Febbraio Cinema 2011 Scaglie
Domenica 6 Febbraio ore 21.30
Pusher
di Nicolas Winding Refn (1996 DAN 105')
Con questo film “inizia la piacevole scoperta e formazione di un artista che risolleva le sorti del cinema europeo con gran classe.
Il suo esordio rappresenta una rielaborazione di quel famoso corto e diventa un cult discusso, un caso di studio presso le giovani generazioni di critici e spettatori: Pusher è un film dall'imprinting americano ma con il background e le atmosfere di Copenaghen, che mette in scena un infernale mondo popolato da prostitute e delinquenti, una dimensione da fumetto feroce, da pulp sotterraneo. Refn configura subito quei marchi di fabbrica che distingueranno la sua opera prima dagli altri film europei del '96 e che ritroveremo, declinati in altri sottotesti tematici e sotto il segno di varie contaminazioni di genere, nei film successivi: il ritmo veloce come un pugno o una coltellata sferzati con veemenza, una messa in scena coraggiosa della violenza, ma senza controcanti nichilistici, un ritratto psicologico dei personaggi sempre preciso e accurato.
Il successo strepitoso di Pusher spinge Refn a continuare dritto per la sua strada, scrollato dai formalismi che viziano un cinema benpensante” e a regalarci perle quali I seguiti, Bronson e Valhalla Rising, già proiettati a Scaglie. (A.Cinicolo)
Domenica 13 Febbraio ore 21.30
Heartless
Heartless
di Philip Ridley (2009 UK 114’)
Gradito ritorno al cinema di Philip Ridley, artista a 360 gradi, degno della nostra ammirata venerazione: pittore (a 14 anni tenne la sua prima personale), scrittore (celebri i suoi romanzi per ragazzi quali "In the eyes of Mr Fury", "Flamingoes in Orbit", "Kasper in the Glitter", "Meteorite Spoon", "Scribbleboy"), drammaturgo ("Leaves of Glass" tra gli altri), sceneggiatore (sua la sceneggiatura de "The Krays" di Medak), fotografo e cineasta (il capolavoro “Riflessi sulla pelle”, "The Passion of Darkly Noon", oltre ad un paio di cortometraggi oltre a questo film). Unico artista britannico ad aver ricevuto dall'Evening Standard, il premio rivelazione sia per il Cinema che per la Drammaturgia. Heartless, horror gotico e coinvolgente, narra di Jamie Morgan (Jim Sturgess) che vive a est di Londra, in un ambiente urbano dominato da crudeli bande di criminali (sembrano demoni), la cui violenza casuale ha indotto il ragazzo a pensare che il mondo sia cupo e senza significato. Ma in seguito Jamie si renderà conto che gli episodi di criminalità non avvengono a caso ma seguono delle precise regole, imparando sulla propria pelle che ogni cosa ha le sue ragioni. Il tutto è poi complicato dal fatto che Jamie ha un enorme voglia che gli occupa parte del volto e del corpo ed è disposto a tutto pur di togliersela…anche a fare un patto col diavolo…ed è proprio la capacità di sconfiggere il Male con il suo Sovrano l’argomento di questo proiettile in celluloide.
Domenica 20 Febbraio ore 21.30
Bandiera Gialla
Bandiera Gialla
di Elia Kazan(1950 USA 96')
Da una nave giunta da Orano a New Orleans sbarca un armeno, sospetto portatore di peste, e viene subito ucciso. Un medico coraggioso e la polizia cercano di bloccare una possibile epidemia. Serpeggia il panico. Il luogotenente medico Reed e il capitano Warren della polizia cercano in ogni modo di risalire alle persone frequentate dall'armeno Gli inconsapevoli portatori del contagio fanno di tutto per non farsi trovare dalla polizia, visto che sono anche gli assassini ricercati. Un noir di prima classe, di taglio semidocumentaristico da uno degli indiscussi Maestri della Settima Arte. Suspense, atmosfera, azione, e una suggestiva descrizione dell'ambiente portuale nello stupendo bianconero di Joe McDonald. Oscar per il soggetto a Edward e Edna Anhalt.
Domenica 27 Febbraio ore 21.30
Notte sulla città
di Jean-Pierre Melville (1972 FRA/ITA 98')
di Jean-Pierre Melville (1972 FRA/ITA 98')
L’ultimo affondo Melville è un film d’ombra, prigioniero del crepuscolo (dell’autore, dei personaggi… del genere?), che ripassa le amate suggestioni e le risolve in chiave soffusa e sepolcrale, mettendo in scena una manica di spettri prossimi al dissolvimento. C’è tutto: il meccanismo implacabile di sospensione, che si apprezza nella ripresa in banca – un avvolgente ballo di posizioni – e nella sequenza del furto della valigia – per durata, intensità, disposizione scenica quasi gemella dell’assalto ai lingotti in Le deuxième souffle -, il sapiente ricalco dell’archetipo nel tratteggio dei personaggi, il romanticismo asciutto e ormai praticamente annichilito, la mano del fato. L’intreccio sboccia in fieri, imprigionando Coleman nell’auto di pattuglia prima dell’inizio del film, seminando dettagli di una fioca quotidianità e lanciando una rete soffocante di tormenti passati oggi attutiti. Lo stesso noir appare introiettato e immobilizzato nelle sue forme e declinazioni – la singolarità dell’uomo, solo con il destino, trova sintesi nella secchezza del titolo: un flic - e vestito per la fase del ripasso. E’ su questo tessuto che si innesta il discorso scenico dell’autore, che apre su un’amniotica ripresa marina per esporre la consueta teoria inesorabilmente sospesa: la lunga masquerade di Richard Crenna (il criminale si infila il pigiama, cfr. Jean Gabin in Gribsbì di Jacques Becker) possiede il calcolo della sintesi stilistica, che nel preludio dell’azione sovrappone totalmente il tempo del film al tempo della realtà, poggiando su gesti e oggetti – lo specchio, il pettine, le pantofole -, favorendo la nascita caratteristica della tensione fino all’istante del botto (il furto). Un flic riprende inoltre le fila della diatriba sull’Inevitabile e lo umanizza definitivamente in Catherine Denueve, polo chimico (il Destino è una formula?) che attira i due uomini inevitabilmente e, avvicinandosi al momento del contatto, prepara l’esplosione conseguente. Ha davvero le stimmate di ultimo film, questo lavoro che inciampa volutamente nella meccanica dell’intreccio e infine, in una manica di battute impagabili, copre di un velo ambiguo i volti delle pedine; lascia il dubbio nell’aria – perché Coleman ha premuto il grilletto? – e finisce di dibattersi, tornando chiuso in pattuglia, riportandosi anche fisicamente tra le sbarre di un cosmo determinato. (E.DiNicola)
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