitiano (al cinema si ricordano "White Zombie" del 1932 con Bela Lugosi, "The Walking Dead" del 1933 con Boris Karloff e "I walked with a zombie" del 1943 di Jacques Tourneur) e, soprattutto, non passa loro neanche per la testa di lavorare per i padroni vivi...i padroni vivi se li mangiano...
Citiamo tra gli attori l'eccezionale Judith O'Dea, catatonica per tutto il film, "in grado di rappresentare il congelamento solenne di una posa". Il commento musicale, sempre per mancanza di fondi, venne preso da certi film di fantascienza degli anni Cinquanta. Autentico colpo di genio il finale senza speranza, la degna conclusione di un film che non sbaglia un colpo: da notare l'anticonformismo della pellicola (la parte principale spettò ad un attore nero, eroe del film) e la sua surreale crudeltà (esempio la bambina zombizzata che uccide e divora la madre).
Romero con questo film e i due successivi "Zombie" e "Il giorno degli zombie", dove la metafora politica è ulteriormente esplicitata, viene a ragione considerato il profeta dell'angoscia moderna...ha inventato una nuova leggenda, dei nuovi mostri...ha dato vita alla morte!
Il film inoltre è di dominio pubblico, in quanto il regista e i produttori non hanno rinnovato il copyright. Proprio per questo è possibile vederlo e scaricarlo un po’ ovunque nel web.

"Quando non ci sarà più posto all'Inferno, i morti cammineranno sulla Terra e si nutriranno dei vivi"

Nosferatu

Nosferatu
di Friedrich W. Murnau
(1922 GER 63')
con Max Schreck, Gustav von Wangenheim, Greta Schroeder, Alexander Granach

Autentico cult movie di mezzanotte, liberamente ispirato al "Dracula" di Bram Stoker. Si inscrive nell'espressionismo tedesco e, come questo movimento si proponeva, riesce a cogliere effetti che si pongono al di là del fotografabile svelando il volto nascosto ed oscuro del reale.
L'atmosfera inquietante e spettrale è stata ottenuta sfruttando al meglio la tecnica cinematografica: utilizzo di pellicola in negativo, angolazioni particolari, passo uno, modificazione dei procedimenti di stampa.
Il film è ricco di richiami metaforici (la jena, la tela del ragno sulla nave per esempio richiamano la presenza del vampiro) e simbolici (il castello come traduzione in termini spaziali dell'io freudiano, il ponte come soglia della trasgressione, l'acqua come veicolo degli istinti, l'attesa e il sacrificio di Ellen come spia dell'ambivalenza dei sentimenti).
Le interpretazioni date dai critici al film sono state molteplici, da alcuni è stato visto come rappresentazione dell'istinto di morte che si nasconde nell'uomo civilizzato; da altri è stato trasformato in una riflessione metafisica sul Male e sul Nulla; da altri ancora visto in chiave psicanalitica come un viaggio iniziatico al centro dell'inconscio, un perturbante appuntamento col proprio doppio demoniaco.
Nosferatu...Sinfonia in grigio...così il titolo originale...è anche una metafora della tirannia, dell'imponente avanzare del Male e del suo rappresentante.
Profetico in tal senso pensando al nazismo e ad Hitler che, di lì a poco, avrebbero sconvolto la Germania.
Da elogiare Max Schreck, nella parte del conte Orlok decisamente il più inquietante e pauroso Dracula mai visto sullo schermo, orrendo vampiro avvolto in una vestaglia nera e caratterizzato da un disgustoso aspetto rattiforme, ancora oggi ben impresso nel nostro immaginario.

Intorno alla figura del Conte Orlok (il nome fu cambiato da Dracula a Orlok per problemi di diritti) aleggiano numerose arcane leggende; secondo alcuni, sotto il trucco mostruoso del conte Orlok non si celerebbe Schreck, ma lo stesso Murnau, resosi irriconoscibile. Altri sostengono che Murnau si sia recato nei Carpazi per cercare un vero vampiro e lo abbia trovato. Le bizzarre leggende sono state alimentate nel tempo anche a causa della curiosa coincidenza legata al significato del nome Max Schreck che, in tedesco, equivale a dire "Massimo Spavento".

In realtà, benché la coincidenza del nome sia curiosa (e sia stata peraltro sfruttata dallo stesso Murnau), l'ipotesi dello Schreck attore sembra essere confermata dagli annali di teatro, dove tra i protagonisti minori vi sono citazioni riguardanti un tale Max Schreck, che nelle foto d'epoca appare sorridente ma sinistramente somigliante al conte Orlok...sarà vero?
Alla storia della lavorazione del film è dedicata una soporifera pellicola del 2000 del regista E. Elias Mehrige (anni prima enfant prodige dell'underground con il delirante Begotten), dal titolo "L'ombra del vampiro", nella quale Murnau è interpretato da John Malkovich e Schreck da Willem Dafoe. Nella versione fornita dalla pellicola si cavalca l'ipotesi che Max Schreck fosse un vero e proprio vampiro e non un attore. Ai posteri l'ardua sentenza...

30/10/07

Chappaqua

Chappaqua
di Conrad Rooks
(1966 USA 92')
con Conrad Rooks, Jean Louis Barrault, Ravi Shankar, Allen Ginsberg, Ornette Coleman, William S. Burroughs

Prodotto, diretto e interpretato da un ricco bizzarro (Conrad Rooks, autore tra l'altro anche di una versione cinematografica di Siddharta), l'energia espressiva del film deriva soprattutto dalla straordinaria fotografia di Robert Frank, svizzero emigrato poco più che ventenne in America, nel 1947, dove è diventato un ricercato fotoreporter e considerato uno dei maestri della fotografia contemporanea. Autore di film ispirati dalla Beat Generation, si ricordi "Pull my daisy" del 1959, in cui si vedevano Ginsberg, Gregory Corso e Peter Orlowsky e altri che sbeffeggiavano un prete venuto a redimere un ex drogato, e poi sparivano sghignazzando su per una scala.
"Chappaqua" è la storia autobiografica di un drogato che cerca di disintossicarsi a Parigi: "un film allucinato, lacerante, e insieme tenero e seducente. Chappaqua, in realtà, non è altro che un fantasma interiore, un mito privato di quest'uomo, che finisce per rovesciarsi all'esterno, illuminando l'immagine di una civiltà occidentale avvelenata dalle proprie droghe".
Visioni psichedeliche e miti della beat generation in un film angosciante, onirico, delirante, da vivere come un viaggio lisergico. Da ricordare Ginsberg che si fa riprendere a Central Park con il cappello a cilindro stile Zio Sam (su cui campeggia "I want you for U.S. Army"), mentre intona un mantra accompagnandosi con un cimbali.
Naturale la presenza del guru beat, William Burroughs. La splendida colonna sonora di Ornette Coleman non fu utilizzata nel montaggio definitivo e rimpiazzata da quella di Shankar.
Cinema al limite, senza barriere. O prendere o lasciare.

