29/11/10

Programmazione Cinema Dicembre 2010 Scaglie

Dicembre Cinema 2010 Scaglie
Domenica 5 Dicembre ore 21.30
Man on Wire
di James Marsh (2008  USA/UK 94')
Philippe Petit, appena bambino, sviluppa una passione per l’equilibrismo, una tensione innata e irrefrenabile a tirare corde tra alberi e case e camminarci sopra, sempre più in alto. A nove anni, legge su una rivista del progetto delle Twin Towers di New York e decide. “Io camminerò sospeso tra quelle due meravigliose Torri…”. E così la sua vita, abitata da un angelo felice e volante, diviene una costante e meticolosa preparazione. Negli anni raduna attorno a sé un manipolo di pazzi sognatori che lo assecondano in tutto e lo aiutano a completare il suo destino. Ma bisognerà intrufolarsi clandestinamente nei grattacieli più protetti del mondo, trascinare oltre il centesimo piano tutto il materiale, tendere un cavo, e come lanciarlo tra una Torre e l’altra?...Finché una mattina del 1974 Philippe Petit cammina in equilibrio su un cavo metallico teso tra le Torri Gemelle del World Trade Center, solo, immerso nel cielo a quattrocento metri d’altezzza. E tutto questo lo fa gratis, per la sola bellezza dell’immagine creata. Il documentario si basa sullo stupendo libro scritto da Petit Toccare le nuvole. Una storia degna dei migliori thriller, un apologo sull’importanza di darsi degli obiettivi nella vita e sul sogno umano di superarsi. Uno dei film più belli degli ultimi vent’anni, veramente un capolavoro. Philippe Petit è il nostro idolo.

Domenica 12 Dicembre ore 21.30
Salvador
di  Oliver Stone (1986 USA 123’)
Salvador è un film del 1986, diretto da Oliver Stone, nel quale si racconta la storia di un giornalista statunitense impegnato nella realizzazione di un reportage sulla guerra civile in El Salvador. Nel corso della sua inchiesta, il giornalista si trova invischiato sia con i guerriglieri di sinistra sia con le forze militari di destra. Gli attori protagonisti lavorano a compensi minimi per la causa e sono James Woods, James Belushi, Michael Murphy, John Savage, Elpidia Carrillo, Tony Plana, Cynthia Gibb, Juan Fernandez e José Carlos Ruiz. La storia del film è stata scritta da Richard Boyle e Oliver Stone, che l'ha diretta. La rappresentazione degli eventi è indubbiamente favorevole alle forze rivoluzionarie ma Stone ne deplora le uccisioni dei prigionieri in una scena cruciale. Egli è fortemente critico nei confronti delle forze militari appoggiate dal governo reaganiano statunitense e delle alleate squadre della morte, di cui mette in risalto l'assassinio di quattro sacerdoti americani, tra cui Jean Donovan. Il ritratto che Oliver Stone fa della Chiesa Cattolica come forza impegnata nella giustizia sociale, riflette con precisione gli eventi di quel tempo ed è esemplificata dal sermone dell'arcivescovo Óscar Romero, basato parola per parola sul discorso che Romero fece prima di essere assassinato da una squadra della morte. “Sincero nella sua condanna degli orrori del fascismo, coraggioso nel fare nomi e cognomi: sgradevole, esagitato, sovraccarico, e girato con una furia che spesso lascia stupefatti. Meglio peccare per eccesso che per difetto”.

Domenica 19 Dicembre ore 21.30
L’isola delle Rose
di Stefano Bisulli & Roberto Naccari (2010 ITA 75')
Rimini, estate 1968. Il bolognese Giorgio Rosa, ingegnere genialoide e bramoso di libertà, completa la costruzione di un isolotto artificiale a sei miglia dalla costa: è la "Esperanta Respubliko de la Insulo de la Rozoj", un micro-Stato autoproclamatosi indipendente dall'Italia, sorto su una piattaforma di quattrocento metri quadrati appena fuori dalle acque territoriali italiane. Il nuovo stato ha l'esperanto come lingua ufficiale e da subito diviene una curiosità per i turisti della riviera romagnola, tanto che giornali e televisioni (anche europee) mandano i propri giornalisti a Rimini per indagare sulla neonata Repubblica. Lo Stato italiano e i servizi segreti vengono da subito allarmati dalla presenza di questa nuova misteriosa creatura. Le ipotesi che girano sulle motivazioni di tal costruzione sono tante dal night all'albergo esotico, dal casinò alla radio o televisione privata, fino a quella della possibile base missilistica in mano a oscuri nemici. La morale nazionale è seriamente minacciata e l'utopia di libertà dell'ingegner Rosa avrà così i giorni contati...la Marina Militare ne minerà la struttura facendola esplodere nel febbraio del 1969. Il bel documentario recentemente realizzato da Cinematica ed editato in dvd ricostruisce i fatti e attraverso le testimonianze dei protagonisti ci fa rivivere un puro e affascinante sogno di libertà del recente passato: "Era meraviglioso stare in mezzo al mare. Guardavamo la costa e Rimini era lì, a portata di mano. Eppure tutto sembrava così distante, lontano. Nessun rumore, niente confusione. Un'atmosfera magica. Un altro mondo". Quello che è recentemente successo a Sealand, principato microscopico sorto nel mare del Nord davanti alle coste britanniche (nato grazie ed un azione di occupazione di una struttura antiaerea abbandonata dall'esercito inglese ad opera dal bizzarro Paddy Roy Bates), ora diventato base per provider ed organizzazioni di commercio elettronico di mezzo mondo e messo all'asta per 70 milioni di euro, getta poi una luce spiazzante sulla rivoluzionaria intuizione dell'ingegner Rosa.  Non resta che finire questa storia con le parole di Alda Merini: "quel giorno che la legge Basaglia ci ha aperto i cancelli, siamo usciti e abbiam visto le rose. Le abbiamo mangiate. Avevamo fame di rose e libertà..."

