Il Bidone
di Federico Fellini (1955 ITA 92')
"Ogni ricerca che un uomo svolge su se stesso, sui suoi rapporti con gli altri e sul mistero della vita, è una ricerca spirituale e, nel senso vero del termine, religiosa. Suppongo sia questa la mia filosofia. Faccio i miei film nello stesso modo in cui parlo alla gente. Questo per me è neorealismo, nel senso più puro e originale. Una ricerca in se stessi e negli altri. In ogni direzione, in tutte le direzioni in cui va la vita..." (Federico Fellini)
Opera molto sottovalutata di Fellini, ma che invece racchiude innumerevoli pregi, prima di tutto fondendo un crudele realismo con alcuni spunti surreali, resta un anello di passaggio fondamentale nella carriera del regista, a metà strada tra i primi film neorealisti e i capolavori della maturità. Scrive Bianchi "Il bidone è un cocktail nel quale si mescolano una ribalda festosità degna del Satyricon e quella vena disperata ed amara da cui sgorgò Zampanò". Il regista, scrive Di Giammatteo, "dipinge con molta efficacia l'universo cinico che si agita intorno al protagonista Augusto, coacervo di miserie, credulità, inganni e prepotenze che nascondono solo in parte l'assoluta amoralità di società e tempi alle soglie del boom economico destinato presto ad autoesplodere con il fragore onomatopeico della sua definizione". Fellini dichiara che "dove esistono due uomini si nasconde un bidonista", evidenziando lo squallore esistenziale dell'uomo moderno "che vive nell'allarme continuo, nell'isolamento sociale, nella solitudine, e spesso nella nausea di sé stesso" proprio come il bidonista. Il film è un'opera drammatica e desolata, che comincia in chiave satirica, ma finisce in modo disperato e sconfortante. Durante il film Fellini evita ogni strizzata d'occhio allo spettatore (punto debole de La strada) per abbracciare una narrazione spoglia di ogni ornamento e per questo ancor più efficace nel dipingere l'universo che ruota attorno a questi disperati. Il compianto Kezich invece scrive "il precedente stilistico è Kafka, in quanto l'itinerario del vecchio bidonista dallo sguardo stanco rispetta l'ingranaggio kafkiano del processo e della condanna, in un mondo altrettanto crudelmente oggettivato, fra uomini stanchi e indifferenti. Non c'è da meravigliarsi che Il bidone dia fastidio ai dogmatici e alle loro definizioni". Il film, infatti, all'uscita fu criticato aspramente a venezia, dove non fu apprezzata la personale rilettura dell'idea cattolica della Grazia che può riscattare tutta una vita. Georges Simenon invece rende giustizia al grande regista affermando "Fellini non è soltanto un grande regista, il più grande del nostro tempo, ne sono sicuro: è soprattutto un creatore, grande, vero, fors'anche inconsapevole, talvolta un po' sconcertante, che ha attinto dal subcosciente il materiale per tutte le sue opere. Per questo lo ammiro profondamente, un po' geloso, forse, d'una potenza che sento di non possedere. Per me Fellini è il cinema".
07/01/11
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento