Quando, verso il mattino, grazie alla mia esperienza psicologica dell'assopimento, mi riaddormento volontariamente, una prima visione mi dà il consolante pensiero che sto sognando. Subito ne acquisto certezza, tentando di volare e riuscendovi. Questo volo, ora planante, ora verticale verso l'alto, con le braccia che battono l'aria come remi, è per il cervello un vero bagno d'etere, voluttuoso e riposante, finché il troppo rapido mulinio delle braccia, nel sogno, mi fa provare una vertigine e temere una congestione cerebrale. Allora, pienamente felice, estasiato nel corpo e nello spirito, mi libro nel cielo stellato, salutando con i miei canti l'edificio dell'universo. E poiché, nel sogno, ho la certezza di potere tutto, valico ad ali spiegate muri alti come il cielo, per vedere apparire d'improvviso, al di là, un immenso paesaggio lussureggiante; e poiché (mi dico allora), secondo le leggi dello spirito e i desideri del sogno, l'immaginazione deve coprire di monti e di prati tutto lo spazio circostante, questo ogni volta accade. Mi arrampico così sulle cime, per il piacere di precipitarmi di lassù; e ricordo ancora la gioia assolutamente nuova che provai quando, dopo essermi gettato in mare dall'alto d'un faro, mi cullai nelle onde spumeggianti.
(Jean Paul)
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