La bambola del diavolo - The Devil-Doll
di Tod Browning (1936 USA 78')
Recluso nel penitenziario dell'Isola del Diavolo, a causa dei loschi traffici dei tre ex soci che lo hanno fatto condannare ingiustamente per arricchirsi alle sue spalle, un banchiere riesce ad evadere insieme a un criminoso scienziato, dopo ben vent'anni di carcere. Lo scienziato ha scoperto una sostanza chimica che, se inghiottita da un animale, ha la straordinaria capacità di miniaturizzarne il corpo, riducendolo alle dimensioni di un bambolotto. Lo scienziato ha intenzione di testare la sostanza sugli esseri umani allo scopo di risolvere il problema del sovrappopolamento del pianeta. Quando, finalmente fuori di prigione, riesce ad iniziare gli esperimenti, aiutato dal banchiere e dalla perfida e sciancata moglie (figura che richiama l'Elsa Lanchester de La moglie di Frankenstein, fritta però da quindici anni di manicomio), si accorge che gli esseri rimpiccioliti diventano degli eccellenti schiavi, completamente privi di volontà. Vedere la congrega di cattivissimi vecchietti all'opera è uno spasso assoluto e solo il genio cristallino di Browning poteva regalarci tali psicotroniche sequenze. Alla prematura morte dello scienziato durante un esperimento, il banchiere interpretato da un ottimo Lionel Barrymore (che non fa rimpiangere troppo l'attore feticcio di Browning: Lon Chaney) decide di utilizzare la sostanza dello scienziato per mettere in atto la sua agognata vendetta. La follia che pervade il film fa in modo che questi, per attuare il suo diabolico piano, decida di travestirsi da dolce nonnina e camuffi i suoi esperimenti aprendo un negozio di giocattoli, dove le sue creature possano essere nascoste tra bambole inanimate. Vedere Barrymore, nonostante la notevole stazza, imbellettato con gli orecchini e la parrucca da vecchietta è veramente indimenticabile. Vendendo, con furbi stratagemmi, le sue creature miniaturizzate a due dei suoi ex soci il banchiere riesce così a rendersi insospettabile e a compiere dei fantasiosi delitti. Notevoli a questo proposito gli effetti speciali di miniaturizzazione che anche a distanza di tanti anni non tradiscono la credibilità della pellicola (che siano stati rimpiccioliti per davvero?). Il finale che non svelerò e in cui entra in gioco anche la figlia del protagonista (che per sbarcare il lunario fa la lavandaio di giorno e la prostituta di notte) è un po' più convenzionale (scelta imposta come sempre dalla produzione), ma il rapporto tra Barrymore e la vedova dello scienziato, che vuole portare comunque a termine ad ogni costo gli esperimenti del marito, riserva ancora dei discreti colpi di scena...Film basato sul romanzo Burn, witch, burn di Abraham Merritt, che nelle intenzioni originali di Browning doveva esplorare il misterioso mondo dei riti vudù ed avere un finale secco e spiazzante (il banchiere finiva selvaggiamente ucciso da alcuni malviventi che aveva miniaturizzato per attuare la vendetta). Sarebbe stato sicuramente un film leggendario (Witch of Timbuctoo), ma si sa che la storia del cinema è zeppa di pellicole che i produttori hanno insulsamente annacquato. Comunque da recuperare, qualche scaglia di Browning, straordinario regista di Freaks e Lo sconosciuto, c'è.
06/01/10
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento