di Harmony Korine (1997 USA 89')
Sconcertante istantanea di un piccolo centro della provincia americana, intrisa di nichilismo e infelicità umana, ma venata anche di qualche momento di inaspettata tenerezza. Harmony Korine, ventitreenne al suo primo film, decide di girare un semi-documentario, privo di qualsiasi traccia narrativa, ispirato alla sua infanzia turbolenta e costellato di personaggi allucinati e completamente deliranti, ma invece apparentemente presi dalla vita reale. Una sorta di disturbante e anarchico flusso di (in)coscienza partorito dalla mente instabile del regista, che però riesce attraverso immagini sporche, granulose e spesso grottesche a raggiungere il fulcro emozionale dei suoi personaggi e a trasmetterlo direttamente al cuore degli allibiti e denudati spettatori. I protagonisti della pellicola sono quasi tutti attori non professionisti (molti amici d'infanzia di Korine, altri reclutati da lui stesso appostandosi all'esterno di fast food e bowling) e la recitazione è per lo più affidata alla pura improvvisazione, rivolta però alla ricerca costante della bizzarria più estrema. Il film è ambientato a Xenia, cittadina dell'Ohio realmente colpita da un tornado devastante (soprannominato Gummo) a metà degli anni Settanta e mai più ripresasi dallo shock, sia dal punto di vista materiale che psicologico. Molti degli adolescenti ritratti nel film sono rimasti orfani a causa del disastro naturale e l'atmosfera di tragedia imminente aleggia, per questo, in tutto il film. Ne esce un ritratto sbalorditivo della decadenza della civiltà occidentale, crudele e amorale, ma anche poetico e sorprendente. Un vero e proprio urlo lanciato dall'adolescenza, di cui il regista all'epoca ancora faceva parte (ed infatti si vede in una scena lancinante egli stesso ubriaco marcio raccontare la storia di sua madre per poi cercare di sedurre un nano afroamericano in tenuta da basket), per squarciare il velo sopra il disagio esistenziale che opprime gli annoiati giovani americani. Cinema dalla parte dei margini, intriso di violenza gratuita e smisurato bisogno d'affetto, con una gran voglia di sovvertire e poca di costruire ("Non mi è mai interessato molto il fatto di dire cose che avessero un senso perfetto. Ho voluto creare dei nonsensi perfetti. Ho voluto rappresentare degli scherzi, ma non me ne frega un cazzo di inventare frasi rilevanti" afferma lo stesso Korine). Commovente finale con come colonna sonora la Crying di Roy Orbison, poi utilizzata anche da David Lynch nel suo Mullholand Drive. Nel cinema di Korine si riconoscono le influenze di Werner Herzog, Jean Luc Godard, John Cassavetes, David Lynch, Tod Browning, Diane Arbus, mala sua follia attinge senza dubbio a piene mani anche dall'immaginario del cinema psicotronico e di serie B. Gummo è uno dei film adolescenziali per antonomasia della storia del cinema, per certi versi incomprensibile proprio come lo sono gli adolescenti, e per questo da considerarsi un puro cult movie.
“Corrosivo nella storia, geniale nei personaggi, vincente nella costruzione, teneramente disturbante nell’epilogo, farsesco nelle tematiche, ribelle nell'essenza, fatto col cuore, ispirato come processo creativo e ammantato di una punta di disprezzo, Gummo attraversa lo schermo come l’ala grottesca di un pollo fritto”
(Gus Van Sant)
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