Le tentazioni del Dottor Antonio
di Federico Fellini (1962 FRA/ITA 60')
"Le tentazioni del dottor Antonio - dice Fellini - è solo uno scherzo. Non parlatene come di una cosa seria". Ma poi, subito dopo, si confessa. In fondo il suo sketch ha una storia, anche se breve. Erano i tempi, quando Ponti e Cervi gli parlarono di Boccaccio 70, di Trombi e Spagnuolo. Ma soprattutto era da poco finita la ventata polemica e talvolta astiosa e velenosa contro "l'immoralità" de La dolce vita. Ci fa capire insomma che Le Tentazioni del dottor Antonio non è casuale. C'era il pungolo, per Fellini, ed era la reazione contro la censura. Il pretesto per superare una situazione amara e spiacevole di cui ancora conserva le tracce, in se stesso. Lo sketch è servito un po' come da liberazione. Alla radice di tutto questo c'è l'ultimo articolo su La dolce vita che Baragli scrisse su La civiltà cattolica. Accusò lui e Rizzoli di aver realizzato il film per soldi; disse tra l'altro che il film pretendeva di essere un "giudizio", un giudizio però di persone che erano immerse nel vizio fino al collo. Un'offesa insomma anche ai gesuiti genovesi e milanesi che lo avevano aiutato...Ecco quindi la reazione, con Le tentazioni del dottor Antonio. Si trattava di inventare una storia (ne parlò con Flaiano e Pinelli) sul moralismo più deteriore, su un personaggio divorato dalla sua naturalezza inespressa., per reagire contro la censura, contro quelle persone che avevano avuto il coraggio di imprigionare persino Chagall. Nacque così in brevissimo tempo, in quindici giorni appena, la storia del dottor Antonio, questa "girandola" sul nostro tempo che - sottolinea Fellini - ha una dimensione clownesca.
(Di Carlo & Frattini, Boccaccio 70, 1962) per Ale
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