"Liberate tutti i prigionieri, teste di cazzo, e liberate voi con loro."
(Taylor Mead 1968)

"Lunedì nulla, martedì nulla, mercoledì e giovedì nulla, venerdì per cambiare ancora un po' di nulla, sabato di nuovo nulla, domenica nulla, nulla, nulla."
(Ed Sanders 1965)

"Accetto d'essere perduto per sempre. Ogni cosa m'appartiene perché sono povero."
(Jack Kerouac 1960)

Tura Satana

Tura Satana

Secondo omaggio in tema Halloween...a Tura Satana, eroina sempre ardente...
La storia:
Nata in Giappone, Tura ha anche sangue indiano cherokee nelle vene. Il padre era un attore di film muti, mentre la madre era una contorsionista. Dopo la Seconda guerra mondiale Tura viene internata, insieme ai genitori, in un campo di concentramento, in California, quindi si trasferisce con la famiglia a Chicago.
Nella scuola elementare subisce un duro razzismo a causa dei suoi tratti orientali.
A 9 anni, dopo uno stupro subito da cinque ragazzi rimasti poi impuniti (addirittura il giudice corrotto infligge alla malcapitata la pena del riformatorio in quanto tentatrice), Tura inizia a prendere lezioni di judo. A 13 anni si sposa, con un matrimonio combinato, e divorzia nove mesi dopo. A 14 anni entra a far parte di una gang malavitosa a Chicago, indossando giacca da motociclista, jeans e stivali e prendendo a calci in culo la gente. Nello stesso periodo, però, inizia a lavorare come danzatrice esotica presso il Moulin Rouge e il Trocadero Supper Night Club di Los Angeles
In questo periodo incontra un attore del cinema muto, Harold Lloyd (altra storia da raccontare...), che incoraggia la sua carriera di attrice e la fotografa senza veli per la prima volta. Diventa spogliarellista servendosi di molti nomi d'arte tra cui Rose Le Rose, Maxine Martin The Skyscraper Girl, Tempest Storm, Candy Barr e Stunning Smith the Purple Lady. Si narra anche di una sua relazione, come poi molte starlette dell'epoca, addirittura con Elvis the Pelvis.
Nel 1963 debutta nel cinema, interpretando una prostituta in "Irma la dolce" di Billy Wilder e lo stesso anno interpreta anche "Le cinque mogli dello scapolo" con Dean Martin.
Dopo aver interpretato alcuni film per la televisione, nel 1965 avviene l'incontro della vita, quello con Russ Meyer. Il mitico Russ, leggendo un'inserzione su Variety, la sceglie per interpretare la parte di Varla nel suo "Faster, Pussycat! Kill! Kill!".
E’ il capo di una banda di bad girls, che ama fare gare automobilistiche, azzuffarsi e avere rapporti con gli uomini che le piacciono.

Racconta Russ "Era meravigliosa, lavorava duro, non voleva uno stunt per girare le scene più pericolose, era molto forte e ci aiutava persino a portare l'attrezzatura. Ma aveva anche idee molto chiare su come dovevano andare le cose. Una volta abbiamo avuto un litigio e lei ha dato unpugno talmente forte sul muro che quasi si rompeva la mano. Il che andava bene per la riuscita del film, perchè ognuno avrebbe dovuto dare il massimo". Il regista all'inizio ebbe notevoli difficoltà con Tura Satana che, spaventata dalle lunghe riprese del film ambientate nel deserto, disse che non ce l'avrebbe fatta a stare tre settimane senza un uomo (una regola assoluta dei film di Meyer era l'astinenza durante le riprese), aggiunse però che l'assistente alla regia le sembrava adeguato e che intendeva accoppiarsi con lui ogni notte.
Per gli anni Sessanta il film è una sassata in faccia, un vero monumento all'immoralità, alla forza e alla perversione. Il personaggio di Tura Satana ha tutti i numeri per farla diventare una figura di culto, non solo per il pubblico maschile, ma anche per quello femminile. Il film è adorato dalle femministe che vedono nelle tre donne protagoniste un manifesto dell'emancipazione femminile.
Il ruolo di Tura Satana è quello di una violenta dominatrice che usa la sua prorompenza sensuale per ridicolizzare gli irritanti macho men che incrocia nel suo cammino tra deserti e sperdute lande di campagna americana.

Dotata di un seno oversize e con un viso tagliente come un rasoio colpisce l'immaginario collettivo e diviene quasi istantaneamente una vera e propria icona del genere exploitation, venerata dai fans e dalle femministe, e amata da registi come Quentin Tarantino ("Darei cinque anni della mia vita per poter lavorare con lei"). Il film è adorato dal pubblico dei drive-in e da futuri registi di B-movie, in primis un giovanissimo John Waters.
Il suo personaggio estremamente fumettistico è diventato anche un comic, grazie a Mike Hoffman, che ha pubblicato la serie "Tura Satana - The Ultimate Femme Fatale".
Dopo il film di Meyer Tura Satana da vera regina dell'exploitation recita solamente in altri due film a denominazione di origine controllata "The Astro Zombies" del 1968 e "The Doll Squad" del 1973, entrambi con regia di Ted V. Mikels (di cui parleremo in un altro post...).
Intanto un gruppo musicale ha deciso di chiamarsi "Faster Pussycat" e i mitici Cramps, autentici seguaci della B-culture, ne hanno reinterpretato la colonna sonora in un disco live.

"Amare simili possenti sirene non vuol forse dire giocarsi la vita?"
(Honoré de Balzac)

http://italian.imdb.com/name/nm0766100/

http://www.turasatana.com/

http://www.myspace.com/tsatana

Vampira - Maila Nurmi

Vampira - Maila Nurmi

Con Halloween doveroso omaggio a Vampira!...insieme eccitante e repulsiva bellezza, agghiacciante e raggelante icona senza tempo, un'entità eterna...
La storia:
A diciasette anni Maila Nurmi (il vero nome) scappò di casa in cerca di fortuna ad Hollywood, ma all'inizio lavorò solo come spogliarellista o danzatrice esotica o pin-up per l'illustratore Alberto Vargas. Fece, per sbarcare il lunario, anche la cheese-cake girl e in quel ruolo le sue compagne erano, tra le altre, Norma Jean (Marilyn Monroe...) e Mamie Van Doren. Poi trovò qualche ruolo in spettacoli di Broadway tra cui quello nei panni di una vampira nello show "Spook Scandals".
Da quel ruolo Maila ebbe un'ispirazione ed un fremito e nel 1953 in occasione del ballo mascherato Bal Caribe a Hollywood si inventò il personaggio della tenebrosa e sensuale vamp senza nome (ispirandosi anche alle vignette di Chas Addams pubblicate sul New Yorker dell'epoca): fece tutto da sola utilizzando un attillatissimo vestitino nero sbrindellato, lunghi capelli neri corvini (in realtà lei è biondissima), unghie chilometriche color rosso sangue, una generosa scollatura a V vertiginosa, un cerone cospicuo tanto da conferirle un pallore simil-cadaverico, audaci sopracciglia ad ali di gabbiano, calze a rete, finte ferite sanguinanti e tacchi superbi.
La sua maschera vinse da subito il primo premio tra ben 2000 partecipanti e attirò l'attenzione del produttore televisivo Hunt Stromberg Jr che, subito, la volle come presentatrice di un ciclo televisivo di vecchie pellicole horror trasmesse nella rete nella quale era direttore.
Per il uo personaggio si ispirarò anche a Theda Bara (vamp del cinema muto di cui parleremo...), a Marlene Dietrich e alle spietate pin-ups di Bizarre, spumeggiante rivista dell'epoca dedicata al bondage.
Così nel 1954 a mezzanotte nel Channel 7 KABC comparve Lei, attraverso un corridoio ricoperto di ragnatele, appena illuminata dalla fioca luce di candelabri funerei...avanzò lentamente ed emise un urlo lancinante ed isterico dentro la telecamera...scese il gelo sul pubblico, una spessa nebbia al ghiaccio secco avvolgeva la scena e la musica di "Uranus" da "I pianeti" di Holst fece scendere lunghi brividi lungo la schiena degli inermi spettatori... fino alle successive parole della affascinante figura "Buonasera. Io sono Vampira..."...ebbe così inizio il primo Horror Show dell'epoca moderna...la frase di benvenuto di Vampira era "Spero che voi siate stati tanto fortunati da aver passato una settimana orribile"...lo show continuava con la preparazione da parte della star di un velenoso cocktail fumando servendosi di un lunghissimo bocchino e canticchiando assurdi leit-motiv con aria assente e tombale...spesso caracollava per lo studio cercando il suo cucciolo di ragno, il famigerato Rollo...i film che presentava erano delizie degli anni Trenta simili a "White Zombie", "Island of the Lost Souls", "Freaks"...infine il terrificante show si concludeva con la battuta "Fate brutti sogni, cari" e Vampira si allontanava passandosi le unghie tra i capelli e ridendo psicoticamente.
Una delle caratteristiche più stupefacenti della sua figura era l'innaturale vitino da vespa, ottenuto spalmandosi crema cosmetica mescolata a polvere di papaya per addolcire la carne...addirittura le sue misure di vita vennero pubblicate nel "Guiness dei Primati": solo 42 centimetri!
In più quando passeggiava per strada l'attrice non abbandonava quasi mai il suo alter-ego di Vampira, girovagando per le strade di Los Angeles e lanciando allucinanti urla ai semafori, sempre accompagnata da un ombrello lungo e nero (ripeteva che se anche c'era il sole lei sperava arrivasse un devastante temporale) e a chi le chiedeva un autografo lei piccata rispondeva "Io non rilascio autografi, solo epitaffi!".
Il successo fu in breve tempo enorme, articoli vennero redatti sia da "Life" che da "Newsweek" e nel 1954 venne nominata la "maggiore personalità femminile" dall'Accademia delle Scienze e delle Arti Televisive degli Stati Uniti.
Frequentando tutte le feste più in voga dell'epoca, strinse rapidamente amicizia con numerosi attori tra cui Marlon Brando e soprattutto James Dean. I giornali scandalistici, pedinati ripetutamente i due, subito titolarono "James Dean e La Madonna nera" e Dean molto infastidito arrivò a rilasciare un'intervista in cui dichiarava di non essere solito uscire con le streghe, men che meno coi fumetti.
Vampira ne fu molto colpita negativamente, in più nel 1954 il suo programma venne cancellato dal palinsesto dopo soli otto mesi di proiezioni...la KACB dopo un mese creò un altro personaggio Voluptua, bionda e leggiadra presentatrice di pellicole romantiche...per Vampira ne derivò uno scotto molto pesante perchè i diritti del suo personaggio appartenevano all'emittente televisiva e così la TV le chiuse le porte in faccia senza apparente motivo.
Nel 1955 James Dean morì in un inquietante incidente automobilistico e i giornali scandalistici, come avvoltoi, immediatamente fomentarono l'opinione pubblica sul fatto che proprio le frequentazioni con Vampira, la perfida strega, avessero influito negativamente sul destino dell'attore portando ad una tale tragica fine.
Nel 1956 Vampira stava toccando il fondo, senza lavoro e senza soldi, vivendo con un sussidio di disoccupazione di soli tredici dollari settimanali...fu allora che venne contattata da un collaboratore di Ed Wood per partecipare al film "Plan Nine from Outer Space", sentendo il nome del regista Vampira rifiutò istantaneamente molto seccata, in quanto avendolo precedentemente conosciuto ad una festa del figlio di Bela Lugosi lo aveva bollato come un patetico buffone incompetente...poi attirata dal titolo, ma soprattutto dai duecento dollari che si vedeva sventolare davanti, accettò. Prese così il copione e iniziò a recitarlo da sola, ma le frasi erano per lei impronunciabili e trovava i dialoghi altamente offensivi per l'estrema idiozia. A questo punto Vampira pose a Ed Wood la condizione di recitare nel suo film solamente se in silenzio, come uno zombi in trance.
I compagni d'avventura nel film erano niente di meno che Bela Lugosi, Criswell noto futurologo televisivo e Thor Johnson un gigantesco lottatore calvo e obeso.

