di Tod Browning (1935 USA 60')
Per Browning il vampiro è figura dello spettacolo (si pensi alla recitazione di Bela Lugosi e all'impianto teatrale di Dracula): Mark of the Vampire, sublime e farraginoso, non ha nulla dei momenti di tensione standard per il genere, le aggressioni sono tutte fuori campo, l'unico istante canonico (la ragazza chiusa nella stanza col fantasma del padre assassinato all'organo) serve solo a svelare il film nella sua realtà di messinscena; Browning è interessato solo alle camminate dei suoi vampiri, ai loro trucchi teatrali (ma che, come per Méliès, a teatro sarebbero stati impossibili) e lui, così teatrale in Dracula, in queste riprese di teatro sfoggia tutte le potenzialità della macchina da presa in una fluida dialettica di stacchi e movimenti. Remake di London after midnight diretto dallo stesso Browning nel 1927.
(dalla retrospettiva Tod Browning del luglio 1977 presso cineclub La Cappella Underground di Trieste)
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