Domenica 26 Dicembre ore 21.30
Strade Violente
di Michael Mann (1981 USA 123')
Uno scassinatore uscito di galera e perseguitato dalla polizia viene ingaggiato da un’organizzazione criminale: vorrebbe tirarsi indietro, non può, e va incontro lucidamente all’autodistruzione. Primo film per il grande schermo del regista di Manhunter, autore anche della sceneggiatura tratto da un romanzo di Frank Hohimer: un noir crudo e notturno, percorso dall’attrazione quasi fisica per la lama splendente della lancia termica e per lo scintillio dei diamanti, girato con strani ritmi dilatati, improvvise e intelligenti ellissi, ed esplosioni brucianti di violenza. Imperdibile il finale. Mann mostra già uno stile personale e trova in Caan un interprete capace di sfumature impensabili. Colonna sonora dei Tangerine Dreams. (estratti da Mereghetti) 

24/11/10

Alle origini di Rocco Siffredi

Alle origini di Rocco Siffredi
Sul set di Borsalino (1970) si respirava un'atmosfera fantastica, tra Alain Delon e Jean-Paul Belmondo vi era stima e complicità reciproca e i due sembrava che avessero dimenticato di essere in competizione per la palma di attore più amato di Francia (del mondo?). Nel film i due spiccavano alternativamente e durante le riprese si divertirono come matti. Il favoloso contratto prevedeva che i nomi dei due attori comparissero insieme sulla locandina e sui titoli di testa, in tassativo ordine alfabetico, preceduti solo dalla dicitura “Adel Productions présente…”. Solo che nella realtà la Adel era di proprietà di Delon, che a film ultimato fece scrivere: “Alain Delon présente...”. Fine dell'armonia tra i due...fu guerra dura. Belmondo lasciò vuota la poltrona alla proiezione della prima del film, citando poi Delon in tribunale. Dopo un processo durato due anni, fu data piena ragione a Belmondo e tra i due i rapporti si incrinarono per sempre. Una particolarità del film è che il personaggio interpretato da Alain Delon si chiama proprio così.

21/11/10

On Your Mark (Hayao Miyazaki)

On Your Mark
di Chage & Aska (1995)
videoclip: Hayao Miyazaki

Per approfondimento critico sullo storyboard andare qui

20/11/10

Boom! (Joseph Losey)

Boom! - La scogliera dei desideri
di Joseph Losey (1968 UK 113')

Comprai i primi film di John Waters quando appena iniziavo a collezionare film...li acquistai in VHS dalla Gran Bretagna a caro prezzo e pur capendo poco dello slang parlato, immediatamente il regista divenne un mio idolo...Questa recensione venne scritta da John Waters nel 1997 in occasione della splendida rassegna "Cult!" per la 50° edizione del Festival Internazionale del Film di Locarno, è talmente bella che è un peccato non pubblicarla (vi consiglio anche di recuperare il libro dove ognuno tra 28 registi propone un suo film cult e ne scrive)...
"Non guardo mai i capolavori dei miei registi preferiti perché temo che non reggano la prova del tempo. C'è un film però - e nessuno l'ha mai definito un capolavoro . che guardo spesso. In realtà lo uso come banco di prova per i nuovi amici, se a loro non piace, allora non li rivedo più...Si tratta di Boom!, la versione cinematografica della commedia di Tennessee Williams "Il carretto del latte non ferma più qui". Diretto nel 1968 da Joseph Losey e con la sceneggiatura firmata da Tennessee Williams, Boom! rappresenta, al di là del bene e del male, l'altra faccia del kitsch. Un film così genuinamente bello e orribile da lasciare solo una parola per descriverlo: perfetto. La Taylor, nel ruolo della drag-queen sul viale del tramonto, è Sissy Goforth, una miliardaria eccentrica ed egocentrica che si è ritirata in un'improbabile dimora in stile hollywoodiano in Sardegna per scrivere le sue scandalose memorie e morire di un male misterioso. Agghindata con elaborate toilette di alta sartoria opera di un non meglio precisato "Tiziani di Roma", la Taylor dichiara ai propri domestici di avere pieni poteri sull'intera isola, mentre alla segretaria confida di avere bisogno di un amante. Entra in scena Burton, lo gigolò detto "Angelo della morte", che "ha la pessima fama di farsela con donne con un piede nella fossa". Vestito con un costume da guerriero giapponese dono della sua ospite, Burton fissa costantemente il frangersi delle onde ripetendo impassibile "La scogliera dei desideri...Boom! il rumore di ogni istante, il suono della vita!". Arrivato a questo punto riavvolgo più e più volte la mia cassetta pirata mal registrata e mi riguardo la scena finché non ho raggiunto una sorta di trance narcotico alla Tennessee Williams.
Ecco la mia scena preferita: la Goforth invita a colazione la sua odiosa vicina, la "strega di Capri". Interpretata da Noel Coward (Katherine Hepburn aveva rifiutato la parte dopo essersi offesa perché gliela avevano offerta) la strega fa la sua entrata in braccio al suo domestico. "Yooo-hooo. Sissy!" grida come un saluto rituale e Sissy, carica di gioielli tanto da conferire al termine eccessivo una nuova dimensione, lancia il suo "Yooo-hooo!" di rimando. Durante la colazione a base di mostro di mare bollito la Goforth chiede: "E' vero che in Svizzera ti sei fatta un sacco di fiale di ghiandole di scimmia?", ma poi, colpita da un terribile attacco di tosse viene messa a letto dai domestici mentre invoca a gran voce le sue "iniezioni!". "Sei proprio a pezzi tesoro" dice la strega, mentre ubriaca incespica verso il letto di Burton ed esce di scena. Boom.
Il film non piacque a nessuno, non ai critici né al pubblico e soprattutto non ai fans della Taylor e di Burton che se la presero moltissimo. Losey ha detto di essere stato il primo regista  ad essere riuscito a fare un fiasco commerciale con la coppia. (Pieno di tatto aveva tralasciato Cleopatra). Boom! non viene mai proiettato nelle cineteche e ancora non ne esiste una versione in cassetta, ciononostante mi è sempre piaciuto e sono pronto a sbandierare questa mia passione ai quattro venti. Tennesse Williams aveva ragione quando scrisse nelle sue memorie "credo che Boom!- La scogliera dei desideri sia stato un successo artistico e che alla fine riceverà il meritato riconoscimento del pubblico". Spero di aver dato il via alla valanga. Boom!"
(John Waters)

19/11/10

La Resurrezione dei Manichini

La Resurrezione dei Manichini


Nel 1938, lo scrittore André Breton (1896 -1966) ed il poeta Paul Éluard (1895 -1952) organizzarono l'Esposizione Internazionale del Surrealismo alla Galleria Beaux-Arts di Parigi. Ad ognuno fra quindici artisti fu consegnato un manichino del tipo di quelli utilizzati dai sarti femminili e fu detto loro di usarlo come se fosse una tela, incoraggiandoli a trasformare la figura del manichino in qualsiasi modo loro desiderassero.
Gli artisti coinvolti (coi rispettivi manichini in ordine di apparizione in questo video) furono Salvador Dalí, Óscar Dominguez, Marcel Duchamp, Léo Malet, André Masson, Joan Miró, Wolfgang Paalen, Kurt Seligmann, Yves Tanguy, Marcel Jean, Max Ernst, Espinoza, Maurice Henry, Sonia Mossé e Man Ray. Man Ray organizzò l'illuminazione e fotografò lo show. Ventotto anni più tardi, lui stampò e pubblicò un'edizione limitata di queste fotografie, insieme ad un testo descrittivo sotto il titolo "La resurrezione dei manichini". Man Ray progettò la rilegatura e persuase il grande  pittore surrealista Guy Lévis Mano a collaborare, disegnando le pagine.
La copia di Princeton è dedicata da Man Ray al suo amico William Copley (1919 -1996). Nel 1947, Copley aprì una galleria a Los Angeles dedicata ai Surrealisti e al lavoro di Man Ray in particolare. Dal momento che non si vendeva nulla, Copley chiuse la galleria, acquistando molte delle opere esposte per la sua collezione privata. Nel 1979, Copley vendette questa collezione per 6.7 milioni di dollari, tuttora la più alta vendita all'asta di una collezione privata posseduta da un unico proprietario negli Stati Uniti.
Musica del video di Eno / Budd "Wind in Lonely Fences"

15/11/10

Leo es Pardo (Ivan Zulueta)

Leo es Pardo
di Ivan Zulueta (1976 SPA 10')

Da recuperare anche il suo capolavoro Arrebato....

