Rapina a mano armata - The Killing
di Stanley Kubrick (1955 USA 83')
Finalmente Kubrick, non dimenticando che si tratta del primo film proiettato dal nostro cineclub...Terzo lungometraggio di Kubrick, dall'omonimo romanzo di Lionel White, finanziato dalla United Artists (il costo finale sarà di 320000 dollari). La fotografia color acciaio è di Lucien Ballard, che precedentemente ha lavorato con Raoul Walsh e Budd Boetticher, diventando successivamente negli anni Sessanta collaboratore di Sam Peckinpah. Scrive Deleuze "datemi un cervello sarebbe l'altra figura del cinema moderno. Un cinema intellettuale, per differenza dal cinema fisico...Se si considera l'opera di Kubrick, si vede a che punto è il cervello a essere messo in scena. Gli atteggiamenti del corpo giungono alla massima violenza, ma dipendono dal cervello. In Kubrick infatti il mondo stesso è un cervello, vi è identità tra cervello e mondo...L'identità di mondo e cervello, l'automa, non forma un tutto, ma piuttosto un limite, una membrana che mette in contatto un fuori e un dentro". Rapina mano armata, come scrive giustamente Mereghetti è "un noir di un vigore impressionante, freddo e saturo di tensione come raramente capita di vedere sul grande schermo. Straordinaria la struttura temporale, che usa i flashback non solo per dar conto delle vicende passate (senso diacronico), ma anche per esprimere la simultaneità degli eventi (senso sincronico). Bernardi nota "il problema del tempo è sempre stato al centro della ricerca stilistica e delle riflessioni filosofiche di Kubrick. Nel film la ripetizione di alcune scene a una certa distanza, viste da punti di vista differenti, si risolve in una specie di attacco alla nozione classica del tempo narrativo e di ritorno al montaggio delle origini del cinema. Il sacco pieno di banconote che avevamo visto gettato fuori dalla finestra in una prima scena, solo molto più tardi volava in strada, fuori dalla stessa finestra. La rissa avviata nel bar dal russo Maurice, dopo qualche tempo ricominciava da capo, ma da un altro punto di vista. L'altoparlante ripeteva ossessivamente la stessa frase, annunciando la partenza della stessa corsa, come se il tempo si fosse fermato o , meglio, come se il tempo si fosse reificato. I personaggi sembrano condannati a ripetere le stesse azioni per un numero indefinito di volte". I personaggi non si dimenticano, i dialoghi sono superbi, pieni di continua, sottolineata ironia. Il film è la messa in scena di giochi che si incastrano, con una struttura narrativa che verrà poi ripresa e riutilizzata dall'onnivoro Quentin Tarantino nel suo Pulp Fiction. Ghezzi afferma "Kubrick ha fatto le cose per bene, e si capisce lo stupore ammirato della critica statunitense di fronte a quello che in Europa poté sembrare al massimo un film interessante e originale (per squarci, per presunti barocchismi figurativi, o per la storia), ma che a chi vivesse lo spettacolo del cinema americano dimostrava chiaramente di essere un confronto totale con il cinema nei limiti del genere adottato".
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