THE DRILLER KILLER
di Abel Ferrara
(1978 USA 85’)
Primo film partorito dal talentaccio del duo maledetto Nicholas St. John/ Abel Ferrara, autori di due capolavori degli ultimi anni come “IL CATTIVO TENENTE” e “THE ADDICTION”.
Abel Ferrara è anche l’attore principale di questo suo secondo film come lo era anche del primo, il porno delirante NINE LIVES OF A WET PUSSY (per la cronaca ha interpretato anche il maniaco sessuale del suo terzo film L’ANGELO DELLA VENDETTA).
L’idea di cinema di Abel è estrema e volutamente disturbante, ma la sua geniale intuizione è sempre stata quella di cercare di raggiungere la purezza e la trascendenza trattando di ciò che comunemente viene considerato indecente e spregevole. Solo partendo dal basso si può raggiungere l’alto, lezione chiaramente derivata dal maestro Rainer Werner Fassbinder.
Infatti già da questo film censurato ovunque, il regista ha il coraggio di mostrare la singolare via di redenzione del suo protagonista, il pittore Reno, in crisi creativa e con grossi problemi economici. Mancano i soldi per l’affitto e le bollette, il rapporto con la fidanzata è un inferno, ed è così costretto a subaffittare parte del suo loft ad una banda di punk incallita, capace di suonare ininterrottamente a volumi e ritmi vertiginosi (i pezzi del film sono di Abel Ferrara, chitarrista ancor prima che regista) facendo così definitivamente perdere il lume della ragione a Reno, oltre alla capacità creativa.
Una sera, però, vedendo in televisione la pubblicità di un prodigioso trapano elettrico di ultima concezione Reno ha l’ispirazione creativa definitiva: creare opere d’arte mutilando dal vivo gli abitanti notturni delle strade di New York, usando questo sfavillante trapano come pennello riuscendo così allo stesso tempo a sfogare sanguinosamente tutta la sua più intima frustrazione e rabbia verso una società ripugnante. Il film si inserisce nel filone del cinema horror degli anni ’70 e non è esente da siparietti erotici chiaramente inseriti per accontentare la produzione e i gusti bassi del pubblico onanista.
Assolutamente degno di rilievo è il modo in cui il regista riesce a dare l’idea del processo creativo in pittura rappresentando le difficoltà e la ricerca interiore che preludono al concepimento dell’opera d’arte; sicuramente lo Scorsese di “LEZIONI DI VERO ” ne sarà stato ispirato (sul tema, da leggere “Il capolavoro sconosciuto” di Balzac). A livello cinematografico non si può non ricordare come predecessore di questo film il piccolo cult "Bucket of Blood" del maestro Roger Corman.
I quadri che compaiono nel film sono del pittore Douglas Anthony Metro all’epoca buon amico e inevitabile compagno di sbronze di Abel Ferrara.
“ Fare del cinema è scrivere su della carta che brucia”
Pier Paolo Pasolini
20/10/07
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