Il problema, però, sorse quando Bela Lugosi morì poco dopo le prime riprese della pellicola, spirò improvvisamente , ma era ormai da tempo morfinomane...al funerale fu abbigliato come Dracula il personaggio che lo aveva reso famoso e la sua bara fu rivestita di seta rossa come quella del conte vampiro...
Ed Wood (poi universalmente riconosciuto come il peggior regista di tutti i tempi) non si perse d'animo e come controfigura sostituì Lugosi con il proprio chiropratico di fiducia, che neanche gli somigliava, facendolo recitare tutto il film con il braccio e il mantello alzati per nasconderne il viso (sic!) e riprendendolo quasi sempre di spalle.
"Plan Nine from Outer Space" venne paradossalmente finanziato da una chiesa battista che impose il battesimo a tutto il cast e lo staff di produzione...ma Vampira fedele alla linea, ormai nostra immortale eroina, rifiutò categoricamente...
Il film di Ed Wood ha un posto d'onore nel Gotha dell'altra Storia del Cinema, quella del cinema psicotronico...e sicuramente il personaggio di Vampira ha segnato l'immaginario collettivo

Dopo Plan Nine riuscì a partecipare anche ad altri film, tra cui tre pellicole di Albert Zugsmith "The Beat Generation", "The Big Operator" e "Sex Kittens go to College"; in tutti e tre i film tra gli attori c'era anche Jackie Coogan, il protagonista de "Il monello" di Charlie Chaplin e che in seguito illuminò gli schermi televisivi nella parte indimenticabile di Zio Fester nella serie televisiva "La Famiglia Addams" (altra storia da raccontare...).
Da quei tempi Vampira è fonte d'ispirazione soprannaturale per molti artisti, omaggiata da gruppi musicali punk (Damned e Misfits su tutti) ed emulata negli anni Ottanta da Elvira, altra vamp presentatrice di pellicole horror in trasmissioni televisive notturne (tra le due è intercorsa addirittura una denuncia, è come se gli eredi di Divine denunciassero Platinette....)
Durante la festa di Halloween del 1987 Vampira è riapparsa negli schermi televisivi americani, nello spettacolo Late Show della Fox TV...una meteora corroborante, nero-vestita con unghie e cappello neri, il fido Rollo appollaiato sulla schiena e un paio di occhiali da sole neri stile anni Cinquanta...la sua forma è risultata strepitosa e con uno dei suoi famigerati urli ha lasciato di stucco gli spettatori/consumatori zombizzati degli anni Ottanta...un'entità a sé non c'è che dire...

28/10/07

Oscar dei peggiori

Gli ultimi film in cui proprio non ho retto e sono uscito dal cinema a fare di meglio (preciso che vado al cinema molto meno di una volta e seleziono molto accuratamente i titoli, gli strombazzati blockbuster di massa non li vedo neanche in divX...)

1) Still Life di Jiang Zhang-Ke (2006)
Una atroce coltellata, soporifero, attori che sembrano ipnotizzati tanto sono catatonici, sopravvalutato dalla critica come spesso lo sono i film cinesi, lo lasciamo agli amanti delle cineserie, Venezia ne sa qualcosa...

2) Mare Nero di Roberta Torre (2006)
Non ho parole. Da evitare accuratamente. Nonostante Anna Mouglalis.

3) Prima ti sposo, poi ti rovino di Joel Coen (2003)
Per fortuna la mia memoria ne ha accuratamente cancellato ogni traccia.

4) Bobby di Emilio Estevez (2006)
Scimiotta Altman senza averne minimamente le qualità, ma Estevez era già terrificante in Repo-Man, altra ciofeca iper-sopravvalutata specie negli USA dove è addirittura un film di culto. Grande comunque Demi Moore.

5) Factotum di Bent Hamer (2005)
Incredibile fare un brutto film con Lili Taylor e Matt Dillon a disposizione. Bella la colonna sonora. Bukowski nella tomba ubriaco comunque se ne frega, già "Barfly" con Rourke era una porcata di film.


A questo proposito parliamo dei Golden Raspberry Awards, detti anche Razzie Awards (da to razz, spernacchiare, prendere in giro), premi cinematografici ironici che possono essere considerati gli "Oscar dei peggiori".
Vengono assegnati annualmente ad attori, sceneggiatori, registi, film, canzoni, che si sono particolarmente distinti in negativo. I razzies hanno le loro nominations e la loro cerimonia di premiazione, in tutti e due i casi il giorno immediatamente precedente l'annuncio delle nominations e della consegna dei premi Oscar da parte della Academy Awards.

Alcune curiosità sui Razzie Awards (da Wikipedia):

- Il film più premiato di sempre è "Showgirls" che nel 1995 ha portato a casa 8 premi su 12 candidature.

- L'attore più premiato in assoluto è Sylvester Stallone che ha collezionato 13 nomination e 10 premi, compreso quello di peggiore attore del XX secolo.

- Dal 1980 ad oggi solo in due casi ci sono state candidature sia per l'Oscar che per i Razzie. Questo è successo nel 1982 per l'interpretazione di James Coco in "Solo quando rido" (Only When I Laugh) e nel 1984 per l'interpretazione di Amy Irving in "Yentl". In entrambi i casi i candidati non vinsero né l'uno né l'altro premio.

- Nel 2002 venne premiato come peggior attore Roberto Benigni, per la sua interpretazione in "Pinocchio", per lo stesso film aveva ricevuto altre 3 nomination.

- Madonna ha ottenuto il Razzie Award come peggior attrice del XX secolo.

- Nel 2004 vennero premiati George W. Bush, Condoleezza Rice e il libro The Peat Goat che il Presidente degli Stati Uniti leggeva mentre era stato avvisato, durante la visita alla scuola elementare di Sarasota in Florida, dell'attacco alle Twin Towers, come peggiore coppia cinematografica dell'anno nel documentario Fahrenheit 9/11.

- Nel 1980 il Presidente degli Stati Uniti Ronald Reagan, ex attore, venne premiato con un Razzie Award alla carriera con la motivazione: per essersi ritirato dal mondo del cinema.

- Nel 2004 vennero assegnati dei premi speciali riassuntivi dei 25 anni dalla fondazione del premio. In questo ambito vennero premiati il film "Battaglia per la Terra - Una saga dell'anno 3000", come peggior pellicola drammatica dell'ultimo quarto di secolo, "Amore estremo - Tough Love" come peggiore commedia e "From Justin to Kelly" come peggior musical. In questa occasione Arnold Schwarzenegger ricevette il premio di perdente dei perdenti, avendo ricevuto 8 nominations senza mai ricevere il Razzie Award.

- Sempre nel 2004, premiata come peggior attrice per il film "Catwoman", Halle Berry si presentò alla cerimonia per ritirare il suo premio. Poiché è un fatto assai raro che, ai Razzie, il premio venga ritirato dal "vincitore", la Berry mostrò una grandissima autoironia, ringraziando anche i produttori per averla ingaggiata in un film così terribile.

- Tra i premiati molte figure di spicco della storia del cinema, tra le quali Sir Laurence Olivier, vincitore due volte del premio, Marlon Brando, Michael Cimino.

E quali i film che vi hanno fatto uscire (felici nonostante il costo del biglietto speso) prima della fine?

Le Iene

Reservoir Dogs
di Quentin Tarantino
(1992 USA 99')
con Harvey Keitel, Tim Roth, Steve Buscemi, Michael Madsen, Chris Penn, Lawrence Tierney, Eddie Bunker, Quentin Tarantino

Uno dei capolavori degli anni Novanta. Una meteora che fa entrare il suo geniale regista nel Gotha del cinema mondiale. All'epoca all'inizio il film fu pressoché ignorato dalle sale cinematografiche anche perché maldistribuito dalla Penta.
Solo il passaparola tra cinefili e le entusiastiche recensioni di qualche rivista specializzata (la prima volta ne lessi su uno dei primi Duel...) ne hanno fatto crescere lentamente la fama (tanto che in Italia uscì subito col titolo "Le Iene" ma venne ignorato dal pubblico, poi venne rieditato come "Cani da Rapina" a seguito del successo planetario di Pulp Fiction), rendendolo un autentico cult movie.
Tarantino, grazie all'aiuto di Harvey Keitel, riesce a riunire un cast di attori straordinario da Tim Roth a Chris Penn (presto un post su di lui), passando per Michael Madsen e Steve Buscemi, che diventeranno in seguito gli attori feticcio del cinema americano indipendente, spandendo a macchia d'olio il verbo tarantiniano.
Dialoghi da antologia, a cominciare dai due iniziali sulle mance e sul vero significato di "Like a Virgin" di Madonna, aggressivi, fantasiosi, volgari e intrisi di un umorismo grasso irresistibile. Colonna sonora anni Settanta che dimostra il fiuto eccezionale di Tarantino per le musiche e la capacità (equiparabile a Sergio Leone) di "costruire" i film attorno a queste, miscelandole in modo geniale con l'azione, basti vedere a tal proposito la scena della tortura al poliziotto (probabile citazione della scena di Florinda Bolkan in "Non si sevizia un Paperino" del nostro dimenticato Fulci).
Il punto di forza del film del regista è la sceneggiatura, che si frattura molto intelligentemente in una struttura intricata a flash back che mescola la confusione del dopo rapina con la descrizione del reclutamento dei gangsters e i dettagli della trama dalle fasi preparatorie.
Il montaggio perfetto rende le scene serrate e compensa la claustrofobica ambientazione nel magazzino, impostazione teatrale che permette agli attori di dare il meglio di sé, con Keitel sopra tutti.
Due parole per questo vero maverick, dalla vita estrema dalle mille dipendenze e sempre in bilico tra le stelle e le stalle, che iniziò alter-ego di Scorsese nei suoi "Mean Streets", "Chi sta bussando alla mia porta" e "Taxi Driver", che era ne "I duellanti" di Ridley Scott, che doveva essere il protagonista di "Apocalypse Now" (e solo all'ultimo saltò per totale incompatibilità con Coppola), poi attore totem dei Novanta con "Il cattivo tenente", "Lezioni di piano", "Pulp Fiction", "Dal tramonto all'alba", "Smoke" e "Lo sguardo di Ulisse", ora di nuovo ingoiato da film minori in giro per il mondo pur di racattare i dollari per mantenere una vita sul filo del rasoio.
Tornando a "Le iene", va sottolineato come Tarantino centrifughi abilmente molteplici influenze prendendo da ognuna spunti significativi, per esempio da Jean Pierre Melville eredita la nobiltà del portamento dei gangsters; dal "Muccho Selvaggio" del buon Sam Peckinpah riprende l'uscita iniziale dei gangsters dal ristorante che come i losers delmucchio vanno stoicamente incontro alla morte in nome dell'amicizia; dal cinema di Hong Kong recupera la trama e l'incrociarsi delle armi da fuoco("City on fire" di Ringo Lam del 1987); da "Rapina a mano armata" del maestro Kubrick rifa la struttura ad incastro e qualche richiamo nella storia; da "Il colpo della metropolitana" di Joseph Sargent riprende il fatto che i protagonisti hanno gli pseudonimi di Mr Blue, Mr Green, Mr Brown e Mr Grey e sono dei rapinatori tutti vestiti allo stesso modo; di "Frank Costello faccia d'angelo" aka (molto meglio) "Le Samouraï" cita il tiro incrociato a tre dell'ultima sequenza etc etc etc facendo un cocktail di Hawks, Godard ("A bande à part", "À bout de souffle" e " Le petit soldat" molto amati), Ray, Leone, i Coen, la serie B europea ed americana.
Film di grande effetto insomma, nichilista, violento, ma allo stesso tempo pervaso da una tragica ineluttabilità del destino. Da notare la presenza di Monte Hellman, mitico regista indipendente, tra i produttori esecutivi e dello scrittore di culto Edward "Come una bestia feroce" Bunker tra le iene.

Ultrahorror

Cinque film da morire

I cinque film splatter-gore più spaventosi e proibiti al mondo secondo "il Manifesto" (1993):

1) Angst di Gerald Kargl

http://www.imdb.com/title/tt0165623/

2) NekRomantik di Jorg Buttgereit

http://www.imdb.com/title/tt0093608/

3) Maniac di William Lustig

http://www.imdb.com/title/tt0081114/

4) I spit on your grave di Meir Zarchi

http://www.imdb.com/title/tt0077713/

5) Cannibal Holocaust di Ruggero Deodato

http://www.imdb.com/title/tt0078935/

La lista è abbastanza veritiera...Si può fare di peggio?