13/11/10

Psycho Therapy (The Ramones)

Psycho Therapy
The Ramones

Une Indigestion (Georges Méliès)

Une Indigestion
di Georges Méliès (1902 FRA 2')
Si tratta del primo film splatter della storia del cinema, per giunta non prodotto da organizzazioni mafiose di depravati per venderlo nel mercato clandestino, ma vomitato fuori da uno dei pionieri della Settima Arte, niente poco di meno che il mitico Georges Méliès. Il nostro fu un autore veramente prolifico, capace di realizzare nella sua carriera ben 510 film e in mezzo ai tanti pensò bene di mettere qualche chicca spiazzante come questa. L'ironica trama è incentrata su un uomo affetto da violenti coliche addominali che si reca per questo da un medico chirurgo (interpretato dallo stesso Méliès), che prontamente gli diagnostica un volvolo intestinale e gli propone un intervento chirurgico d'urgenza per salvargli la pelle. Il paziente accetta senza esitazioni e in breve tempo si trova disteso sul lettino chirurgico...il problema è che il chirurgo, assentatosi per prepararsi, appare poco dopo con un enorme sega con la quale amputa senza mezzi termini una gamba del malcapitato. In men che non si dica il chirurgo rende il paziente un torso umano, simile a Kobelkoff, amputandogli tutti gli arti, tra le vivaci proteste del sanguinante malato. A questo punto il film prende una piega bizzarra e vediamo il chirurgo infilare un enorme imbuto in bocca al disgraziato per poi versarvi dentro diversi litri di strano liquido. Il paziente però non si perde d'animo e continua a protestare violentemente, tanto che il chirurgo è costretto a tagliargli via pure la testa, mettendola a fianco del tavolo operatorio. Sorpresa delle sorprese la testa continua a muoversi (puro stile Re-animator, ma 83 anni prima) e a protestare. Il chirurgo non potendone più si arma di un bisturi degno di Maniac  e inizia a squartare il ventre del tapino. Tanto più uno si lamenta quanto più l'altro armeggia il bisturi, fino al punto che dallo squarcio inizia ad uscire un po' di tutto: una bottiglia, un cucchiaio, un coniglio vivo e numerosi arredi. Il chirurgo conclude che queste cose erano la causa della violenta colica addominale, dà una bella lavata alle interiora con una pompa meccanica e inizia velocemente a ricucire e riattaccare il tutto. Esilarante quando per sbaglio attacca una gamba al posto di un braccio, scatenando le violente lamentele del paziente. Al termine del lavoro di fine chirurgia il paziente si alza guarito, si riassetta, estrae il portafoglio e paga la parcella al macellaio. Certo che vedere uno smembramento del genere in un film del 1902 è veramente una sorpresa...non dimentichiamoci però che già intorno al 1900 il chirurgo  Eugène-Louis Doyen, grande appassionato di cinema, si sbizzarriva a riprendere, grazie ai fondi della Gaumont,  i suoi cruenti interventi (tra cui una separazione di gemelli siamesi...)...ma forse ci sorprendiamo perché sono vere le parole del critico Meneghelli scritte su un vecchio Cineforum che al giorno d'oggi dopo tutto "sono rimasti in pochi a esplorare la carne con attitudine inquieta, cercando con ostinazione questo mostro che ci rode dentro e fa pulsare il nostro corpo di vita propria e incontrollata...Attorno è una farsa continua, buona per il cinemino del sabato sera. Gli stomaci forti devono rivolgersi altrove..." 

11/11/10

Rapporto Confidenziale Numero 29

Rapporto Confidenziale
rivista digitale di cultura cinematografica
numero29 – novembre 2010

free download

Editoriale di Gregory Arkadin

Chiedere a uno scrittore in attività cosa ne pensa dei critici è come chiedere a un lampione cosa ne pensa dei cani.
- Christopher Hampton

SOMMARIO | numero29 – novembre 2010
04 >>> COVER29 | Chico De Luigi
05 >>> EDITORIALE | Gregory Arkadin
06 >>> BALADA TRISTE DE TROMPETA | Roberto Rippa
08 >>> ALEX DE LA IGLESIA – bio e filmografia | Roberto Rippa
10 >>> THE KIDS ARE ALL RIGHT | Scott Telek
12 >>> ISTITUTO MICROPUNTA intervista II parte | Alessio Galbiati
18 >>> LUCA REA “10 anni di Stracult” intervista | Roberto Rippa e Alessio Galbiati
24 >>> THIRST | Matteo Contin
25 >>> INCEPTION | Sergio Citterio
26 >>> LA SOLITUDINE DEI NUMERI PRIMI | Alessio Galbiati
28 >>> L’UOMO CHE VERRÀ | Luciano Orlandini
30 >>> Apocalypse Deutschland – Il cinema di CHRISTOPH SCHLIENGENSIEF | Simone Buttazzi
32 >>> PLAN B | Roberto Rippa
34 >>> NOMADICA | Giuseppe Spina
40 >>> MR. ARKADIN GOES TO VENEZIA 67 – Cronache dalla Mostra del cinema | A.G. e R.R.
40 >>> ALL INCLUSIVE | Alessio Galbiati
41 >>> HITPARZUT X | Roberto Rippa
42 >>> INCENDIES | Roberto Rippa
42 >>> MEEK’S CUTOFF | Alessio Galbiati
43 >>> NOIR OCEAN | Roberto Rippa
44 >>> POST MORTEM | Roberto Rippa
45 >>> video LOCARNO 63
47 >>> The One-Line Review | Iain Stott
48 >>> No Panic! – Workshop fotografico condotto da Chico De Luigi
50 >>> CINETECA di Rapporto Confidenziale

10/11/10

Joe D'Amato

Joe D'Amato

Joe D'Amato come Nanni Moretti: i due autarchici del cinema italiano. Come lui e più di lui: regista, sceneggiatore, soggettista, montatore, operatore alla macchina e supervisore, nonché produttore e distributore. Aristide Massaccesi, questo è il vero nome di Joe D'Amato, è stato sicuramente uno dei più abili e sottovalutati cineasti nostrani, capace di sfornare oltre 200 film nella sua carriera, purtroppo relegato negli ultimi anni di vita nel ghetto dorato del porno. Dal 1993 fu impossibilitato dal fare film di fiction a causa del duopolio dell'epoca Berlusconi/Cecchi Gori, che attanagliava il cinema italiano e decideva cosa si potesse fare e chi lo potesse fare.
La Cinematheque Francaise nel 2006 ha giustamente omaggiato il nostro proiettando le copie restaurate di due suoi scult Sesso Nero del 1978 (considerato il primo porno italico) e Anthropophagus del 1980 (horror delirante e dal fascino malato).
Joe D'Amato fu un ladro di cinema votato alla marginalità, randagio un po' per scelta un po' per necessità, autentico innovatore nel contaminare e miscelare il cinema di genere (che fosse giallo, horror, mondo, western, guerra, peplum, splatter, decamerotico, softcore o hardcore...), dotato di una grande capacità di immedesimazione nei gusti del pubblico e di una fenomenale facilità di regia. Molti i film orribili prodotti in decenni di carriera, tra cui i farneticanti Porno Holocaust e Le notti erotiche dei morti viventi....
Per descrivere il personaggio, fuori del comune, basti raccontare due aneddoti che lo riguardano. Il primo è l'episodio in cui riuscì a vendere un film a diversi paesi stranieri servendosi esclusivamente di un manifesto, in cui aveva abilmente sintetizzato gli elementi del film. Ovviamente di quel film non esisteva nulla, nemmeno la sceneggiatura...e non è mai stato realizzato!
I soldi delle vendite all'estero invece sono arrivati, copiosi...intascati e utilizzati per altri sollazzevoli scopi (suo d'altronde il Decameron n° 69)...
Il secondo aneddoto riguarda il quotidiano Il manifesto, che recensì il film Chinese Kamasutra mettendo in guardia l'attento spettatore sul fatto che tale non era cinese bensì giapponese. Il film, in realtà, è opera di Joe D'Amato, che ne ha firmato ogni credito sotto uno pseudonimo diverso (roba tipo Ho Chi Shen, Ang Kun Trahn...) e ancora sghignazza da lassù...
"Se il mondo fosse come lo presenta un certo cinema d'oggi, sarebbe un incredibile bordello" 
(Alberto Sordi)
i fatti gli stanno dando ragione....

09/11/10

Il gregario e l'artista

"Se uno vuol essere alla moda per la maggior parte della sua carriera, produrrà solo opere di secondo piano. Forse riuscirà casualmente ad ottenere un successo, ma questo significa che è un gregario, e non un innovatore. Un artista deve guidare, aprire delle strade...Mi sono sempre sentito isolato...un buon artista deve essere isolato. Se non è isolato, vuol dire che qualcosa non va.
Il cinema è un mestiere...nulla può essere paragonato al cinema. Il cinema appartiene al nostro tempo. E' la cosa da fare."
(Orson Welles)

08/11/10

Sette note in nero (Lucio Fulci)

Sette note in nero
di Lucio Fulci (1977 ITA 92')

