le carezze salate del vento di mare
mentre seguo curioso
il frenetico zampettare di uno scarabeo nero
e cangiante sulle sabbie bianche delle dune
che dalla pineta giungono al mare.
Domani rimpiangerò questa realtà lenta e pigra
che ha nel cuore il ritmo della risacca
e sogno si faranno le mie parole nere
e zampettanti sui fogli bianchi.
Parole medicinali
contro il grigiore anonimo
di squallide strade di periferia
e le feroci notizie dei telegiornali.
yama (da qui grazie)
Parliamo dello Scarabeo Stercorario (Scarabaeus semipunctatus) un simpaticissimo animaletto che vive particolarmente nelle coste retrodunali dove crescono specie tipiche delle dune litoranee originarie: Giglio di mare, Camomilla di mare, Soldanella di mare, il raro fiordaliso delle spiagge e la Verga d'oro. Negli stessi luoghi dove sono anche presenti Leccio, Fillirea, Corbezzolo, Ginepro coccolone e Cisti. Ma è facile rinvenirlo anche all'interno particolarmente in prossimità di allevamenti di bovini ed equini. Capirete poi il perché.
Viene chiamato anche Scarabeo Sacro e chissà quante volte avremo visto riprodotto nei monili o nei dipinti Egiziani.Gli egizi credevano che nascesse da una palla di sterco, per cui lo considerarono un'immagine dell'autocreazione.In realtà, la femmina formava queste palle, che portava in gallerie precedentemente preparate e poi vi deponeva le larve.
Anche detto Khepri, è lo scarabeo sacro simbolo di trasformazione e rinascita.E' l'aspetto del sole all'alba ("Io sono Keper al mattino, Ra a mezzogiorno e Atum alla sera", come recita una nota preghiera del Libro dei Morti). Lo scarabeo racchiude simboli solari (con le ali aperte è l'immagine del Sole nel suo duplice cammino, ascendente e discendente; quando sotterra la palla di sterco rappresenta Ra che cala dietro la montagna; è il sole dell'alba) e lunari (ha 28 ore di gestazione). Sulla mummia veniva messo uno scarabeo (generalmente di oro e argento per unire i simboli di sole-luna) all'altezza del cuore. Esso però non rappresenta il cuore fisico ma il cuore sottile, sede dell'Intelligenza.Il piccolo scarabeo è uno dei segni-simbolo più familiari dell'universo faraonico, un simbolo che corre sui registri dei geroglifici, scala gli obelischi e le pareti dei templi, resta nel cuore delle tombe, testimone d'immortalità.
(da qui grazie)
In una relazione dedicata ai deserti, l'ONU lancia un grido d'allarme contro la desertificazione.
I deserti occupano un quarto delle terre emerse del pianeta e vi abitano 500 milioni di persone, cioè 8% della popolazione mondiale.
Il Sahara, deserto tropicale per antonomasia, è un'estensione di sabbia dorata arsa dal sole, sollevata dal vento e ricadente in dune a perdita d'occhio, increspate come la superficie del mare. Questo deserto è un tutt'uno con la desolazione e la morte, in quanto gli sparuti e radi cespugli che tentano di sopravvivere vengono sopraffatti da cumuli di sabbia, dalla sferza del vento, bruciante di giorno, gelido di notte e mancandovi le piante pure vi mancano gli animali.
Tuttavia, queste zone aride celano tesori di risorse per il pianeta, e non soltanto dei minerali ed energie fossili, ma anche di piante. La maggioranza dei deserti ha una luminosità e temperature ideali che favoriscono lo sviluppo e l'allevamento dei gamberetti e del pesce, come nell'Arizona, o nel deserto del Negev, in Israele.
Ma ogni deserto può presentare delle fisionomie particolari.Quello del Kalahari, nell'Africa australe, ad esempio, è rinomato perchè vi cresce una strana pianta, la rumboa o Welwitschia, caratterizzata da un fusto tozzo, molto basso, da cui si dipartono due uniche grandi foglie opposte, nastriformi, ondulate che si stendono sul suolo.
Il deserto dell' Arizona invece consente la fioritura, pur breve, di decine di specie di Cactacee, le piante grasse, prive di foglie e spinose, come i Cactus, che recano fiori grandi e variopinti. Ma anche piante dalle virtù farmaceutiche, come il nipa, un'erba salata raccolta dal popolo Cocopah nel deserto di Sonora, nel Nord-ovest del Messico, che ha la dimensione dei semi del grano e potrebbe ad esempio contribuire alla sicurezza alimentare della regione.
Nella loro sconfinata solitudine, però, i deserti sono in grado di fornire all'uomo l'energia sufficiente per vivere.
Difatti, nelle regioni più aride del mondo, un tempo considerate improduttive, si celano grandi ricchezze che in prospettiva d'un futuro non molto lontano, potrebbero tornare utili all'uomo.
Dal solo deserto del Sahara si potrebbe catturare abbastanza energia solare per soddisfare i fabbisogni di elettricità del mondo intero.
Nella relazione - si legge su Le Figaro - il direttore aggiunto del Programma delle Nazioni Unite per l'ambiente (UNET), Shafqat Kakakhel afferma che "lungi dall'essere terre aride, i deserti appaiono, invece regioni dinamiche sul piano biologico, economico e culturale, pur essendo sottoposti agli impatti e alle pressioni del mondo moderno".
Bisogna però difenderli dai cambiamenti climatici, dallo sfruttamento incontrollato della falda freatica, dalla costruzione di strade, dall'aumento dei livelli di salinità e dalla riduzione della fauna, altrimenti succede quello che accade in Cina, dove il deserto avanza e si mangia ogni anno migliaia di chilometri quadrati di terreno.
(da qui grazie)
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