17/08/11

Fahrenheit 451 (Francois Truffaut)

Fahrenheit 451
di Francois Truffaut  (1966 FRA 112')
Strategica incursione nel cinema di genere e nel cinema a colori da parte del dolce Francois Truffaut resa possibile grazie all'adattamento di un romanzo del geniale Ray Bradbury dal titolo italiano di "Gli anni della Fenice". E' la rappresentazione apocalittica di una società futura condannata all'ignoranza da un potere assoluto che impone di bruciare ogni tipo di libro perché leggere è considerato un reato gravissimo. Tutti i cittadini rispettosi della legge devono utilizzare la televisione per istruirsi, informarsi e per vivere serenamente al di fuori di ogni inutile forma di comunicazione. Ed è anche la cronaca della crisi esistenziale di un vigile del fuoco incendiario, di nome Montag,  che casualmente inizia a leggere qualche riga del David Copperfield di Dickens e ne rimane come rapito per poi arrivare a non potere più fare a meno di leggere. La sua scelta lo porterà ad essere escluso dalla società e a dover scappare, ormai irriducibile ribelle, rifugiandosi nella foresta insieme ad un gruppo di strenui resistenti. Il gruppo di rivoluzionari fuggiti dalla società che incontra sono veri e propri uomini/libro che lottano contro il potere imparando i libri a memoria e conservandoli così per il giorno in cui si potranno stampare di nuovo. Costoro costituiscono la memoria letteraria di un'umanità purtroppo assoggettata al sistema e ormai irrimediabilmente inebetita dal bombardamento televisivo quotidiano, ma il fatto che piano piano stiano crescendo di numero fa sperare in un possibile cambiamento. Fantascienza sociologica di gran classe e purtroppo ancora molto attuale in un'epoca in cui i veri eroi, come già faceva notare Kurt Vonnegut Jr, sono i bibliotecari: le "vere sentinelle della libertà che lottano quotidianamente per impedire che certi libri spariscano dagli scaffali e che si rifiutano di rivelare alla polizia il nome di chi li consulta", gli unici che danno gratuitamente la possibilità di accrescere la propria cultura a chiunque gli si presenti, senza distinzione di ceto o di razza. Sempre Vonnegut considerava il libro l'unica fonte attendibile di informazione sulla realtà, in un mondo in cui "televisioni e giornali sono irrimediabilmente diventati esempi di viltà e disinformazione".  Sono parole preziose in un'epoca in cui uno strumento rivoluzionario come Internet è sempre più depotenziato da un uso puramente ludico o perversamente onanista e in cui i social network la fanno da padrone col loro vomitevole carico di cazzeggio compulsivo, commenti banali, disquisizioni ombelicali, concetti elementari e narcisismi variamente ostentati. Il microblogging poi con la tecnica del mordi e fuggi (ogni post inviato è di massimo 140 caratteri), del colpo ad effetto è indubbiamente il futuro e tutto ciò va decisamente sempre più contro l'approfondimento e la ricerca. Sto pensando che ho la casa stracolma di libri, non tutti già letti per mia fortuna...

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