Rendemmo un omaggio nell'aprile del 1996 a Lucio Fulci, proiettando questo film,  ad un mese esatto dalla prematura scomparsa di questo piccolo grande "artigiano", personaggio marginale e centrale del nostro cinema, esponente di spicco di un cinema che per anni ha costituito il nerbo economico e il vero legame col pubblico dell'intera industria cinematografica italiana. Fulci fu, inoltre, uno dei primi alfieri della filosofia splatter e gore nel cinema (ricordo il mio testo/bibbia del periodo Guida al cinema splatter dei fratelli Castoldi) e la forte carica eversiva delle sue immagini spesso oltrepassava ogni limite di sopportazione, raggiungendo a volte le vette dell'autorialità in purezza.
Fulci purtroppo morì malmesso nel marzo 1996: un'epatite virale lo aveva ridotto in sedia a rotelle, facendolo piombare in un abisso di disperazione, abbandonato da tutti, povero (tutti i suoi risparmi li aveva spesi nelle cure) e dimenticato dal suo pubblico ( e pensare che ora è di culto tra gli appassionati).
Nella sua carriera Fulci girò moltissimi film, tutti di genere: dal comico (suo il personaggio di Un americano a Roma e molti Ciccio e Franco), al dramma storico (un cult movie il suo Beatrice Cenci), alla commedia musicale (splendido Urlatori alla sbarra con Celentano), al thriller (dove ha ottenuto i migliori risultati), allo spaghetti-western, all'avventuroso, all'erotico, al fantasy (qui gli esiti più disastrosi), all'horror (dove ha condotto le sperimentazioni più audaci). Molto famoso all'estero, soprattutto in Francia, Inghilterra e Stati Uniti, a quell'epoca era sconosciuto ai più nel nostro paese. In molte sue pellicole, nonostante la povertà di mezzi tecnici e l'ostracismo attuato dalla critica togata, si vedono intuizioni geniali e una volontà pervicace di reinventare le regole codificate. I suoi sono film impuri, ma sinceri e fatti con amore, in cui vengono filtrate varie istanze: ossessioni personali, necessità commerciali, compromessi, trascuratezze, cura sui trucchi, buchi di sceneggiatura e di budget, improvvisazioni sul set, desideri ed intuizioni. Tutti questi elementi fanno di lui un cineasta personale ed interessante per tutti i movie brats del pianeta.
Sette note in nero è un giallo con venature parapsicologiche: rappresenta un punto di contatto all'interno della sua filmografia tra la produzione thrilling (Una lucertola con la pelle di donna e Non si sevizia un paperino, il suo capolavoro dove il regista miscela con grande talento e coraggio gli stilemi del thriller alla Dario argento con le atmosfere magiche e arcaiche di un'Italia marginale, sezionata con l'occhio preciso dell'etnologo) e quella successiva fatta di horror gotici (basti ricordare Black Cat, il polanskiano Quella villa accanto al cimitero, il lovecraftiano L'Aldilà e il godardiano Un gatto nel cervello). L'atmosfera della pellicola è indovinata anche grazie ad un'ambientazione in una Siena grigia e cimiteriale e il film si avvale di una sceneggiatura secca e perfettamente congegnata (cosa rara per un istintivo come Fulci), dove ogni minimo particolare torna utile nello svolgersi degli eventi. Come giustamente fa notare Bruschini "il film assume un'aria compatta, quasi metafisica, dà l'impressione di qualcosa di terribile che sovrasta i personaggi e li avvolge in una spirale senza ritorno. Estremamente coerente, quindi, anche l'ambiguissimo finale, dove, peraltro, il regista cita il suo racconto preferito di Edgar Allan Poe, il gatto nero, che di lì a poco avrebbe ridotto per lo schermo". Tarantino ha giustamente omaggiato questo film nel suo Kill Bill: il carillon del duello ha come motivo quello della colonna sonora di questo Sette note in nero.
"Il mio gore è spesso ironico e bisogna essere intelligenti per capirlo...se lei guarda L'Aldilà è un film atroce in cui giocano molti linguaggi gotici, ma la presenza di alcune aberrazioni, come l'occhio che schizza, trasformano il parossismo dell'orrore in una forma quasi di ridicolo..."
(Lucio Fulci)
Lucio Fulci su Rapporto Confidenziale

Veggente (Alex Grey & Rimbaud)

Veggente
"Voglio essere poeta, e lavoro a rendermi Veggente: lei non ci capirà niente e io quasi non saprei spiegarle. Si tratta di arrivare all'ignoto mediante la sregolatezza di tutti i sensi. Le sofferenze sono enormi, ma bisogna essere forti, essere nati poeti, e io mi sono riconosciuto poeta. Non è affatto colpa mia. E' falso dire: io penso, si dovrebbe dire: mi si pensa. Scusi il gioco di parole.
IO è un altro"
(Arthur Rimbaud)
Immagini: Alex Grey
citazione da Dada's Dark Room

06/11/10

Chi ucciderà Charley Varrick? (Don Siegel)

Chi ucciderà Charley Varrick?
di Don Siegel (1973 USA 111')
Maturo rapinatore, puro maverick ed ex acrobata aereo, rapina con un giovane complice e la moglie una piccola banca del New Mexico e, senza prevederlo, si trova in possesso di tre quarti di milione di dollari, in realtà denaro sporco depositato da un'organizzazione di gangster mafiosi in attesa di poterlo trasferire impunemente all'estero (ricorda qualcuno?). La mafia, che si scopre essere quella cinese, insieme con la polizia conseguentemente darà una caccia spietata al gruppo, ingaggiando un implacabile killer, interpretato da un immenso Joe Don Baker, per recuperare il bottino. Fedele al suo motto di essere "l'ultimo degli indipendenti", che porta scritto sulla tuta della sua impresa di disinfestazione, Charley Varrick (interpretato da un fenomenale Walther Matthau) grazie al suo sottile intuito e al notevole ingegno riesce ad architettare un piano perfetto per riuscire a farla franca. Bellissime e da antologia, grazie al montaggio serrato e al tempismo perfetto, sia la sequenza d'apertura della rapina in banca, che la sequenza di chiusura sul piano di fuga di Varrick. Charley Varrick è un thriller di pregevole fattura che alterna sapientemente momenti brutali a pause distensive, scene colme di tensione a passaggi umoristici, imperniato su un originale personaggio di anziano malvivente saggio, calmo e soprattutto straordinariamente scaltro e intelligente. Per lui, loser di vecchio stampo, Don Siegel inventa una lieta fine che trasgredisce i tradizionali cliché del genere gangsteristico. Anche per questo un film utopicamente anarchico, con un finale emozionante ed esaltante, che non si dimentica. Da recuperare.

