Freaks
di Tod Browning (1932 USA 64')
Tuttora “Freaks” risulta essere uno dei film più estremi mai fatti, in cui Browning racconta con taglio semi-documentaristico la vita quotidiana e i comportamenti privati dei freaks, i cosiddetti scherzi di natura, fino a pochi anni prima trattati come mirabolanti attrazioni nell'ambito del mondo dei baracconi. L'approccio di Browning è deciso nel perseguire il ribaltamento dei punti di vista tradizionali e riesce a spazzare via qualsiasi pregiudizio, mostrandoci i freaks come figli umani di genitori umani, trasformati però, da forze incomprensibili alla nostra razionalità, in protagonisti di un destino misterioso e ineffabile. Il film è ancora in grado di imbarazzare e spiazzare lo spettatore attuale perché il Freak, per la fragile struttura psicologica dell'uomo contemporaneo (soprattutto quello occidentale) rappresenta un indigeribile elemento di frattura, riportandoci alla coscienza e facendo riemergere, con la sua semplice presenza, antiche paure infantili. E' la stessa sensazione di imbarazzo che si prova quando per strada si incrocia uno storpio deforme e si è contemporaneamente tentati di allontanare lo sguardo o attratti a guardare...e infatti non dimentichiamoci che i freaks vengono, nelle nostre città, tenuti celati allo sguardo in strutture residenziali apposite oppure ridotti a mendicare sulle strade e che la deformità è considerata, nell'opinione comune, una giusta causa di aborto.
Insomma i freaks con la loro radicale diversità non si riescono a catalogare e sono in grado di destabilizzare gli incerti confini della nostra identità, mentale e corporea, per cui nella nostra quotidianità la società cerca di minimizzare le nostre possibilità di contatto con questi “misteriosi” esseri umani.
Il film di Browning è anche un tenero omaggio al mondo dei baracconi di Phineas Taylor Barnum, geniale showman ottocentesco, che contribuì a formare l'immaginario del primo pubblico di massa della storia moderna, plasmandone gusti e opinioni, tanto che il mondo dei baracconi risulta tuttora un elemento molto importante per la cultura popolare americana. Sotto le tende da circo di Barnum prese vita, davanti a migliaia di persone, “il più grande spettacolo del mondo”, nell'ambito del quale lo showman riuscì a resuscitare negli spettatori quel senso di meraviglia, percorsa però da un brivido ancestrale di sgomento, che si prova nell'ammirare i miracoli della Natura, quando si mostrano nella loro ciclopica ricchezza e varietà. E, come ci ricorda il mio nume tutelare Leslie Fiedler, “al centro di questa visione del mondo come meraviglia vi erano i freaks”. I baracconi, se ci pensiamo bene, hanno rappresentato un mondo all'insegna del sensazionalismo e dell'imbroglio, non poi molto dissimile dal nostro, la grande differenza è che oggi vi è molta più ipocrisia...
I freaks del film avevano tutti avuto una fulgida carriera legata ai circhi viaggianti e ai luna parks: Daisy e Violet Hilton (le sorelle siamesi), il principe Randian (Prince Randian il torso vivente indù), Olga Roderick (la donna barbuta), Slitzie (la pinhead, capocchia di spillo), Johnny Eck (il ragazzo con metà torso), Joseph/Josephine (il mezzo uomo/mezza donna), Martha Morris (la donna senza braccia), Koo Koo (la ragazza uccello), Frances O'Connoer (la vivente Venere di Milo), Peter Robinson (lo scheletro umano), Elizabeth Green (la cicogna umana), Ehire e Jennie Lee Snow (altre capocchie di spillo), Harry Earles e sua sorella Daisy (i nani). Browning stesso, artisticamente, aveva un passato nell'ambiente dei baracconi, essendo scappato di casa a soli sedici anni per unirsi ad un circo viaggiante. Prima di diventare regista era infatti stato domatore di circo equestre, clown, illusionista, attore di vaudeville, contorsionista, equilibrista, mangiatore di serpenti, comico di burlesque, finto negro del varietà, assistente di maghi e soprattutto imbonitore. Il suo campo d'azione era quindi rappresentato da quel ristretto limbo che intercorre tra realtà e illusione, esperienza e fantasia, dato di fatto e mito. Nel film però, a differenza di quanto accade negli spettacoli mostrati nei baracconi, i suoi freaks ci fanno entrare nel privato della loro condizione esistenziale e scopriamo che sono in tutto e per tutto uguali a noi. “Sono come bambini e Dio li ama” esclama durante il film la tutrice delle pinheads (Madame Tetrallini) ad un custode di un parco, rimasto agghiacciato dalla comparsa improvvisa davanti a sé del gruppo di freaks. I protagonisti del film conducono una vita ordinaria, nonostante le menomazioni, fatta di gioie e dolori, esattamente come la nostra e sono rappresentati da Browning con grande sensibilità, riuscendo a trasfondere negli spettatori una sensazione di solidarietà e quasi di tenerezza verso di loro. Ma i freaks, proprio come noi, non sono né innocui né innocenti e se minacciati si difendono, anche ricorrendo alla violenza (se necessario) e questo non fa altro che renderli interamente umani. L'intreccio per “Freaks” venne ispirato a Browning dalla novella di Tod Robbins dal titolo “Spurs”, pubblicata nel 1923 nel “Munsey's Magazine”, riadattata dal regista al punto da renderla quasi irriconoscibile, profondamente modificata nella trama e nel significato.
