Spiklenci slasti
di Jan Svankmajer
(1996 CEC 75’)
"Il mondo si divide in due categorie di diversa ampiezza... quelli che non hanno mai sentito parlare di Jan Švankmajer e quelli che hanno visto i suoi lavori e sanno di essersi trovati faccia a faccia con un genio."
Il trentesimo film e terzo lungometraggio di Jan Svankmajer, surrealista ceco, rappresenta una combinazione di personaggi viventi e d’animazione classica - senza alcuna elaborazione al computer. Una cavalcata esilarante e affascinante alla scoperta degli infiniti modi in cui i suoi eccentrici e feticistici personaggi perseguono la soddisfazione dei loro piaceri.
Jan Svankmajer nasce nel 1934 a Praga, città dove è ambientato questo film, e nel 1964 realizza il suo primo film d’animazione : già mescolando attori, maschere, e animazione in una accumulazione surrealista che da allora costituisce lo stile uguale a nessun altro di Svankmajer. Tuttora quasi completamente sconosciuto in Italia, si mette in luce vincendo l’Orso d’argento a Berlino nel 1987 con "Alice", primo suo lungometraggio d’animazione, tratto da "Alice nel paese delle meraviglie" di Lewis Carrol.
Interrogato sul film Svankmajer dichiara: "Questo film mescola dei generi dell’immaginario umano così differenti come il grottesco, il gotico, il fantasma e anche la magia, fino alla psicanalisi. Il genere grottesco del film non implica in nessun modo una recitazione grottesca da parte degli attori. Al contrario, è nella storia stessa e nella situazione che si sente il grottesco. Così, la recitazione degli attori sarà semplicemente “realista” e in nessun caso essi reciteranno sopra le righe in modo che le “attività singolari” dei personaggi siano il risultato della loro totale ed incontrollabile devozione al principio del piacere."
Discorso tenuto alla prima del film dal regista:
" Signore e signori,
ci sono ancora molte persone, e questo anche nei circoli cosiddetti specialisti, che confondono l'arte col frustino castigamatti. Essi sono infatti convinti che l'arte debba educare, che la vera arte debba dunque migliorare l'individuo. Per questo una serie di artisti, per riuscire a soddisfare tale richiesta essenzialmente addomesticante, imbottisce i propri film di quello che nelle terre boeme viene familiarmente definito "odore d'umanità". Posso però rassicurarvi che nel mio film non troverete nulla di simile. Se infatti l'arte ha un qualche senso, allora é quello di rendere l'uomo più libero, é quello di liberarci proprio da quelle abitudini addomesticanti che fin dall'infanzia ci vengono introiettate dall'educazione civilizzante. Come sappiamo con Sigmund Freud, l'educazione é strumento del principio di realtà, mentre l'arte é frutto del principio del piacere. E questi due principi si comportano l'un verso l'altro come cane e gatto, come acqua e fuoco, come repressione e libertà. Proprio di questo parla il film. A parte il fatto che si tratta del primo film erotico nel quale non vi siano scene di sesso, "I cospiratori del piacere" é soprattutto un film sulla libertà. Sulla libertà in senso assoluto, così come l'intendeva ad esempio il divin marchese de Sade.
Il tema della libertà, l'unico per cui valga ancora la pena di prendere in mano la penna, il pennello o la cinepresa, é in questo film sviluppato nella forma di un grottesco muto noir. Ritengo che l'umorismo nero e oggettivo, la mistificazione e il cinismo della fantasia siano mezzi più adeguati a rendere il carattere basso della nostra epoca che non il già menzionato, ipocrita, odore d'umanità."
26/11/07
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