14/02/12

La mela

MADRIGALE D'ESTATE
FEDERICICO GARCIA LORCA
Sulla mia premi la tua bocca rossa,
oh Stella, mia gitana!
Nel mezzogiorno sotto il sole d'oro
io morderò la Mela.
Fra i verdi ulivi della collina
si alza una torre moresca,
colore della tua carne contadina
che sa di miele e d'aurora.
Mi porgi col tuo corpo ardente
il divino alimento
che mette fiori nel greto seccato
e stelle nel vento.
Come a me, luce bruna, hai dato appiglio? 
Perché mi desti pieni
d'amore il tuo sesso di giglio
e il brusio dei tuoi seni?
Fu per la mia tristezza?
(oh, miei goffi passi!)
Forse destò pena in te 
la mia vita spenta di canti?
Perché non hai preferito ai miei lamenti
i muscoli sudati
di un San Cristoforo contadino
pesanti in amore e belli?
Danaide del piacere sei con me.
Femminino Silvano.
I tuoi baci odorano come il grano
riarso dall'estate.
Oscurami lo sguardo col tuo canto.
Sciogli la tua chioma
dispiegata e solenne come un manto
d'ombra sopra i prati.
Dipingi con la bocca insanguinata
un cielo d'amore,
su un fondo di carne, la stella
violetta del dolore.
Prigioniero è il mio pegaso Andaluso
dei tuoi due occhi aperti,
e volerà desolato e assorto
quando li vedrà morti.
Pur non Amato io sarei bramoso
di quel tuo sguardo ombroso,
come l'allodola ama il giorno nuovo
per la rugiada.
Premi la rossa tua bocca alla mia,
oh Stella, mia gitana!
Lasciami al mezzodì nel chiaro sole
consumare la mela.

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