21/08/11

La femme qui se poudre (Patrick Bokanowski)

La Femme qui se poudre
di Patrick Bokanowski (1972 FRA 18')

"Immaginiamo un occhio che non sa nulla delle leggi della prospettiva, un occhio che ignora la ricomposizione logica, un occhio che non corrisponde a nulla di ben definito, ma che deve scoprire ogni oggetto che incontra attraverso un'avventura percettiva..."
In questa frase di Stan Brakhage è racchiusa l'essenza dell'affascinante cinema di Patrick Bokanowski, vero e proprio alchimista della settima arte, in Italia conosciuto quasi solamente per "L'Ange" mediometraggio del 1982, trasmesso nelle travolgenti notti di Fuori Orario.
"L'Ange" è un ufo di celluloide, un'opera astratta ed evocativa ambientata in un luogo enigmatico e senza tempo, a colpo d'occhio identificabile come un'immensa scalinata. Le coordinate spazio-temporali del film appaiono sospese ed eterne e gli sperduti personaggi compiono azioni misteriose che culminano in un'accecante esplosione. Il lavoro peculiare sulla luce e l'ombra attuato dal regista e le straordinarie musiche della sua compagna Michèle ne fanno una vera e propria avventura percettiva...
Da scoprire comunque anche le altre opere del maestro francese tutte contrassegnate da una ricerca sull'immagine che approda a esiti originali e visivamente prodigiosi, sempre rifiutando ostinatamente una linearità e coerenza narrativa, tanto che i suoi film vengono ad essere per lo spettatore vere e proprie esperienze psico-sensoriali.
L'approccio alla realtà di Bokanowski è indiretto, spesso letteralmente "filtrato" come nello splendido "Au bord du lac" in cui le riprese effettuate ai bordi di un lago, luogo classico di svago e villeggiatura, vengono distorte attraverso l'interposizione tra l'obiettivo e la realtà di un vetro smerigliato, espediente che permette al regista di forgiare stupefacenti e suggestive visioni pittoriche. Il cinema è scosso nelle sue fondamenta e le immagini mostrano una metamorfosi della realtà filmata e ne negano definitivamente l'oggettività.
Mescolando fotografia sperimentale, effetti ottici e chimica ermetica, Bokanowski nei suoi film raggiunge risultati che lasciano a bocca aperta, capaci perfino di andare ad alterare temporaneamente la percezione di chi guarda, in comunicazione diretta con la nostra essenza profonda.
Capolavoro assoluto del suo cinema geroglifico è il cortometraggio "La Femme qui se poudre" del 1972, grottesca e surreale esplorazione dell'inconscio, immersa in un'atmosfera ancestrale e perturbante, in cui si viene travolti da un turbine di immagini enigmatiche e meravigliose, forse tra le più fiammeggianti mai create, sicuramente film punto di riferimento per le opere più sperimentali e innovative di cineasti da tutti osannati come David Lynch e Guy Maddin.

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