I racconti della pallida luna d'agosto
di Kenji Mizoguchi (1953 GIAP 94')
Film di estrema raffinatezza, dalla bellezza ora altera ed ora eterea, film in cui si fondono in uno stesso ampio movimento l'epopea e l'elegia, l'arte dell'affresco e l'arte della fuga, I racconti della pallida luna d'agosto può essere considerato un punto limite nell'arte del cinema. Eric Rohmer lo esalta con queste parole "E' allo stesso tempo il mito greco dell'Odissea e la leggenda celtica di Lancillotto, uno dei più belli tra i poemi d'avventura e passione, uno dei canti più fervidi che mai siano stati composti a onore della rinuncia e della fedeltà, un inno all'Unità e contemporaneamente alla diversità delle apparenze". Quando Mizoguchi (1898-1956) lo girò aveva già al suo attivo più di settanta film, di cui solo un'infima parte era stata vista in Europa. egli è senza dubbio il più grande poeta del Giappone, un autore che ha praticato da virtuoso "l'arte della modulazione", come la definisce Jacques Rivette. Per I racconti della luna pallida d'agosto Mizoguchi si è ispirato a due testi di una celebre raccolta del XVIII secolo, i Racconti di pioggia e di luna di Akinari Ueda, storie di fantasmi. La costruzione oscilla tra due storie diverse, mescola il destino di due personaggi, contrappone due tipi complementari di donna, gioca sull'alternanza di due ritmi.
(Claude Baylie)
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