Ida Lupino

Ida Lupino
Nostro personaggio simbolo, Ida Lupino, prima di tutto nota come attrice eclettica e dotata, il suo personaggio tipo nei film degli anni Trenta e Quaranta era quello della donna decisa e volitiva, di animo nobile e temperamento forte, volta a volta eroina o pregiudicata. Scoperta da Allan Dwan (autentico regista scult autore di ben 386 film!) in "The Love Race" (1931). Indimenticabile nei ruoli drammatici che interpretò nei noir di Raoul Walsh "Strada maestra" (1940), "High Sierra - Una pallottola per Roy" (1941), "Io amo" (1946).
Ha lavorato con quasi tutti i grandi dell'epoca, da ricordare tra le sue interpretazioni anche "Sogno di prigioniero" di Henry Hathaway (1935), "Notti Messicane" di Rouben Mamoulian (1936), "La luce che si spense" di William Wellman (1939), "Il lupo dei mari" di Michael Curtiz (1941), "Fuori della nebbia" di Anatole Litvak (1941) "Neve Rossa" del leggendario Nicholas Ray (1951), "Il grande coltello" di Robert Aldrich (1955), "Quando la città dorme" di Fritz Lang (1956, "L'ultimo Buscadero" di Sam Peckinpah (1972), "Il Maligno" di Robert Fuest (1975) e "Il cibo degli Dei" di Bert I. Gordon (1976).

Nel 1949 la Warner Bros le blocca la carriera come attrice e lei, con un colpo di coda, diventa regista (però non accreditata nei titoli di testa) sostituendo Elmer Clifton in "Non abbandonarmi" di cui aveva scritto anche il soggetto.
Ida Lupino si dimostra da subito un'autrice personale, di grande polso ed ottimo mestiere e da lì a poco fonda con Oliver Jang una società di produzione che si prefigge come obiettivo di affrontare argomenti scomodi e scoprire giovani talenti.
Come regista, produttrice e sceneggiatrice incentra controcorrente i suoi film su personaggi femminili in situazioni estreme (gravi malattie, bigamia, ragazze madri, abusi familiari, donne stuprate...).
Le sue grandi regie sono: "Never Fear" (1949), "Outrage" (1950), "Hard, fast and Beautiful" (1951), "The Hitch-Hiker" (1951), "The Bigamist" (1953), "The Trouble with angels" (unica sua commedia, 1966). Il pubblico è così costretto a riflettere su tematiche anticonvenzionali e sperimenta sulla propria pelle le angosce e le violenze vissute dalle eroine sullo schermo.
Due parole su "The Hitch-Hiker", piccolo film di culto teso ed avvincente, in cui due uomini d'affari caricano sull'auto un ricercato psicopatico che li tiene poi come ostaggi. Notevole l'influenza che ha avuto su molto cinema americano successivo a cominciare ovviamente da "THe Hitcher" di R. Harmon, ma anche "Halloween" di John Carpenter, il cui psicopatico protagonista si chiama Myers come in questo film.
Nella sua carriera La Lupino ha in seguito fatto sia radio che molta televisione, ma è sempre stata colpevolmente dimenticata dalla critica ufficiale, un po' per miopia e un po' per sfortuna...

http://www.imdb.com/name/nm0526946/

http://en.wikipedia.org/wiki/Ida_Lupino

27/10/07

Bunuel

...mi sentivo attirato da una certa idea di rivoluzione.
I surrealisti, che non si consideravano terroristi né attivisti armati, lottavano contro una società che detestavano usando come arma principale lo scandalo. Contro le disuguaglianze sociali, lo sfruttamento dell’uomo da parte dell’uomo, l’influenza abbruttente della religione, il militarismo rozzo e colonialista, considerarono a lungo lo scandalo come il rivelatore onnipotente, capace di mettere a nudo le molle segrete e odiose del sistema da abbattere...La maggior parte di quei rivoluzionari erano figli di papà, o meglio rampolli di buona famiglia. Borghesi che si ribellavano alla borghesia.
Ne sono un esempio. A tutto questo bisogna aggiungere, in me, un certo istinto negativo, distruttivo, che ho sempre sentito più forte di qualsiasi impulso creatore.
L’idea di incendiare un museo, per esempio, mi ha sempre allettato più dell’apertura di un centro culturale o dell’inaugurazione di un ospedale. Non c’è confronto.
(Luis Bunuel)

26/10/07

Scaglie


Il cinema deve andare ovunque.
Bisogna fare un elenco dei posti dove il cinema
non è arrivato e farcelo arrivare.
Se non è arrivato nelle fabbriche, deve arrivare nelle fabbriche.
Se non è arrivato nelle università bisogna portarcelo.
Se non è arrivato nei bordelli bisogna portarlo nei bordelli.
Il cinema deve lasciare i posti dove è
e andare in quelli dove non è.
(Jean Luc Godard 1967)

No body is perfect

No body is perfect
di Raphael Sibilla
(2006 FRA 80’)

Ufo di celluloide, costato sette anni di lavorazione al regista, spesi in gran parte per intrufolarsi in vari club e case private, in ogni parte del mondo, dal Brasile agli Stati Uniti, dall’Olanda al Giappone. Il regista franco-svizzero Raphaël Sibilla in questo documentario/reportage raccoglie esperienze di vita inusuali, narra storie di chi usa il proprio corpo per sperimentare nuove emozioni, alla ricerca di quell’intimo e ambiguo legame che intercorre fra il dolore e il piacere, fra l’amore e la morte.
Il corpo umano, elemento estremo di sperimentazione e di mutazione, viene rimodellato, modificato, impiantato e scarnificato in un mondo oscuro che cerca attraverso delle evoluzioni/involuzioni di creare delle nuove strutture materiche prive di ogni discernimento e falsi pudori. L’occhio del regista riprende il tutto in maniera impersonale, riuscendo miracolosamente a non scadere nel cattivo gusto, e riesce a rendere il senso profondo di modalità di vita assolutamente peculiari. L’interrogativo del film è sul concetto stesso di perversione all’alba del Nuovo Millennio, e viene alzato il tiro ad ogni segmento raccontato, fino ad arrivare al limite del non filmabile.
L’argomento suddetto è il grande rimosso della società contemporanea. In televisione, negli pseudo-telegiornali attuali si flirta continuamente con queste tematiche per titillare la morbosa curiosità del pubblico consumatore, ma con ben altra moralità di sguardo.
Il film, va detto, in alcune sue parti turba non poco e si rivolge ad un pubblico adulto mentalmente tollerante, in altre parti decade divenendo assimilabile ad un peep show di terza categoria, in altre (come la festa londinese) svela immagini cinematografiche stupefacenti.
La psiche umana è di una complessità inconcepibile, questo film cerca di indagarne gli anfratti più reconditi, in alcuni casi riuscendo egregiamente nell’arduo compito.

La Rana e lo Scorpione


E ora vi racconterò la storia dello scorpione.
Uno scorpione voleva attraversare un fiume e chiese ad una rana di portarlo.
No - disse la rana - no grazie, se ti portassi sul dorso tu potresti pungermi e la puntura dello scorpione è mortale.
Ma - disse lo scorpione - dov'è la logica (gli scorpioni cercano sempre di essere logici), se io ti pungessi, tu moriresti e io affogherei...
La rana si convinse e lasciò che lo scorpione le salisse sul dorso.
Ma proprio nel bel mezzo del fiume sentì un dolore terribile e si rese conto immediatamente che lo scorpione l'aveva punta.
E la logica? - gridò la rana incominciando a discendere verso il fondo insieme allo scorpione - non è logico quello che hai fatto!
Lo so - disse lo scorpione - ma non posso farci nulla: E' il mio carattere...
"Beviamo al carattere!"
(Orson Welles in Rapporto Confidenziale)

Abisso

E tanto brucia nel cervello il suo fuoco,
che vogliamo tuffarci nell'abisso
- Inferno o Cielo cosa importa? -
Discendere l'ignoto per
trovarvi nel fondo, alfine,
il Nuovo!
(Charles Baudelaire)

Il viaggio


Tutte le nostre attività sono legate all'idea del viaggio. E a me piace pensare che il nostro cervello abbia un sistema informativo che ci dà ordini per il cammino, e che qui sta la molla della nostra irrequietezza. L'uomo ha scoperto per tempo di poter spillare tutta questa informazione d'un colpo, manomettendo la chimica del cervello. Di poter volare via in un viaggio illusorio o in un'ascesa immaginaria.
Di conseguenza gli stanziali hanno ingenuamente identificato Dio con il vino, con l'hashish o con un fungo allucinatorio; ma di rado i veri vagabondi sono caduti in preda a questa illusione. Le droghe sono veicoli per gente che ha dimenticato come si cammina.
(Bruce Chatwin)

