Fine agosto all'Hotel Ozon di Jan Schmidt (1966 CEC 66')
Film selvaggio e secco come una fucilata, scritto dal maestro Pavel Juracek, incentrato su nove sopravvissute ad una catastrofe nucleare, che vagano da 15 anni in mezzo a scenari post-atomici e ad una natura ostile e selvaggia, alla disperata ricerca di altri esseri umani. Il gruppo è formato da 8 giovani amazzoni guerriere e una donna più anziana che le guida e che detiene i ricordi della civiltà distrutta. Tanti anni passati tra le intemperie e la solitudine hanno ridotto le ragazze ad uno stadio semi-animalesco e i loro comportamenti non possono che essere dominati dalla violenza e dalla crudeltà, che vediamo riversarsi verso gli animali (un serpente, un cane e una mucca) che incontrano nel loro cammino. Qualcosa sembra cambiare quando incontrano un vecchio che abita in un vecchio hotel fatiscente, l'hotel Ozon del titolo, che sembra riuscire ad accendere la piccola scintilla di umanità rimasta nelle loro anime, grazie ai suoi racconti sul mondo prima della catastrofe e all'utilizzo della soave musica di un grammofono. Tra i due anziani nasce anche una specie di tenero amore, ma il destino fa sì che la donna muoia improvvisamente per una malattia. Venendo meno la loro guida, la comunità di donne prende il controllo dell'hotel e decide di continuare il proprio viaggio, forse per andare a fondare una nuova enigmatica civiltà primitiva. Le belve feroci, ormai irrimediabilmente insensibili e decise a cancellare definitivamente le tracce del passato, nel durissimo finale uccideranno il vecchio per impossessarsi del suo grammofono. Numerose le sequenze indimenticabili del film, tra cui l'inizio folgorante in cui una mano legge lo scorrere del tempo attraverso gli anelli concentrici di un tronco (vedi il link sopra), quella in cui le amazzoni esplorano le macerie di una chiesa diroccata, quella in cui pescano in un fiume utilizzando delle granate o quella in cui l'anziano vaga disperato in un prato disseminato di croci con inquadrate in lontananza le 8 belve. Ruvido e toccante apologo, incredibilmente sospeso tra il cinema di Tarkovsky e quello di Jacopetti, assolutamente sorprendente e da recuperare (editato in dvd nel cofanetto Stelle Rosse 2 dalla NOSHAME).
"...Poi, attraverso vie del tutto misteriose, il film approdò al Festival del Nuovo Cinema di Pesaro. Era la prima volta che mi recavo in Occidente. Il film aveva provocato delle reazioni molto sentite. Ricevetti persino un premio da parte del Vaticano e così mi trovai in una situazione molto imbarazzante in quanto cittadino della Repubblica Socialista Cecoslovacca e rappresentante dell'esercito ceco: avevo ricevuto un premio da parte del Papa. Ci fu persino una conferenza stampa. Noi non eravamo abituati a questo tipo di cose. La sala era piena di giornalisti. Una delle prime domande mi fu rivolta da un sacerdote che sedeva proprio nella prima fila: Perché la problematica della fede non è affrontata nel suo film?. Mi mancò il fiato. Come potevo rispondere ad una domanda simile? Ma sapevo che non potevo perdere troppo tempo e quindi risposi dicendo che il film affrontava il problema della negazione assoluta. La fede, essendo affermativa, non rientrava nella sfera del film. Il sacerdote fu soddisfatto. Solo dopo mi resi conto che si trattava di un messo del vaticano. Alla fine della conferenza mi conferì il premio. Pasolini mi invidiò molto il premio. Poi il film fu sottoposto al Festival Internazionale di Fantascienza di Trieste. In questo modo il film è stato scoperto anche dal resto del mondo." (Jan Schmidt)
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