Dune di Alejandro Jodorowsky
Il Maestro Jodorowsky racconta: Una volta, l'essere divino mi si è rivelato in un sogno e mi ha detto "Il tuo prossimo film deve essere Dune". Non avevo letto il romanzo. Mi sono alzato alle sei e, come un alcolizzato che aspetta l'apertura del bar, ho atteso che la libreria aprisse per acquistare il libro. L'ho letto tutto d'un fiato senza smettere per mangiare e per dormire. Alla mezzanotte dello stesso giorno, avevo finito di leggerlo. A mezzanotte ed un minuto chiamavo da New York Michel Seydoux a Parigi...sarebbe stato il primo dei sette samurai che avrei utilizzato per il progetto. Per me Michel era un giovane (26 anni) senza esperienza di cinema, ma la sua società, la Camera One aveva acquistato i diritti de "La montagna Sacra2 e l'aveva distribuito molto bene...mi aveva detto "Mi piacerebbe produrre un film con te come regista". Non sapevo granché di lui, ma, per un'intuizione che ancor'oggi mi sorprende, vedendolo, malgrado la giovane età, avevo riconosciuto in lui il più grande produttore del momento...Perché'? Mistero...E non mi sono sbagliato. Quando gli ho dettoche desideravo acquistare i diritti di Dune e che il film doveva essere una coproduzione internazionale, perché i costi avrebbero superato i dieci milioni di dollari (somma favolosa all'epoca, visto che Hollywood non credeva ai film di fantascienza...2001 era ritenuto qualcosa di unico e insuperabile...) non ha vacillato "D'accordo ci troviamo a Los Angeles tra due giorni per acquistare i diritti" Non aveva nemmeno letto il libro...e abbiamo acquistato i diritti facilmente, dato che Hollywood trovava il libro irrealizzabile per lo schermo e non commerciale...Michel Seydoux mi ha lasciato carta bianca e un enorme appoggio finanziario: potevo così formare la mia squadra senza alcun problema economico. Mi ci voleva una traccia precisa...volevo realizzare il film sulla carta prima di girarlo...ora tutti i films con effetti speciali si fanno così, ma allora questa tecnica non era ancora utilizzata. Volevo un disegnatore di fumetti che avesse genio e rapidità, che potesse farmi da cinepresa e che creasse uno stile visivo...Mi sono incontrato per caso con il mio samurai: Jean Giraud alias Moebius (allora non aveva ancora realizzato "Le Garage Hermétique"). Gli ho detto "Se accetti questo lavoro, devi abbandonare tutto e partire domani con me per Los Angeles dove parleremo con Douglas Trumbull (2001 Odissea nello Spazio)". Moebius si è preso qualche ora per riflettere. L'indomani siamo partiti per gli Stati Uniti. Raccontare tutto prenderebbe troppo tempo...la nostra collaborazione, i nostri incontri in America con degli strani illuminati e le nostre conversazioni alle sette del mattino nel piccolo caffé che si trova sotto i nostri appartamenti e che per "caso" si chiama "Caffé l'Universo". Gir ha realizzato più di tremila disegni, tutti meravigliosi...il copione di Dune, grazie al suo talento, è un capolavoro.
Come terzo samurai avevo bisogno di un sognatore ingegnoso che potesse disegnare le astronavi in maniera diversa rispetto a quella degli altri films americani. E' per questo che scrissi a Christopher Foss, un disegnatore inglese che illustra copertine per libri di fantascienza...Come Giraud, non aveva mai pensato al cinema...con un grande entusiasmo, lasciò Londra e venne a stabilirsi a parigi...Anche questo artista, con le astronavi che riuscì a creare per Dune, ha cambiato tutto un modo di fare cinema. E' riuscito a creare macchinari semiviventi che riuscivano a mimetizzarsi con il colore delle pietre dello spazio...Ha realizzato "mezzi corazzati, assetati e agonizzanti secolo dopo secolo in un deserto di stelle, in attesa del corpo vivente che avrebbe riempito i loro serbatoi vuoti con le secrezioni sottili della sua anima...". Più tardi incontrai Giger, pittore svizzero del quale Dalì m'aveva mostrato un catalogo...La sua arte decadente, malata, suicida e geniale, era perfetta per realizzare il pianeta Harkonnen...Ha fatto un progetto del castello e del pianeta che suscitava realmente un orrore metafisico (molti degli scenari di Alien vengono da lì).
Per gli effetti speciali fui in grado di rifiutare Trumbull...non fui capace di sopportare la sua vanità, le sue arie da padrone, i suoi prezzi esorbitanti...partì alla ricerca di un giovane talento, mi dissero che a Los Angeles era come cercare un ago nel pagliaio. Alla fine, in una modesta rassegna di films di fantascienza amatoriali, ne vidi uno realizzato con pochi mezzi e che trovai meraviglioso: "Dark Star". Presi contatti con il ragazzo che aveva fatto gli effetti speciali: Dan O'Bannon. Mi trovai così di fronte ad un individuo pressoché selvaggio. Totalmente al di fuori del vivere quotidiano, O'Bannon mi sembrò possedere un vero talento. Non riusciva a credere che potessi affidare proprio a lui un progetto dell'importanza di Dune. Cominciò a prendermi veramente sul serio soltanto quando ricevette il suo biglietto aereo per Parigi. Non mi ero sbagliato: O'Bannon ha poi scritto la sceneggiatura di Alien e di molti altri film di successo.
Insieme a Jean Paul Gibon, il produttore esecutivo della Camera One che aveva molto a cuore il progetto, siamo andati in Inghilterra per cercare un musicista. Un elemento che ritenevo di primaria importanza: ogni pianeta doveva avere il suo stile di musica. Un gruppo come i Magma, per esempio, poteva riprodurre molto bene i ritmi guerrieri degli Harkonnen, che sarebbero stati in grado di cristalizzare la bellezza del pianeta di sabbia con il suo mistero e la sua forza implacabile: la strana sinfonia degli anelli dei vermi giganti.
La Virgin Records ci ricevette e ci propose i Gong, Mike Olfield ed i Tangerine Dream. Allora io dissi "E perché non i Pink Floyd?". Il gruppo aveva in quel momento un tale successo che quasi tutti consideravano la mia una proposta irrealizzabile. Grazie al mio film El Topo, i Pink Floyd conoscevano il mio nome. Accettarono di ricevercia Londra negli studi di Abbey Road. Jean Paul Gibon era favorevolmente colpito dal fatto che il gruppo ci ricevesse. Per quanto mi riguarda, già allora, avevo già perduto quasi completamente la mia coscienza individuale. Ero lo strumento di un piano divino, miracoloso, dove tutto era possibile. Dune non era al mio servizio, ero io, così come i samurai che avevo riunito, al servizio dell'opera. I Pink Floyd stavano registrando The Dark side of the moon. Arrivando, non trovai un gruppo di grandi musicisti in procinto di realizzare il loro capolavoro, ma quattro ragazzi che divoravano avidamente patatine fritte.Jean Paul e io, in piedi di fronte a loro, fummo costretti ad attendere che la loro voracità fosse soddisfatta. In nome di Dune, fui preso da un subitaneo furore e me ne andai sbattendo la porta. Sorpreso, David Gilmour ci rincorse porgendoci le sue scuse e ci fece assistere all'ultimo mixaggio del disco. Che momento estatico!...poi assistemmo al loro concerto in pubblico, dove migliaia di fans li acclamavano senza posa. A questo punto, i Pink Floyd chiesero di poter vedere "La Montagna Sacra". Riuscirono a vederlo in Canada. Soltanto allora decisero di partecipare al film proponendo un doppio album che doveva avere per titolo Dune. Vennero a Parigi per parlare delle questioni finanziarie e, dopo una lunga discussione, raggiungemmo un accordo. Trovato quello che di meglio si poteva ottenere in campo musicale, cominciai a cercare gli attori. Avevo visto Charlotte Rampling in Zardoz. desideravo che interpretasse Jessica. Rifiutò la parte. In quel periodo voleva recitare in due o tre films commerciali e la vita amorosa l'interessava più dell'arte. David Carradine venne a Parigi perché era interessato alla parte di Leto. Ma l'attore che io desideravo di più era Salvador Dalì: per la piccola parte dell'imperatore folle...che avventura!...
