Au bord du lac
Patrick Bokanowski (1994 FRA 6')
"Immaginiamo un occhio che non sa nulla delle leggi della prospettiva, un occhio che ignora la ricomposizione logica, un occhio che non corrisponde a nulla di ben definito, ma che deve scoprire ogni oggetto che incontra attraverso un'avventura percettiva..."
In questa frase di Stan Brakhage è racchiusa l'essenza dell'affascinante cinema di Patrick Bokanowski, vero e proprio alchimista della settima arte, in Italia praticamente sconosciuto.
L'approccio alla realtà di Bokanowski è indiretto, spesso letteralmente "filtrato" come nello splendido "Au bord du lac" in cui le riprese effettuate ai bordi di un lago, luogo classico di svago e villeggiatura, vengono distorte attraverso l'interposizione tra l'obiettivo e la realtà di un vetro smerigliato, espediente che permette al regista di forgiare stupefacenti e suggestive visioni pittoriche. Il cinema è scosso nelle sue fondamenta e le immagini mostrano una metamorfosi della realtà filmata e ne negano definitivamente l'oggettività.
Mescolando fotografia sperimentale, effetti ottici e chimica ermetica, Bokanowski nei suoi film raggiunge risultati che lasciano a bocca aperta, capaci perfino di andare ad alterare temporaneamente la percezione di chi guarda, ponendosi in comunicazione diretta con la nostra essenza profonda.
Capolavoro assoluto del suo cinema geroglifico è il cortometraggio "La Femme qui se poudre" del 1972, grottesca e surreale esplorazione dell'inconscio, immersa in un'atmosfera ancestrale e perturbante, in cui si viene travolti da un turbine di immagini enigmatiche e meravigliose, forse tra le più fiammeggianti mai create, sicuramente film punto di riferimento per le opere più sperimentali e innovative di cineasti da tutti osannati come David Lynch e Guy Maddin.
14/09/08
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