di Takeshi Kitano
(1993 GIAP 94')
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Si tratta del capolavoro del “guru” Beat Takeshi, un noir rarefatto, introspettivo e meditativo, ma sorprendentemente capace di improvvisi scoppi di violenza o di dolcezza. Nel film "ci sono una roulette russa truccata, piccoli gangsters in surreali vacanze al mare, spietate carneficine, buchi nella sabbia e nell’acqua, nichilismo e ribalderia suicida, ferocia e risate, sospensione zen…" Il sangue scorre come in un film di Peckinpah, ma la sintassi astratta e ovattata delle scene d’azione rimanda al rigore dei film di Bresson. Inoltre Kitano è uno dei pochi registi contemporanei che si chiede ancora dove collocare la macchina da presa e come montare le immagini, senza accettare nessun tipo di convenzione e senza mai strizzare l’occhio allo spettatore per cercare di ingraziarselo. La vita per Kitano va intesa come ilare avvicinamento alla morte e quanto rimane alla fine è la responsabilità individuale di fronte agli unici due valori possibili: l’emozione e la morte.
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“Se fai una scoreggia davanti al Primo Ministro significa soltanto che sei debole di culo, no ? “
(Beat Takeshi Kitano)
(postato con citazione di Enrico Ghezzi)
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