La commedia di Dio
di João César Monteiro
1995 Portogallo 143’
Vorrei mandare un saluto nell'aldilà a questo autore molto originale, totalmente e lucidamente folle, lontano dalle mode e dalle ideologie: João César Monteiro, con un passato di clochard a Parigi ed in possesso di uno spirito anarcoide ed anticlericale. Indimenticabile la sua definizione data della scuola come “il water culturale dell’oppressore”. Nel film il regista stesso interpreta il protagonista João de Deus, ovvero Giovanni di Dio, nome di un grande santo portoghese famoso per essere stato un barbone, straccione e folle. A questo personaggio dona la sua immagine che ricorda l’inquietante e diabolico Nosferatu interpretato da Max Schreck, ma vi aggiunge un tocco di ironia pungente degno del miglior Groucho Marx.
Il titolo del film richiama La Divina Commedia dantesca ed infatti, anche in questo caso, siamo di fronte ad un’opera allegorica, ma completamente diversa in quanto a temi ed estetica. Infatti João de Deus ha una doppia vita : in quella pubblica è un gestore, maniaco igienista, di una gelateria "Il paradiso del gelato" dove i gelati rigorosamente artigianali hanno il nome di film famosi; in quella privata è invece un placido libertino attratto (e corrisposto) dalle fanciulle in fiore, che ama ricordare collezionandone i peli pubici e catalogandoli in un apposito diario "Il Libro dei Pensieri", contenente anche rarità d’epoca, come i peli della Regina Vittoria che gli arrivano per posta. Accanto ad ogni reliquia vi è un breve e misterioso commento.
I film per Monteiro corrispondono ai gelati, essendo ambedue regolati dalle leggi dell’industria e del commercio, dove i prodotti artigianali sono destinati ad essere soppiantati da quelli industriali noiosi e privi di ogni fantasia e personalità. Il film viene così ad essere un atto d’accusa verso il modello culturale americano (metaforizzato dagli ice creams), che tende ad appiattire ed uniformare i gusti, eliminando le peculiarità ed i “sapori” propri della cultura latina. Ma la polemica è rivolta anche verso chi ha permesso questa invasione culturale, infatti Monteiro chiama Antoine Doinel (alter ego di François Truffaut) l’industriale del gelato francese, che causerà la chiusura della sua bottega. La critica è perciò verso tutti quei registi che hanno guardato al cinema hollywoodiano come ad un modello al quale ispirarsi.
Monteiro si scaglia anche contro l’ipocrisia che regna nell’industria cinematografica, infatti la proprietaria della sua gelateria (seguendo la metafora corrisponde ai produttori) è un ex-prostituta, ancora incline ad usare le sue arti al fine di ottenere favori.
Stupendamente trash la sequenza della cerimonia rituale del bagno nel latte fatto fare ad una adolescente, che culmina in un momento spassoso e sconcertante che vede de Deus infilare la testa (e tuffarsi completamente) dentro una cornucopia piena di uova, dalla quale la ragazzina ha appena sollevato il proprio immacolato sedere.
Un film divertente ed intelligente, da recuperare e sempre da rivedere, chiaramente solo se si è in possesso di una sana ironia.
19/10/07
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