Girolimoni, il mostro di Roma
di Damiano Damiani (1972 ITA 125')
"Quando un cane solo si mette ad abbaiare ad un'ombra, diecimila cani ne fanno una realtà"
(Proverbio cinese)
Archiviato da più di trent'anni dalla televisione e dimenticato da tutta la critica ufficiale e non, ma incredibilmente editato in dvd, il film di Damiani è invece attualissimo. I temi scottanti e scomodi si riferiscono ad un episodio realmente accaduto, un errore giudiziario (il caso Valpreda) nel periodo fascista. La stampa giudica questi casi, spesso sostituendosi alla magistratura, strumentalizzandone ogni aspetto e a volte inventandosi di sana pianta degli episodi, discostandosi così dalla realtà allo scopo di sfamare la psicosi forcaiola di massa, aumentando così tirature e vendite del proprio prodotto, decretando verdetti prima dei processi senza certezze oggettive, che peraltro sono spesso difficili da conseguire. Negli anni si sono succeduti molti episodi simili a quello raccontato nel film ed il trucco è sempre quello: le autorità del "Palazzo" in determinati momenti di crisi, di difficoltà nella gestione del potere o per coprire le proprie malefatte, focalizzano l'attenzione del pubblico su questi episodi di cronaca nera, con l'aiuto della magistratura e la collaborazione indistinta di giornali e televisioni. La storia italiana è infarcita di episodi sanguinosi di cronaca nera, dove dallo scovare un capro espiatorio chi governa ne trae grande beneficio, mostrandosi giusto e tempestivo. E' l'antico eterno gioco di spostare l'attenzione e di fregare la povera gente. Girolimoni narra di un assassino che si aggira per Roma alla fine degli anni Venti uccidendo bambine. Gino Girolimoni, interpretato da un superbo Nino Manfredi, un fotografo viene arrestato con grande clamore dei giornali per poi venire scarcerato di nascosto per mancanza di prove. Questo film va visto anche perché viene a configurarsi come una metafora radicale e profonda di alcuni dei meccanismi del potere attuati dalla società dello spettacolo.
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