05/11/07

The Cockettes

The Cockettes
di Bill Weber & David Weissman (2002 USA 100’)

Splendido documentario: è la storia della comune hippy sorta a San Francisco sul finire degli anni ’60 e di come questa guidata dalla figura carismatica di Hibiscus, “profeta dell’LSD”, diventi un centro libero da vincoli in cui sperimentare vita, sesso, droghe ed arte nella sua forma più pura.
Le "Cockettes" cominciarono ad esibirsi tra una proiezione e l’altra in una sala cinematografica di San Francisco, decisamente molto alternativa, in cui il cinema d'essai europeo si alternava a commedie americane di serie Z o a musical dimenticati: l'unico filo conduttore di tali proiezioni era l'irreperibilità delle pellicole in questione (mi ricorda tanto le proiezioni nostre, di qualche anno fa, al Clan Destino di VHS scalcinate e gracchianti...).
Il gruppo teatrale, nato da questa comune, ebbe una carriera teatrale breve ma intensa, le loro stravaganti esibizioni, drag shows ante-litteram, ricchi di brillantini, look effeminato, abiti e trucco coloratissimi, influenzarono con il proprio stile band underground come le New York Dolls o rockstar come David Bowie ed Elton John, oltre ad anticipare e preparare il terreno al successo planetario dell'affine "The Rocky Horror Picture Show".
Il documentario segue una narrazione cronologica degli avvenimenti, servendosi di vari materiali di repertorio, tra cui le interviste alle vere Cockettes e a vari personaggi carismatici della cultura underground degli anni Settanta (tra cui il profeta John Waters) e utilizza anche esilaranti spezzoni dei film indipendenti a cui il gruppo partecipò, tra cui "Tricia's Wedding" e "Elevator Girls in Bondage", da non dimenticare la stupefacente partecipazione di Divine in veste di guest star ad uno degli ultimi spettacoli delle Cockettes.
La performance burlesca ed irriverente del gruppo diventò il mezzo per sovvertire e fare a pezzi il conformismo imperante dell'epoca ed aprì conseguentemente una via.
Il documentario riesce meravigliosamente a farci respirare l'aria, ingenua certo ma pioneristicamente esaltante, di un'epoca artistica e culturale irripetibile e scivolata nell'oblio collettivo.

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