19/10/07
Cinema Caramella
Fino al 1992 l’Italia, se paragonata ai principali paesi europei, occupava l’ultimo posto in termini di qualità e di capacità di guadagno delle sue sale cinematografiche, poi le nuove e sacrosante esigenze di comodità e qualità della proiezione hanno preso piede anche nel nostro paese e si è vista la nascita esponenziale dapprima delle multisale e poi dei multiplex.
Tre sono le caratteristiche fondamentali delle nuove cattedrali cinematografiche:
1)la presenza di più schermi nello stesso edificio (dotato inoltre di poltroncine comode e ampio parcheggio)
2)un’alta qualità tecnologica (prenotazione posti via Internet, botteghino computerizzato, perfezione audio, programmazione ricevuta via e-mail, ottima definizione dell’immagine…)
3)in molti casi identità tra distribuzione ed esercizio cinematografico (es. i colossi Warner Bros, Medusa… che nei loro multiplex distribuiscono per lo più i loro film).
Inoltre la tipologia di queste nuove sale ha nuove potenzialità che permettono di sfruttare pienamente un film nel più breve tempo possibile, infatti è possibile invadere il mercato con un nuovo film piazzato in più sale, in modo da creare un “evento” appetibile per il grande pubblico; inoltre c’è la possibilità di spostare un film da una sala grande ad una più piccola, in modo da venire perfettamente incontro alle richieste del pubblico.
Interessante è riflettere sulla possibilità di conciliazione tra queste meravigliose forme del rinnovamento e il ruolo artistico e culturale dell’opera cinematografica. Pensando all’idea di multisala immediatamente e con immensa gioia si associa nella mente la possibilità di una maggiore offerta, elemento che dovrebbe portare a soddisfare tutti i gusti, anche quelli di coloro che cercano una programmazione culturale, mentre scorrendo la programmazione dei multiplex si nota l’assenza nelle piccole sale dei film d’essai anche se dotati di un buon richiamo di pubblico (Almodovar, Von Trier, Kaurismaki, Kiarostami…). Spesso, incredibilmente, nei multiplex viene a mancare una programmazione di qualità: mancano i film indipendenti sia americani che europei, mancano i film provenienti dai festival e i prodotti di cinematografie illuminate, ma minori (Corea del Sud, Giappone, Hong Kong…); la programmazione viene ad essere esclusivamente incentrata sui blockbusters americani e sulle grandi produzioni del proprio paese.
Cerchiamo di capirne le ragioni:
1)la possibilità di proiettare un film campione di incassi spesso obbliga una sala ad accettare altri 2-3 film di scarso appeal commerciale ad esso collegati dal distributore (se i blockbusters sono due o tre le sale sono, così, presto saturate)
2)la vendita di pop-corn, bibite e caramelle sembrerebbe inversamente proporzionale al valore culturale del film. Fa sorridere ma, mentre gli incassi dei film vanno divisi tra esercenti e distributori, i ricavi delle vendite del bar restano interamente all’esercente e si sa che un certo tipo di pubblico cosiddetto impegnato non è attratto, ma infastidito, dal consumo “rumoroso” di pop-corn in sala.
La frattura così si compie tra due diversi tipi di pubblico, uno attratto dal contenuto che è il film in quanto tale (la ricerca del messaggio, dello stile o dell’autore…) e l’altro più concentrato sul contenitore che è la multisala, in quanto può scegliere “tranquillamente” il film dopo aver scelto di andare al cinema, essere dentro l’evento del momento, vedendo oltretutto splendidamente soddisfatte le sue primarie esigenze di consumatore: mangiare, bere, divertirsi.
L’unico consiglio che rimane a questo punto per gli appassionati di cinema in sala è diventare ghiotti di pop-corn e caramelle…
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