25/10/07

Edipo e l'enigma

Quadrupede all'alba, alto nel giorno
e con tre piedi errante nel vano
ambito della sera, così vedeva
l'eterna sfinge il suo incostante fratello,
l'uomo, e con la sera un uomo venne
che decifrò atterrito nello specchio
della mostruosa immagine, il riflesso
del suo declino e del suo destino.
Noi siamo Edipo e in un eterno modo
la lunga e triplice bestia siamo, tutto
ciò che saremo e ciò che siamo stati.
Ci annienterebbe scorgere l'ingente
forma del nostro essere; pietosamente
Dio ci concede successione e oblio.
(J.L. Borges)

Tramonto in quiete


Questi uomini taciturni, cupi, malvagi, hanno qualcosa che voi non potete contestar loro, un godimento raro e singolare nel dolce far niente, una quiete della sera e del tramonto, come la conosce soltanto un cuore che troppo spesso è stato corroso, lacerato e intossicato dalle passioni.
(Nietzsche)

24/10/07

Un volto nella folla

Un volto nella folla - A face in the crowd
di Elia Kazan
(1957 USA 126’)
con Andy Griffith, Patricia Neal, Anthony Franciosa,
Walter Matthau, Lee Remick, Kay Medford.

Un film sul mondo dello spettacolo e le sue collusioni con la politica, sull’industria culturale ed il suo stritolante trasformismo, sul desiderio di potere e sulla illimitata capacità di persuasione del mezzo televisivo nei confronti delle masse.
E’ la storia di un cantante girovago, scoperto da un programma radiofonico, che con l’aiuto iniziale di una giornalista diviene dapprima un cantante di successo, poi un cantastorie divertente, in seguito un testimonial pubblicitario ed infine un opinionista capace di influenzare anche le scelte politiche delle masse. La sua aria ruvida di contadino, la sua simpatia, il suo parlare spontaneo ne fanno l’idolo di milioni di spettatori televisivi. La creazione del suo programma televisivo “Il cantuccio di Solitario Rhodes” dove egli, attorniato da finti ingenui, può esprimere la sua opinione su tutto, dal prezzo dei pop corn alla bomba ad idrogeno, non può non far pensare ai giorni nostri ed ai personaggi che affollano i siparietti televisivi... Per Solitario Rhodes il pubblico è una massa di cretini, un gabbione pieno di cavie, un branco di foche ammaestrate da manipolare a suo piacimento.
Kazan ed il suo sceneggiatore Budd Schulberg (suo collaboratore anche in Fronte del porto ) avevano già capito e denunciato, molto in anticipo sui tempi, il fatto che “la politica fosse entrata in un nuovo stadio, quello televisivo dove il pubblico vuole slogan pubblicitari, barzellette e belle donne”. Si ricordi che il pericolo del rapporto seduzione-potere, che sembra connaturato al medium televisivo, non era ancora visibile alla fine degli anni ’50. Solo eventi posteriori l’avrebbero posto in piena luce tanto da consentire la realizzazione di altri film con questa tematica, quali per esempio Videodrome e Quinto Potere.
Da segnalare l’ottima prova d’attore di Andy Griffith, simpatico ed amabile all’inizio, folle ed insopportabile nel suo delirio di onnipotenza alla fine.


“Niente è più degno di fede della mente comune di un uomo comune” (Solitario Rhodes)

Il piccolo fuggitivo

Il piccolo fuggitivo - The Little Fugitive
di Morris Engel, Ray Ashley, Ruth Orkin
(1953 USA 73')
con Richie Andrusco, Rickie Brewster, Will Lee, Winifred Cushing

Questo film è un'opera collettiva: tenero e delicato ritratto infantile, ma anche tragicommedia sulla cattiveria e la crudeltà nell'infanzia; temi trattati in modo sobrio ed incisivo, con mezzi limitati, ma con grande intuizione e sensibilità.
La realtà è colta, grazie alla macchina da presa, dal punto di vista soggettivo di un bambino che a causa di un perfido scherzo del fratello maggiore è costretto a girovagare per la città, attraverso un luna park (provando ogni gioco e gustando ogni tipo di leccornia) e lungo una spiaggia (dove il bambino, raccogliendo bottigliette vuote, racimola anche qualche soldo da investire nella sua passione per i cavalli).
Il film montato in maniera innovativa, spesso seguendo libere associazioni mentali, si distingue per un’incantevole parte centrale ambientata a Coney Island, documentaria e personale allo stesso tempo.
Il piccolo, di soli sette anni, entra nel Luna Park della vita in maniera ludica ed inconsapevole, saggiando diverse esperienze (arriva a fare centro nel tiro a segno, cavalca, gioca a baseball...), metaforiche di ciò che lo attenderà.
Nonostante lo statuto di film indipendente The little fugitive venne presentato a Venezia vincendo il Leone d'Argento ed ottenendo anche un meritato successo critico negli Stati Uniti.
La storia del ragazzino perso per un giorno intero tra la folla di Coney Island diventerà uno dei modelli riconosciuti della Nouvelle Vague francese e del Free Cinema inglese.
Unico neo di questo on the road dell'infanzia è la colonna sonora, in qualche punto un po' fastidiosa e quasi ossessiva, ma purtroppo Engel e gli altri, limitati nel budget riuscirono a permettersi solamente un'armonica per la musica.


"La nostra Nouvelle Vague non sarebbe mai nata se non fosse stato per l'americano Morris Engel che con il suo The Little Fugitive ci indicò la strada della produzione indipendente"
(François Truffaut)

"Qualche anno fa mi è stato offerto di fare un remake di The Little Fugitive, ma ho rifiutato... Venezia non è più il festival di un tempo. Oggi andrei solo a Cannes e ho raggiunto un'età in cui non ho più voglia di chiedere, anche se, a questo punto, mi piacerebbe vedere i miei film riscoperti, ringiovaniti. Credo che, tutto sommato, siano film attuali"
(Morris Engel)

22/10/07

La vita


E se non puoi la vita che desideri
cerca almeno questo
per quanto sta in te: non sciuparla
nel troppo con la gente
con troppe parole in un viavai
frenetico.
Non sciuparla portandola in giro
in balia del quotidiano
gioco balordo degli incontri
e degli inviti,
fino a farne una stucchevole estranea.
(Costantinos Kavafis)

Leggere


Quando si è rimasto molto tempo senza leggere,
si allargano le maglie del setaccio del suo spirito,
e tutto vi passa attraverso,
e tutto, salvo le cose più rozzamente evidenti,
è come se non ci fosse.
Solo ciò che ha letto gli permette di captare il vissuto,
e senza ciò che ha letto egli non ha
vissuto nulla.
(Elias Canetti)

Educazione


Per educare
meglio non inizi
dalla grammatica, dall'alfabeto:
inizia dalla ricerca del fondo interesse
dall'imparare a scoprire,
dalla poesia ch'è rivoluzione
perché poesia.
Se educhi alla musica:
dall'udire le rane,
da Bach, e non da pedanti esercizi.
Quando avranno saputo, i tuoi alunni
può una carezza essere infinite
carezze diverse, un male infiniti
mali diversi,
e una vita infinite vite,
arrivando alle scale chiedi le suonino
tesi come una corda di violino
con la concentrazione necessaria
al più atteso concerto.
Non temere di rimanere
solo
Inizia con pochi
a garantire qualità all'avvio,
per essere di tutti:
elastico con chi non sa capire
aperto al diverso
non lasciarti annegare in confusioni arruffone
da chi è inesatto e impuntuale cronicamente
taglia netto.