La trama del film è facilmente riassumibile: Hans e Frieda sono due nani fidanzati e felici, impiegati in un circo itinerante. La loro unione vive un momento di crisi quando la bella Cleopatra, la trapezista del circo, viene a sapere che Hans ha ereditato una somma ingente e in combutta con il gigante Ercole, il forzuto del circo, decide di irretire il nano, fino ad arrivare a sposarlo per poi avvelenarlo e così impadronirsi dell'eredità. Hans viene ammaliato dalle generose grazie della trapezista e così decide di sposarla. Durante il banchetto di nozze tenuto dai freaks si svolge a sorpresa una specie di rito di iniziazione in cui viene chiesto a Cleopatra di bere da un'enorme coppa di cristallo, dalla quale hanno attinto un sorso diversi freaks della tavolata. E' un invito perché lei entri a far parte della comunità, nel momento stesso in cui si sposa con uno di loro. Ma quando un nano porge la coppa alla donna e l'intero gruppo intona: “Noi l'accettiamo, è una di noi...una di noi, una di noi...Trinca! Trinca! una di noi!”, Cleopatra visibilmente ubriaca getta lo champagne e si alza disgustata, urlando con disprezzo “Freaks! Freaks!”. In questa reazione mostra la cattiveria tipica di chi respinge i freaks considerandoli esseri schifosi. La donna si allontana poi dalla tavola, sollevando l'ubriaco Hans e portandoselo via sulle spalle, inerme in balia del suo volere. Il giorno successivo si scopre che Hans è ammalato. Dopo averlo visitato, il medico afferma che probabilmente è stato avvelenato. Frieda e i freaks capiscono così che le intenzioni di Cleopatra sono negative e decidono di vendicare Hans, applicando il loro particolare codice, “secondo il quale se ne offendi uno, è come se li avessi offesi tutti”.
Nello spettacolare finale si vedono freaks minacciosi e armati strisciare, scivolare e saltellare tra i baracconi del circo durante una tempesta d'incredibile ferocia. Inseguono Cleopatra ed Ercole fra carozzoni fracassati e campi inzuppati, illuminati solamente da occasionali lampi. A questo punto il film si chiude così come era iniziato e vediamo l'imbonitore del circo che presenta la nuova creatura: “era una volta una bella donna. La chiamavano il pavone del trapezio....In quale modo sia stata ridotta così non lo si saprà mai. Alcuni dicono un amante geloso. Altri...il codice dei freaks...”. A questo punto, guardando in basso, vediamo la Donna Gallina, una creatura alta meno di un metro, che ha il viso di Cleopatra, un petto coperto di piume, nessuna gamba visibile e artigli al posto delle mani. La versione integrale del film mai apparsa in pubblico, come ci dice Teo Mora, prevedeva anche la presenza di Ercole il forzuto, nell'esposizione finale presentata dall'imbonitore, "castrato e obeso, che canta con una voce in falsetto”.
Il film fu un fiasco commerciale colossale per la MGM, i cui guadagni non ammontarono nemmeno alla metà del denaro investito. Venne attaccato praticamente da tutti: dai critici, dai gestori dei cinema e dalle associazione genitori/insegnanti con la motivazione principale che la storia si configurava come un inno alla mostruosità innocente e alla normalità colpevole. Ne risultarono forti pressioni verso l'ufficio di censura che portarono al taglio di oltre mezz'ora di pellicola e che hanno reso il film a noi pervenuto irrimediabilmente monco. Persino alcuni dei freaks che vi avevano partecipato, in primis la donna barbuta, si lasciarono convincere a posteriori che Browning aveva diffamato la categoria e lo dichiararono pubblicamente. E lo stesso Browning, benché abbia continuato a fare cinema ancora per qualche anno, si persuase che il pubblico non era più in sintonia con la sua sensibilità e nel 1939 si congedò mestamente dal mondo del cinema, trascorrendo gli ultimi vent'anni della sua vita lontano dai riflettori.
Ma la sua opera rivoluzionaria ha lasciato diversi eredi nel mondo della celluloide, tra i quali spiccano “El Topo” di Jodorowsky e “Of Freaks and men” di Balabanov.
“La storia del pensiero, conforme alla facciata sociale, ha teorizzato il giudizio estetico/etico dell'umanità sui canoni del bello, dell'efficiente, del produttivo. Chi non può (né vuole) correre nel delirio generale è un giocattolo rotto. Viene escluso dal gioco degli eccessi, espulso dal mercato e dalla logica del conforme. Sbattuto fuori dalla politica dell'ostentazione audiovisuale sospetta: è il trionfo della merce che si moltiplica nello spettacolo seriale della vita.” (Pino Bertelli)
“Essi (i diversi, gli emarginati) permangono al di fuori del processo democratico...perciò la loro opposizione è rivoluzionaria anche se non lo è la loro coscienza. La loro opposizione colpisce il sistema dal di fuori e quindi non è sviata dal sistema; è una forza elementare che viola le regole del gioco, e così facendo mostra che è un gioco truccato.” (Herbert Marcuse)
25/09/08
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento