The Tenderness of Wolves
di Ulli Lommel (1973 RFT 95')
con Kurt Raab, Jeff Roden, Margit Carstensen, Tana Schanzara,
Rainer Werner Fassbinder, Peee Raben, Hannelore Tiefenbrunner.
Westfalia, Ora Zero. La Seconda Guerra Mondiale è appena finita. Il film ripercorre fedelmente la storia e i crimini di Haarmann, uno dei primi serial killer dei tempi moderni, soprannominato il "Macellaio di Hannover", che dal 1919 al 1924 (il film posticipa l'epoca dei fatti) commise almeno ventiquattro omicidi (e forse molti di più). Le sue vittime erano "ragazzi di strada", sbandati, colti a vagabondare attorno alle stazioni ferroviarie, astutamente adescati e portati nel proprio appartamento, poi uccisi dal maniaco mediante vampirizzazione, in uno stato di vibrante frenesia sessuale. Haarmann commerciante, che pure aveva precedenti penali per furto ed era stato in passato ricoverato in manicomio, era all'epoca usato regolarmente dalla polizia come informatore ed era amico intimo di alcuni agenti, che occasionalmente ricevevano da lui vestiti come "regalo" e così chiudevano un occhio sulla sua abituale frequentazione di giovani prostituti. Anche dagli abitanti del villaggio veniva considerato una persona rispettabile perché, sovente, regalava pezzi di carne provenienti dalla sua macelleria agli affamati avventori. Solo le continue sparizioni di ragazzi, i sospetti dei vicini di casa e l'insistenza delle forze di occupazione a fare chiarezza portarono la polizia ad intensificare le ricerche del famigerato serial killer, lasciato agire per anni, inspiegabilmente, totalmente indisturbato. Durante il processo, che divenne un evento mediatico nella Germania dell'epoca, si sparse la voce che "Haarmann il vampiro" avesse venduto la carne delle sue vittime al mercato nero spacciandola per maiale, ma fortunatamente non esiste alcuna prova sulla verità di tale diceria. Un film disturbante e a tratti repulsivo, ma denso di stordente lirismo e con numerose intuizioni geniali. Dominato dal superbo Kurt Raab, qui anche sceneggiatore, che tratteggia un personaggio indimenticabile, dolente icona horror, sofferente anima torturata, allucinante mostro dalle sembianze umane, ma a tratti dotato di un violento fascino magnetico. Raab, grazie ad una recitazione fisica e molto intensa, riesce addirittura a non sfigurare di fronte al "Mostro di Dusseldorf" Peter Lorre (protagonista di "M", ispirato alle gesta dello stesso Haarmann e di Peter Kürten). La pellicola, intrisa della disperazione fisica e morale del dopoguerra dalla parte degli sconfitti, può essere letta come una metafora sul popolo tedesco e su come si sia dovuto cannibalizzare, nel periodo post-bellico, pur di sopravvivere. Lommel, con la collaborazione di Fassbinder che produce il film, ci regala una memorabile perla tenebrosa della storia del cinema sui serial killer.
16/12/07
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