E soprattutto cerca di scoprire
la necessaria dialettica
tra l'impegno maieutico e l'assumere
responsabili scelte.
(Danilo Dolci)

The Honeymoon Killers

The Honeymoon Killers
di Leonard Kastle
(1970 USA 108’)
con Shirley Stoler, Tony Lo Bianco, Mary Jane Higby, Doris Roberts

Ispirato a un vero fatto di cronaca (i veri Ray Fernandez e Martha Beck, soprannominati “gli assassini dei cuori solitari”, furono giustiziati sulla sedia elettrica nel 1951): un uomo maturo e affascinante con la complicità di un infermiera obesa irretisce e seduce donne facoltose e dal cuore solitario, che trova di volta in volta sugli annunci personali della “posta del cuore”.
Insieme i due assassinarono un certo numero di zitelle e di vedove, dopo averle derubate dei loro risparmi con il miraggio di una sistemazione matrimoniale.
Il film si rifà agli atti del processo e agli articoli di giornale per ricostruire i fatti, non mancando di romanzare i dialoghi e riesce a restituire uno spaccato autentico di una certa popolazione americana affranta, disillusa, sola (come solo gli abitanti delle metropoli nella società di massa sanno essere) e sconfitta, come raramente se ne sono viste su celluloide.
Una profonda riflessione, quindi, sull’angoscia di rimanere soli, che è il collante che amalgama l’unione tra la dark lady oversize e l’obsoleto Rodolfo Valentino e a ben vedere è la medesima angoscia che rende cosi docili le mature vittime nelle mani dell’attempato gigolò.
Tutti sono vittime, in realtà, di una società implacabile e la disperazione è sempre una cattiva consigliera.
Lo stile del film è a metà tra il parodico e il documento-shock, decisamente iperrealista, terso e sanguigno (tra il classicismo di Hawks e l’improvvisazione di Cassavetes) e distrugge qualsiasi cliché, una vera e propria “odissea della frustrazione, un’autopsia dell’oppressione sessuale che gela il sangue”.
La rappresentazione della violenza nello stilizzato bianco e nero del film è geometricamente asettica, spesso accompagnata con un effetto grottesco ed estraniante dalla musica di Mahler. Le uccisioni sono avventate, efferate e fuori da ogni controllo, frutto di passioni isteriche e follia fugace. Lo spirito che pervade la pellicola è di assoluta indipendenza con un impostazione generale rigorosa, tempestata però da soluzioni visive e narrative assai originali.
L’autore, eccentrico e personale, Leonard Kastle è in origine un musicista statunitense (maniaco tra l’altro di Berlioz), ha diretto solo questo film, ma è stato sufficiente per garantirgli l’ingresso nella storia del cinema come autore di culto.
All’epoca, il film fu adorato da Truffaut e apprezzato da Kubrick.
Per la cronaca il film fu cominciato da Scorsese sostituito da Kastle dopo una settimana di riprese.

Piccolo Blues


In auto, la notte, dopo la lunga trattativa che ti ha permesso di concludere un buon affare. Senti fame, non sai di cosa.
O forse è la malinconia che ti prende. La malinconia per qualcosa che non hai mai fatto, mai vissuto.
Ci fosse della musica sarebbe un blues, un piccolo blues triste come la solitudine che ti arriccia le pareti dello stomaco.
Di colpo, noti qualcosa. Ti fermi per vedere meglio. Segui le note che ti si compongono dentro, niente sarà mai più come prima...
(Jean Patrick Manchette)

Città misteriose

Se tutti i giorni fossero festivi,
le città sarebbero più misteriose...

21/10/07

The Face

What is left to us when we have come down to that?
The Face;
The Face that harbours 'that treasure, that nugget of gold,
that hidden diamond'which is the infinitely fragile self shivering in a body;
The Face I gaze upon to seek in it a reason for living
the "completely futile accident" that is life
(Francis Bacon)

Amici!

Ci incontreremo un giorno
sulla riva del mare,
al fare della sera;
dopo aver per strade diverse,
in paesi lontani, a lungo camminato.
Nonostante gli anni e le vesti,
dagli occhi luminosi,
dagli occhi così chiari sapremo riconoscerci.
Allora, proprio come amici a lungo separati,
ci abbracceremo ridendo, dandoci forti e calorosi colpi sulle spalle.
Così scuotendo via la polvere della strada,
proseguiremo insieme
l'ultima parte del cammino,
sulla riva del mare, al fare della sera.

Dune di Alejandro Jodorowsky

Dune di Alejandro Jodorowsky

Il Maestro Jodorowsky racconta: Una volta, l'essere divino mi si è rivelato in un sogno e mi ha detto "Il tuo prossimo film deve essere Dune". Non avevo letto il romanzo. Mi sono alzato alle sei e, come un alcolizzato che aspetta l'apertura del bar, ho atteso che la libreria aprisse per acquistare il libro. L'ho letto tutto d'un fiato senza smettere per mangiare e per dormire. Alla mezzanotte dello stesso giorno, avevo finito di leggerlo. A mezzanotte ed un minuto chiamavo da New York Michel Seydoux a Parigi...sarebbe stato il primo dei sette samurai che avrei utilizzato per il progetto. Per me Michel era un giovane (26 anni) senza esperienza di cinema, ma la sua società, la Camera One aveva acquistato i diritti de "La montagna Sacra2 e l'aveva distribuito molto bene...mi aveva detto "Mi piacerebbe produrre un film con te come regista". Non sapevo granché di lui, ma, per un'intuizione che ancor'oggi mi sorprende, vedendolo, malgrado la giovane età, avevo riconosciuto in lui il più grande produttore del momento...Perché'? Mistero...E non mi sono sbagliato. Quando gli ho dettoche desideravo acquistare i diritti di Dune e che il film doveva essere una coproduzione internazionale, perché i costi avrebbero superato i dieci milioni di dollari (somma favolosa all'epoca, visto che Hollywood non credeva ai film di fantascienza...2001 era ritenuto qualcosa di unico e insuperabile...) non ha vacillato "D'accordo ci troviamo a Los Angeles tra due giorni per acquistare i diritti" Non aveva nemmeno letto il libro...e abbiamo acquistato i diritti facilmente, dato che Hollywood trovava il libro irrealizzabile per lo schermo e non commerciale...Michel Seydoux mi ha lasciato carta bianca e un enorme appoggio finanziario: potevo così formare la mia squadra senza alcun problema economico. Mi ci voleva una traccia precisa...volevo realizzare il film sulla carta prima di girarlo...ora tutti i films con effetti speciali si fanno così, ma allora questa tecnica non era ancora utilizzata. Volevo un disegnatore di fumetti che avesse genio e rapidità, che potesse farmi da cinepresa e che creasse uno stile visivo...Mi sono incontrato per caso con il mio samurai: Jean Giraud alias Moebius (allora non aveva ancora realizzato "Le Garage Hermétique"). Gli ho detto "Se accetti questo lavoro, devi abbandonare tutto e partire domani con me per Los Angeles dove parleremo con Douglas Trumbull (2001 Odissea nello Spazio)". Moebius si è preso qualche ora per riflettere. L'indomani siamo partiti per gli Stati Uniti. Raccontare tutto prenderebbe troppo tempo...la nostra collaborazione, i nostri incontri in America con degli strani illuminati e le nostre conversazioni alle sette del mattino nel piccolo caffé che si trova sotto i nostri appartamenti e che per "caso" si chiama "Caffé l'Universo". Gir ha realizzato più di tremila disegni, tutti meravigliosi...il copione di Dune, grazie al suo talento, è un capolavoro.
Come terzo samurai avevo bisogno di un sognatore ingegnoso che potesse disegnare le astronavi in maniera diversa rispetto a quella degli altri films americani. E' per questo che scrissi a Christopher Foss, un disegnatore inglese che illustra copertine per libri di fantascienza...Come Giraud, non aveva mai pensato al cinema...con un grande entusiasmo, lasciò Londra e venne a stabilirsi a parigi...Anche questo artista, con le astronavi che riuscì a creare per Dune, ha cambiato tutto un modo di fare cinema. E' riuscito a creare macchinari semiviventi che riuscivano a mimetizzarsi con il colore delle pietre dello spazio...Ha realizzato "mezzi corazzati, assetati e agonizzanti secolo dopo secolo in un deserto di stelle, in attesa del corpo vivente che avrebbe riempito i loro serbatoi vuoti con le secrezioni sottili della sua anima...". Più tardi incontrai Giger, pittore svizzero del quale Dalì m'aveva mostrato un catalogo...La sua arte decadente, malata, suicida e geniale, era perfetta per realizzare il pianeta Harkonnen...Ha fatto un progetto del castello e del pianeta che suscitava realmente un orrore metafisico (molti degli scenari di Alien vengono da lì).

