Land des Schweigens und der Dunkelheit
di Werner Herzog (1971 RFT 85’)
con Fini Straubinger, Heinrich Fleischmann, Vladimir Kokol, Resi Mittermeier.
Per compiere questo viaggio al termine della notte uno dei più grandi registi viventi ha avuto per guida la risoluta e delicata Fini Straubinger, sordocieca (diventata cieca a 15 anni e sorda a 18) che gli fa da interprete e cicerone attraverso un'esperienza interiore peculiare, unica ed emozionante come quella data dal contatto con la comunità dei sordociechi.
Per poter comunicare con la sua musa, Herzog dapprima ha appreso l'alfabeto tattile, poi ha seguito Fini per cinque mesi, documentandone la lotta quotidiana e i costanti sforzi tesi a cercare un contatto e una comunicazione con i suoi compagni di destino, al fine di alleviarne l'infinita solitudine. La protagonista è accompagnata dalla tenera cinepresa del regista in una serie di visite a persone sordocieche o istituzioni preposte ad accoglierne e documenta come la fine sensibilità della donna riesca sempre a trasmettere il suo calore umano, la sua serena energia interiore, comunicando con un'umanità marginale, che inaspettatamente può raggiungere apici di profondità umana inimmaginabili.
Ne scaturisce un film meteora, un viaggio sensoriale che raffigura un mondo distante anni luce dalla nostra civiltà industrializzata, alieno alla nostra realtà percettiva, ma allo stesso tempo presente (omesso) al nostro fianco.
Incredibile la capacità di Herzog di non fare violenza ai soggetti ripresi e di metterne in luce l'intensa umanità intrinseca, bisognerebbe sottoporre Costanzo e compagni a una "cura Ludovico" proponendogli questo film in loop, per fargli comprendere come va rappresentato e rispettato l'handicap.
La sensibilità visiva di Herzog è raffinata, delicata e magnetica e riesce a suggerire l'indicibile attraverso i dettagli e tutto questo gli permette di produrre suoni e soprattutto immagini non più compromessi dall'omologazione planetaria.
Ripercorrere le esperienze e le sensazioni dei sordociechi significa, per il regista, riproporre a tutti gli spettatori il problema del vedere e del sentire come una sfida, alla ricerca della purezza dei sensi, altrimenti ottusi e logorati dall'abitudine. I sordociechi, inoltre, vengono a rappresentare un'illuminante e misteriosa presenza, enigmatica e destabilizzante per le nostre certezze di cartapesta e per il nostro mondo in maschera.
Molti i momenti della pellicola dove Herzog riesce a catturare l'essenza e a creare pura poesia, tanto che alla fine della visione ci siamo assolutamente dimenticati del grave handicap che affligge questi rilucenti esseri umani.
"In tutti i miei film troverete...visioni. Sinceramente sono molto depresso per questi clichés pubblicitari, questi manifesti di viaggi, queste immagini inutili e insignificanti che ci circondano. Meritiamo di meglio. Il film su kaspar Hauser mi dà un'eccellente occasione di mostrare una sorta di prima visione delle cose. Io voglio mostrare a cosa può assomigliare un albero quando lo si vede per la prima volta nella vita. E' come se fosse la prima volta che si aprono gli occhi per vedere come è fatto il mondo. Ho l'impressione di appartenere al mondo della notte e che i miei film nascano dall'oscurità. Cerco di trovare o di creare un vocabolario di nuove immagini in cui la realtà diventi irreale e visionaria, come per esempio quei mulini a vento in "Segni di Vita" o quella barca in cima ad un albero in "Aguirre". sono cose reali ma in trance, simili ad allucinazioni." (Werner Herzog)
29/11/07
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento