28/11/07

Flaming Creatures

Flaming Creatures
di Jack Smith (1963 USA 42')
con Francis Francine, Sheila Bick, Joel Markman, Mario Montez,
Arnold Rockwood, Judith Malina, Marian Zazeela.

Celeberrimo film dell'avanguardia americana, manifesto della destrutturazione cinematografica sia per quanto riguarda le scelte formali che di contenuto. Fiammeggiante inno alla libertà individuale, girato in un solo giorno a New York, sul tetto di un palazzo del Lower East Side utilizzando lampi di genio e pellicola scaduta, il film rappresenta con una sconcertante anarchia visiva una baldoria collettiva dei bassifondi. Le immagini, spesso date da abbaglianti flash subliminali, sono contorte, imperfette e quasi terremotate dall'interno e vengono accompagnate da atmosfere oniriche e allucinate che rievocano i film surrealisti degli anni Venti e Trenta.
Le protagoniste della pellicola sono creature fiammeggianti ermafrodite, ambigue sirene vamp, paradossali drag queen dal trucco eccessivo (il misero budget di trecento dollari servì per gli accessori, i trucchi e i costumi che richiesero diverse ore di preparazione agli attori prima delle riprese) immortalate in un istante di libertà estrema ed irripetibile. Il richiamo, non senza una iniezione salvifica di umorismo beffardo, è alla Hollywood classica, quella della Dietrich e di Marilyn, riproponendone l'aspetto scintillante e kitsch al tempo stesso, in un'esaltazione appassionata dell'immagine.
Dalla pellicola trasuda un'energia vitale pura e autentica (il richiamo è all'energia pulsionale cosmica delle teorie di Wilhelm Reich), che scaturisce dalla trasgressione dell'ordine costituito, dallo scandalo nell'ostentare un'alterità aliena, dallo sberleffo portato verso la storia e la cultura ufficiali, determinando nello spettatore uno sconvolgente sisma delle convinzioni e dei sensi. Tutta una generazione di cineasti e performers americani sarà influenzata nel profondo dall'opera rivoluzionaria di Smith e probabilmente senza quest'opera seminale, non esisterebbero Nick Zedd, Richard Kern e Ian Kerkhof.
Il regista Smith è un personaggio dell'underground stravagante e carismatico e nella sua fulminante carriera sarà impegnato su più fronti dalla fotografia alla scrittura alla performance art, sempre nel solco di una indipendenza e intransigenza senza eguali.
La proiezione del film all'epoca venne più volte ostacolata dalle autorità (e tuttora il film rimane vietato in molti posti del mondo), che arrivarono ad arrestare e processare Jonas Mekas, strenuo sostenitore del lavoro di Smith e responsabile della sua diffusione attraverso le proiezioni alla Filmmakers Cinémathequé. Il film fu paradossalmente rifiutato anche dalla Commissione di Selezione del Festival d'Avanguardia di Knokke le Zoute in Belgio, ma Mekas con un vero atto surrealista lo proiettò ugualmente nella sua stanza d'albergo, così che alla fine tutti i partecipanti al festival lo videro, spargendone successivamente la fama in tutto il mondo. Allo stesso festival, l'ispirato Mekas quando il ministro della giustizia belga, che era anche presidente onorario del suddetto festival, entrò in sala riuscì con un gesto sublime a proiettargli in faccia "Flaming Creatures" per qualche minuto.

"E' un film talmente bello che mi vergogno quando vedo quel che si produce a Hollywood o in Europa. Io l'ho visto nel corso di una proiezione privata e ci sono poche possibilità che il film esca normalmente in qualche sala. Ma lo ripeto: è un diluvio d'immaginazione, d'invenzioni visive, di poesia, di talento cinematografico che non ha equivalenti se non nei grandi maestri, per esempio Von Sternberg." (Jonas Mekas)
"Flaming Creatures è un raro lavoro d'arte moderna a proposito della gioia e dell'innocenza senza alcun dubbio. Questa innocenza è fatta di temi perversi ,­secondo l'accezione corrente di questo termine, decadenti o quanto meno teatrali e artificiali. Ma penso che ciò è precisamente perché il film attiene alla bellezza e alla modernità." (Susan Sontag).

"Jack Smith è un anarchico, e i suoi film rompono tutte le regole del fare cinema. Si spingono troppo in là, e lo fanno di proposito. Sono troppo ineguali, troppo nervosi, troppo volgari, e a volte troppo belli." (Sheldon Renan)

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