Per gli effetti speciali fui in grado di rifiutare Trumbull...non fui capace di sopportare la sua vanità, le sue arie da padrone, i suoi prezzi esorbitanti...partì alla ricerca di un giovane talento, mi dissero che a Los Angeles era come cercare un ago nel pagliaio. Alla fine, in una modesta rassegna di films di fantascienza amatoriali, ne vidi uno realizzato con pochi mezzi e che trovai meraviglioso: "Dark Star". Presi contatti con il ragazzo che aveva fatto gli effetti speciali: Dan O'Bannon. Mi trovai così di fronte ad un individuo pressoché selvaggio. Totalmente al di fuori del vivere quotidiano, O'Bannon mi sembrò possedere un vero talento. Non riusciva a credere che potessi affidare proprio a lui un progetto dell'importanza di Dune. Cominciò a prendermi veramente sul serio soltanto quando ricevette il suo biglietto aereo per Parigi. Non mi ero sbagliato: O'Bannon ha poi scritto la sceneggiatura di Alien e di molti altri film di successo.
Insieme a Jean Paul Gibon, il produttore esecutivo della Camera One che aveva molto a cuore il progetto, siamo andati in Inghilterra per cercare un musicista. Un elemento che ritenevo di primaria importanza: ogni pianeta doveva avere il suo stile di musica. Un gruppo come i Magma, per esempio, poteva riprodurre molto bene i ritmi guerrieri degli Harkonnen, che sarebbero stati in grado di cristalizzare la bellezza del pianeta di sabbia con il suo mistero e la sua forza implacabile: la strana sinfonia degli anelli dei vermi giganti.
La Virgin Records ci ricevette e ci propose i Gong, Mike Olfield ed i Tangerine Dream. Allora io dissi "E perché non i Pink Floyd?". Il gruppo aveva in quel momento un tale successo che quasi tutti consideravano la mia una proposta irrealizzabile. Grazie al mio film El Topo, i Pink Floyd conoscevano il mio nome. Accettarono di ricevercia Londra negli studi di Abbey Road. Jean Paul Gibon era favorevolmente colpito dal fatto che il gruppo ci ricevesse. Per quanto mi riguarda, già allora, avevo già perduto quasi completamente la mia coscienza individuale. Ero lo strumento di un piano divino, miracoloso, dove tutto era possibile. Dune non era al mio servizio, ero io, così come i samurai che avevo riunito, al servizio dell'opera. I Pink Floyd stavano registrando The Dark side of the moon. Arrivando, non trovai un gruppo di grandi musicisti in procinto di realizzare il loro capolavoro, ma quattro ragazzi che divoravano avidamente patatine fritte.Jean Paul e io, in piedi di fronte a loro, fummo costretti ad attendere che la loro voracità fosse soddisfatta. In nome di Dune, fui preso da un subitaneo furore e me ne andai sbattendo la porta. Sorpreso, David Gilmour ci rincorse porgendoci le sue scuse e ci fece assistere all'ultimo mixaggio del disco. Che momento estatico!...poi assistemmo al loro concerto in pubblico, dove migliaia di fans li acclamavano senza posa. A questo punto, i Pink Floyd chiesero di poter vedere "La Montagna Sacra". Riuscirono a vederlo in Canada. Soltanto allora decisero di partecipare al film proponendo un doppio album che doveva avere per titolo Dune. Vennero a Parigi per parlare delle questioni finanziarie e, dopo una lunga discussione, raggiungemmo un accordo. Trovato quello che di meglio si poteva ottenere in campo musicale, cominciai a cercare gli attori. Avevo visto Charlotte Rampling in Zardoz. desideravo che interpretasse Jessica. Rifiutò la parte. In quel periodo voleva recitare in due o tre films commerciali e la vita amorosa l'interessava più dell'arte. David Carradine venne a Parigi perché era interessato alla parte di Leto. Ma l'attore che io desideravo di più era Salvador Dalì: per la piccola parte dell'imperatore folle...che avventura!...
Dalì accettò con molto entusiasmo l'idea di recitare la parte dell'Imperatore della Galassia. Voleva filmare a Cadaquès e utilizzare per trono un w.c. composto da due delfini intrecciati. Le code avrebbero formato la base e le bocche aperte sarebbero servite, una per ricevere la pipì, l'altra la popò...Dalì stimava che fosse di cattivo gusto mescolarle. Gli dicemmo che avremmo avuto bisogno di lui per sette giorni...Dalì rispose che Dio aveva fatto l'Universo in sette giorni e che Dalì, non essendo da meno, sarebbe costato una fortuna: 100000 dollari all'ora. Una volta arrivato sulla scena avrebbe forse deciso di filmare più di un'ora al giorno facendoci pagare la stessa cifra. La fugace apparizione di Dalì sarebbe comunque costat 700000 dollari. Gli domandai una notte per riflettere e ci separammo. Durante quella notte strappai la pagina di un libro sui Tarocchi: c'era riprodotta una carta, l'Appeso. Gli scrissi una lettera dicendogli che non lo potevo pagare così tanto...gli scrissi che per 150000 dollari pretendevo tre giorni di riprese. Per la stessa cifra volevo un manichino in politilene, una sua replica, da utilizzare come suo doppio nel film. Dalì montò su tutte le furie e cominciò a urlare "Vi schiaccerò come topi! Verrò a Parigi per filmare, ma gli scenari vi costeranno più cari dei paesaggi di Cadaquès dipinti sui quadri del mio museo. Dalì costa 100000 dollari all'ora!". Amareggiato, si calmò e accettò l'idea di farsi riprodurre in plastica a patto che, alla fine del film, questa scultura fosse donata al suo museo. Ma era impossibile mercanteggiare con Dalì. Meditai a lungo e presi infine una decisione: avrei ridotto la parte di Dalì ad una pagine e mezza di copione. Accettai il suo prezzo, 100000 dollari all'ora, ma lo avrei preso soltanto per un'ora. Per filmare le altre scene avrei utilizzato il suo doppio-robot. Così andammo da lui, gli diedi la pagina e mezza di copione e Dalì accettò perché il suo onore era salvo. Sarebbe stato l'attore più pagato di tutta la storia del cinema...Siglai il contratto con Dalì sulla pagina con la riproduzione della carta dell'Appeso, sulla quale avevamo scritto qualche parola. Dalì amava la signorilità e, come tutti gli uomini di nobile spirito, avrebbe mantenuto la sua parola.
Per quanto mi riguarda, mi è piaciuto moltissimo battermoi per realizzare Dune. abbiamo vinto quasi tutte le battaglie, ma abbiamo perso la guerra. Il progetto fu sabotato ad Hollywood. Era francese e non americano. Il suo messaggio era "Ne abbiamo abbastanza di Hollywood!". La story-board è circolata in tutti i grandi studios. Dopo poco, usciva Guerre Stellari, il cui stile si ispirava stranamente a tutte le nostre idee. Per realizzare Alien, sono stati chiamati Moebius, Foss, Giger, O'Bannon etc. Il progetto ha convinto gli Americani sulla possibilità di fare films di fantascienza di grande spettacolo e senza il rigore scientifico di "2001, Odissea dello spazio".
Pensare alla realizzazione di Dune ha cambiato la nostra vita.
Tutti quelli che hanno partecipato all'ascesa ed alla caduta del progetto di Dune hanno imparato a cadere mille e una volta con ostinazione feroce, fin quando non sono stati in grado di reggersi in piedi. Mi ricordo ancora il mio vecchio padre che, morendo felice, mi diceva "Figlio mio, nella vita ho vinto perché ho imparato a perdere."