Quay Brothers

Quay Brothers

Personaggi da leggenda i fratelli Quay, Stephen e Timothy, sono due gemelli omozigoti quasi indistinguibili che hanno raggiunto la notorietà nel cinema d'animazione internazionale battendo le piste complesse e disagevoli del cinema d'autore e del surrealismo. Di origine americana, sono scappati ben presto dagli Stati Uniti, paese per loro troppo succube dell'immaginario Disney ("lì la Disney ha il pieno potere con il suo reame stilizzato così forte") e hanno preferito installare la loro base soprattutto a Londra. La tecnica d'animazione da loro scelta è stata il "passo uno" e l'alienazione è il filo conduttore della loro poetica. Il loro cinema visionario affonda le radici della propria ispirazione soprattutto nella folgorante animazione dell'est europeo (Jan Svankmajer su tutti, ma anche Starewicz, Borowczyk e la scuola russa e quella ceca), ma gli spunti provengono anche da idee letterarie, frammenti di testi, partiture musicali (Janacek, Berg, Stravinskij...) come dalla tradizione del teatro di marionette europeo e le loro scelte intransigenti hanno fatto sì che non gli venissero mai proposte montagne di dollari provenienti da eventuali collaborazioni con Disney o Pixar. I Quay Brothers hanno iniziato a lavorare con marionette animate alla fine degli anni Sessanta, consolidando fin da subito una tecnica cinematografica decisamente peculiare e un'insolita poetica ai confini tra surrealismo ed espressionismo. Le loro storie animate, corto e mediometraggi, rappresentano una quotidianità lontana da ogni forma di verosimiglianza e attendibilità, dove il mondo sembra piuttosto un claustrofobico universo fuoriuscito dai meandri della mente di un novello Kafka. Il risultato è un cinema originale e spiazzante, sperimentale e fuori dal tempo, a metà strada tra la danse macabre e la natura morta, dotato di uno straordinario impatto visivo, fatto di pellicole abbacinanti per la loro bellezza quanto però angoscianti ed enigmatiche. Da ricordare il loro affettuoso omaggio a Svankmajer, The Cabinet of Jan Svankmajer, in cui il maestro è rappresentato da un pupazzo con la testa a forma di libro che dispensa la sua conoscenza, mentre la immagini attingono da Arcimboldo per arrivare al surrealismo e a Escher. Proiettammo qualche tempo fa il loro primo lungometraggio con buon successo di pubblico, Institute Benjamenta, tratto dallo Jakob Von Gunten di Robert Walser, dove si respirano le stesse atmosfere chiaroscurali e sonnamboliche dei loro lavori d'animazione. L'istituo Benjamenta del titolo è una terribile scuola dove si impara l'arte del servire fondata sull'assoluta dedizione e l'annullamento di sé, metaforica riflessione sull'assenza dell'amore e sulla società del potere, basata su rapporti servo-padrone, su sitemi di controllo, su protocolli ripetuti all'inverosimile...quello che più o meno sta diventando il nostro mondo...Riguardo al loro cinema dichiarano "non si tratta di incubi, noi pensiamo veramente che l'animazione possa creare un'alterità, e ciò che noi vogliamo raggiungere con i nostri film è un'alterità "oggettivata", non un sogno o un incubo ma un mondo autonomo ed autosufficiente, che abbia le proprie leggi, una lucidità...è un po' come quando si osserva il mondo degli insetti, ci si chiede a quale logica rispondano i loro comportamenti, non possono dialogare con noi per spiegarci cosa fanno, è un miracolo bizzarro. Ecco, penso che guardare uno dei nostri film sia come osservare il mondo degli insetti... La stessa logica d'altra parte si può trovare nel balletto, dove non esiste il dialogo e tutto si basa sul linguaggio dei gesti, della musica, del ritmo, che vanno interpretati dallo spettatore. Non ci piace utilizzare dialoghi, ci bastano la musica e i movimenti, la luce, i suoni". Nel 2005 hanno realizzato un altro lungometraggio dal titolo "The PianoTuner of EarthQuakes", che però non ho ancora avuto il piacere di vedere.
Video: 

Stille Nacht I Dramolet 1988 - Quay Brothers

PS La loro figura ha ispirato quella dei gemelli necromaniaci dello Zoo di Venere di Peter Greenaway.

04/11/10

Chi guarda, vede (SuBaRT)

SuBaRT
"Chi guarda, vede"
(Paracelso)

ARTiSTaS:
A. ANDReW GoNZaLeZ; ALaiN MaTHioT; ALeSSaNDRo BaVaRi; ALeX GRey; ANDRe MaRTiNS De BaRRoS
ANDRey KLeNiN; ARTuR GoLaCKi; Beau WHiTe; BoGDaN ZWiR; BRiGiD MaRLiN; CaRLoS HuaNTe
CaRRie ANN BaaDe; CHRiS MaRS; DaMNeNGiNe; DaViD Ho; DaViD STouPaKiS; DaViD Way
DaViD WHiTLaM; De ES SCHWeRTBeRGeR; DiNo VaLLS; DoMiNiC RouSe; EDoaRDo BeLiNCi
ERLeND MoRK; ERNST FuCHS; FRaNCeSCo D ISa; FRaNCeSCo Mai; FReD EiNauDi; GReG 'CRaoLa' SiMKiNS
GReG ViLK; H.R. GiGeR; HeaTHeR NeVay; JaMeS KoeHNLiNe; JaMeS SeBoR; JaRoSLaW KuKoWSKi
JaSoN FeLiX; JaSoN JaCeNKo; JeFFRey MiCHaeL HaRP; JeReMy GeDDeS; JoSePH SeiGeNTHaLeR
KaRL PeRSSoN; KaZuHiKo NaKaMuRa; KRiS KuKSi; LauReNT PieRLoT; Leo PLaW; LoRi EaRLey
LuCa CeRViNi; MaRK RyDeN; MaTS TuSeNFoT; MauRa HoLDeN; MeaTS MeieR; MiCHaeL HuSSaR
NaTaLie SHau; NeiL BLeViNS; PaTRiCK CHauDeSaiGueS; PauL BooTH; PauL MCCaRRoLL
PeTeR GRiC; Ray CaeSaR; RiCHaRD MaRCHaND; RoBeRT WiLLiaMS; RoN ENGLiSH; SeRGei APaRiN
SeTH SiRo ANToN; SHioRi MaTSuMoTo; STePHaNie BeNNeT; TaToMiR A. PiTaRiu; TAZ; ViCToR SaFoNKiN
YaNG XueGuo; ZeLJKo DJuRoViC

03/11/10

Scaglie di pittura (donne nude?)


Scaglie di pittura (donne nude?)
Otto Mueller

Jean Francois Charles
Alfred Kubin

Lucius Hitchcock
Franz Von Stuck

01/11/10

The Wicker Man (Robin Hardy)

The Wicker Man
di Robin Hardy (1972 GB 102')
Un ufo di celluloide a metà strada tra l'horror erotico, la fiaba esoterica e il musical delirante. Insolita pellicola, figlia dei fiori e della hippy revolution, ma già ben conscia dell'altra faccia della medaglia, cioé quella che partorì Manson e la sua allucinante Family. Un film percorso da una provocatoria carica sessuale e impreziosito dall'interpretazione di un fenomenale Christopher Lee, che recitò gratuitamente pur di apparire nei panni di Lord Summerisle (il governatore dell'isola) e considerò la sua performance nella pellicola come la migliore della sua carriera.   è ambientato in un'isola della costa ovest scozzese in cui vive una comunità appartata, dedita alla produzione di mele (notoriamente il frutto del peccato), al culto di una religione pagana e ad impudiche pratiche orgiastiche.  Un sergente di polizia inglese (un grande e tormentato Edward Woodward), puritano dalla fede incrollabile, raggiunge in volo l'isola perché ha avuto notizia della scomparsa di una giovane ragazza ed inizia le indagini sospettando che tra gli isolani si compiano riti pagani con sacrifici anche umani. Si troverà immerso in un misterioso mondo sinistro e perverso, ma estremamente realistico che ricorda nelle atmosfere i migliori film di Polanski. I riti offerti al Dio-Sole Nuada rappresentati nel film si basano su credenze e rituali celtici realmente praticati in passato. Indimenticabile il discorso di Lord Summerisle, pronunciato davanti alle immagini di due lumache che copulano, che rende bene la delirante morale del film, che si scaglia ironicamente contro tutte le religioni "penso che potrei cambiare e vivere con gli animali. Sono cosi placidi e contenuti. Loro non rimangono sdraiati svegli al buio e si frustano per i loro peccati. Non mi nauseano con le discussioni sul loro dovere verso Dio. Nessuno di loro s'inginocchia ad un altro o ad un proprio simile vissuto centinaia di anni fa. Nessuno di loro è rispettabile o infelice, in tutto il mondo".
Molte le sequenze da ricordare tra cui quella della danza e del canto propiziatorio dei bambini attorno all'albero di Maggio, quella della provocatoria danza tribale della nuda Britt Ekland (che all'epoca costò al film l'invisibilità e la censura più implacabile), quella della processione per la festa pagana del Primo Maggio con gli abitanti che indossano stravaganti maschere di animali e quella dell'appiccamento del fuoco al gigantesco idolo/uomo di vimini nel durissimo e sorprendente finale. Splendida la sceneggiatura di Anthony Shaffer e interessante lavoro fatto sulla colonna sonora ad opera di Paul Giovanni, che si sposa a meraviglia con le atmosfere oniriche della pellicola.