Il Gobbo
di Carlo Lizzani
1960 ITA/FRA b/n 103’
con Gérard Blain, Pier Paolo Pasolini, Anna Maria Ferrero, Bernard Blier, Ivo Garrani, Enzo Cerusico, Nino Castelnuovo, Ljiuba Bodine.
Un bellissimo film diretto da uno degli autori più sottovalutati del dopoguerra. Un’opera lucidissima nel dipingere la situazione delle borgate durante il fascismo ed alla fine della Seconda Guerra Mondiale. La guerriglia partigiana ritratta per mezzo di un neorealismo crudo e violento (molto lontano dall’estetica classica dei film neorealisti), privo di ogni qualunquismo. Nel film si narrano le vicissitudini del Gobbo del Quarticciolo, personaggio realmente esistito, dapprima partigiano antifascista e sabotatore contro i tedeschi, poi ridotto a fuorilegge nello Stato clericale e reazionario costituitosi nell’Italietta del dopoguerra.
In verità uomo di fermi principi, alla ricerca di una giustizia sociale reale e non solamente promessa o sbandierata ipocritamente.
La sceneggiatura di questo film è ovviamente di Pier Paolo Pasolini (sempre geniale), che vi compare anche come attore nel ruolo di Leandro, detto «Er monco», un borgataro arrivista principale antagonista del Gobbo.
“ La sfacciataggine dei papalini romani e dei moralisti milanesi, non ha più limite. Vogliono distruggere il cinema italiano. Per una ragione semplicissima : lei sa quali sono i grandi strumenti di diffusione ideologica - come si dice - della classe dominante : i giornali, la radio, la televisione (oltre che, nella fattispecie, le prediche e i quaresimali), e, infine potentissimo, il cinema. Ora, il cinema è l’unico di questi strumenti di diffusione che non è completamente nelle mani dello Stato. Esso è in mano ai produttori che, in quanto tali, sono necessariamente di ideologia borghese (infatti è loro il capitale) : ma è anche vero che, di fronte al miraggio di fare grossi guadagni, sarebbero anche capaci di andare tranquillamente contro la propria ideologia : perché il primo comma di tale loro ideologia è che quello che soprattutto conta è la Lira. Ecco perché il cinema in questi anni (si riferiva al 1960 n.d.r.) è potuto sfuggire allo stretto controllo dello Stato : al controllo con cui sono dominate radio e televisione. Ora, lo Stato italiano clericale e reazionario, non vuole che la nazione italiana possieda una sia pur minima libertà d’espressione. Il cinema bene o male - con la letteratura - ma la letteratura è poco letta...- ha dato in questi anni un’immagine abbastanza vera della realtà italiana. Gli ipocriti che ci reggono se ne sono spaventati : come sempre hanno trovato qualcuno che apparentemente sia rispettabile e oggettivo - un magistrato - che li aiuti : magari in buona fede, perché no ? , credendo di fare veramente una crociata in favore della morale : un moralista patologico, insomma, un inibito, un represso. Subito intorno a lui - che la rappresenta - si è formata una corrente di favore : altri milanesi umiliati dai loro padroni, dai loro superiori, altri romani intrallazzatori e bacchettoni... Insomma la borghesia dà il peggio di sé...”
Pier Paolo Pasolini
19/10/07
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