Dalì accettò con molto entusiasmo l'idea di recitare la parte dell'Imperatore della Galassia. Voleva filmare a Cadaquès e utilizzare per trono un w.c. composto da due delfini intrecciati. Le code avrebbero formato la base e le bocche aperte sarebbero servite, una per ricevere la pipì, l'altra la popò...Dalì stimava che fosse di cattivo gusto mescolarle. Gli dicemmo che avremmo avuto bisogno di lui per sette giorni...Dalì rispose che Dio aveva fatto l'Universo in sette giorni e che Dalì, non essendo da meno, sarebbe costato una fortuna: 100000 dollari all'ora. Una volta arrivato sulla scena avrebbe forse deciso di filmare più di un'ora al giorno facendoci pagare la stessa cifra. La fugace apparizione di Dalì sarebbe comunque costat 700000 dollari. Gli domandai una notte per riflettere e ci separammo. Durante quella notte strappai la pagina di un libro sui Tarocchi: c'era riprodotta una carta, l'Appeso. Gli scrissi una lettera dicendogli che non lo potevo pagare così tanto...gli scrissi che per 150000 dollari pretendevo tre giorni di riprese. Per la stessa cifra volevo un manichino in politilene, una sua replica, da utilizzare come suo doppio nel film. Dalì montò su tutte le furie e cominciò a urlare "Vi schiaccerò come topi! Verrò a Parigi per filmare, ma gli scenari vi costeranno più cari dei paesaggi di Cadaquès dipinti sui quadri del mio museo. Dalì costa 100000 dollari all'ora!". Amareggiato, si calmò e accettò l'idea di farsi riprodurre in plastica a patto che, alla fine del film, questa scultura fosse donata al suo museo. Ma era impossibile mercanteggiare con Dalì. Meditai a lungo e presi infine una decisione: avrei ridotto la parte di Dalì ad una pagine e mezza di copione. Accettai il suo prezzo, 100000 dollari all'ora, ma lo avrei preso soltanto per un'ora. Per filmare le altre scene avrei utilizzato il suo doppio-robot. Così andammo da lui, gli diedi la pagina e mezza di copione e Dalì accettò perché il suo onore era salvo. Sarebbe stato l'attore più pagato di tutta la storia del cinema...Siglai il contratto con Dalì sulla pagina con la riproduzione della carta dell'Appeso, sulla quale avevamo scritto qualche parola. Dalì amava la signorilità e, come tutti gli uomini di nobile spirito, avrebbe mantenuto la sua parola.
Per quanto mi riguarda, mi è piaciuto moltissimo battermoi per realizzare Dune. abbiamo vinto quasi tutte le battaglie, ma abbiamo perso la guerra. Il progetto fu sabotato ad Hollywood. Era francese e non americano. Il suo messaggio era "Ne abbiamo abbastanza di Hollywood!". La story-board è circolata in tutti i grandi studios. Dopo poco, usciva Guerre Stellari, il cui stile si ispirava stranamente a tutte le nostre idee. Per realizzare Alien, sono stati chiamati Moebius, Foss, Giger, O'Bannon etc. Il progetto ha convinto gli Americani sulla possibilità di fare films di fantascienza di grande spettacolo e senza il rigore scientifico di "2001, Odissea dello spazio".
Pensare alla realizzazione di Dune ha cambiato la nostra vita.
Tutti quelli che hanno partecipato all'ascesa ed alla caduta del progetto di Dune hanno imparato a cadere mille e una volta con ostinazione feroce, fin quando non sono stati in grado di reggersi in piedi. Mi ricordo ancora il mio vecchio padre che, morendo felice, mi diceva "Figlio mio, nella vita ho vinto perché ho imparato a perdere."
21/10/07
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