17/11/07

La Sciamana

Szamanka
di Andrzej Zulawski (1996 POL/FRA/SVIZ 113')
con Iwona Petri, Boguslaw Linda, Pawel Delag,
Agnieszka Wagner, Alicja Jachiewicz

In Italia Zulawski non ha mai avuto fortuna critica, l'ennesima occasione persa, perché ci troviamo di fronte senza ombra di dubbio ad un cineasta visionario e innovatore, profondo indagatore dell'anima umana, uno dei pochi filosofi che hanno praticato l'arte cinematografica.
L'affacciarsi sull'abisso che è la natura umana è però portato nelle sue pellicole alle estreme conseguenze, tutto ciò crea disagio e malessere negli spettatori, letteralmente assaliti alla giugulare dalle brucianti pellicole. Il regista non ha paura di osare (a volte ad un passo dal ridicolo involontario) e colpisce invariabilmente nel segno (ricordo ancora l'allucinante emicrania che mi colse alla fine della visione della versione integrale del suo "Possession", opera sorprendente e depistante, esperienza di visione unica e irripetibile).
I suoi film sono affreschi allucinati, viscerali ed estremamente intensi in cui nulla è concesso allo spettatore e alla piacevolezza di visione, il corpus della sua opera viene ad essere un'escrescenza scomoda e maledetta nella storia del cinema, la sua scelleratezza e isteria creativa lo avvicinano a certe azioni autodistruttive degli artisti di video-arte più estremi. I suoi film alternano momenti di delicatezza assoluta ad altri di folgorante delirio.
Il suo è un cinema faticoso per lo spettatore, apparentemente assurdo, spesso doloroso e talora insostenibile, ma spesso capace di concedere una strana catarsi resuscitante.
La padronanza nell'uso della telecamera a mano (oltre che della steadycam) e del linguaggio cinematografico sono impressionanti (straordinarie le carrellate nervose compiute attorno alle sue isteriche creature). La sua personalissima ricerca sulla recitazione ha prodotto risultati sbalorditivi (chi non ricorda Isabelle Adjani, realmente e visibilmente posseduta in "Possession"...l'attrice rischiò di impazzire sul set...), con gli attori portati a entrare in simbiosi dolorosa con il cuore dei rispettivi personaggi.
Nel 1996 Zulawski, dopo lungo esilio, ritorna nella Polonia repressa dopo la caduta del regime comunista per dirigere un soggetto scritto da una giovane polacca, Manuela Gretkowska, giudicato unanimemente dalla critica ufficiale come oltraggioso verso i valori cristiani e pornografico.
Alla stazione di Varsavia il protagonista Michal, giovane professore di Antropologia, sta salutando il fratello prete che è in partenza. La conversazione fra i due viene interrotta da una studentessa misteriosa ed estremamente disinvolta, senza nome per tutto il film, che si avvicina enigmatica ai due, per poi scoprirsi interessata all'appartamento che il sacerdote lascia libero e che i due hanno intenzione di affittare. Durante la visita all'appartamento, Michal e la ragazza quasi senza parlarsi, come posseduti da forze occulte, fanno l'amore in modo violento. Lo stesso giorno Michal e i suoi studenti scoprono la mummia di un uomo che dovrebbe risalire a tremila anni fa. Michal identifica il corpo come quello appartenente ad uno sciamano di una tribù e cerca di scoprirne le cause della morte.
La ricerca, che diventa ossessiva, sulla vita del presunto sciamano e l'intrigante, e allo stesso modo ossessiva, relazione con la ragazza, lentamente sconvolgeranno la mente dell'uomo.
Lo sciamano per il protagonista diverrà inanzitutto una creatura dell'inconscio, un'entità soprannaturale a cui affidare il proprio castigo.
Gli abitanti di Varsavia e i luoghi stessi (una torbiera, una stamberga di periferia, uno squallido ospedale pediatrico), immortalati attorno ai due protagonisti, sono di uno squallore e di una mostruosità indicibile (evidente urlo di una Polonia lacerata dalla Storia).
Il cammino dei corpi degli attori ripresi nel film è instancabile, tortuoso e zigzagante, incurante dell'urtare contro i muri, spostandosi senza sosta alla impossibile ricerca di un'agognata quiete.
L'erotismo tra i due protagonisti non è che l'unione sofferente di due essere umani lividi e spenti, la messa in scena degli amplessi è costruita dal regista rispettando ben precisi rituali alchemici, da qui la particolarità che i corpi si compenetrano a formare una croce.
Nel malinteso finale il professore toccato dalla notizia del suicidio del fratello prete (e dalla sua turbolente esistenza) deciderà di seguirne il cammino spirituale alla ricerca di una vagheggiata remissione dei peccati. Ma tutto questo porterà la donna in balia a forze irrazionali e arcane (forse reincarnazione dello sciamano), dopo aver posseduto il corpo del malcapitato, a possederne, letteralmente, anche il cervello.
Da segnalare la potente e ipnotica colonna sonora percussiva di Andrzej Korzinjki.

"Il conflitto e la violenza sono i temi ricorrenti nella sua opera. Questo stato conflittuale è un elemento motore del suo processo creativo e le è indispensabile?"
"I conflitti e le violenze dei miei film sono dei riflessi piuttosto palesi dei conflitti e delle violenze che accadono nel mondo. Sono sensibile alla violenza e alla cattiveria delle cose. Il privilegio di poterle mostrare sullo schermo è un mezzo per esorcizzarle. Non si tratta di urlare sempre e ovunque. E' molto più complicato dei sospiri nei film di Rohmer...E' la realtà che è violenta. Certi studi accusano il cinema di provocare la violenza nei giovani. Io risponderei diversamente. Qualsiasi cosa può generare la violenza fra la gente, non per forza il cinema. E' meglio secondo me vedere la violenza sullo schermo che vederla uscendo dalla sala..."
"Anche il rapporto con il corpo occupa un posto molto importante nella sua opera..."
"Sa, io credo che noi siamo costruiti su questi due poli, lo spirito e il corpo, che l’uno senza l’altro non avrebbero alcun senso e nemmeno esisterebbero. Fin dall’alba dei tempi si è tentato di dividere l’uomo in due parti, ci dicevano che lo spirito è puro e che il corpo è macchiato. Io penso che l’uno sia il fondamento dell’altro e viceversa. Prendiamo ad esempio le ricerche sull’infinitamente piccolo, nel campo della materia, che sono arrivate a un punto davvero stupefacente. Il più piccolo elemento che è stato scoperto finora non ha nessuna caratteristica di ciò che chiamiamo materia. Non ha peso, non ha movimento, non esiste fintanto che non lo si guarda. E’ in un certo senso puro spirito. E questo ci mostra quanto ancora sia incomprensibile il campo dei legami tra il corpo e l’anima."
(Andrzej Zulawski)

"Questa dissacrazione dei tabù, questa trasgressione causa lo shock che lacera la maschera, permettendoci di offrire il nostro essere nudo a qualcosa di indefinibile, ma che contiene Eros e Charitas."
(J. Grotowski)

1 commento:

Anonimo ha detto...

Interessante il pezzo dell'intervista a Zulawski.
Anche se in parte non sono molto d'accordo su vari punti del post. Poi la cosa bella è che ognuno vede ciò che vede. aldilà del significato.