La Truite
di Joseph Losey (1982 FRA 103')
Canto del cigno del maestro Losey: film dimenticato, spiazzante e di rarefatta bellezza, interpretato da una magnetica Isabelle Huppert, appena ventisettenne ma già capace di trasmettere voragini di senso con la sola ambiguità del proprio sguardo perversamente innocente. Il ruolo in origine era stato pensato per Brigitte Bardot, ma bisogna ammettere che la Huppert riesce a rendere in pieno la complessa psicologia di una donna avida d'amore, ma a sua volta incapace di amare, che ha capito che sesso e denaro sono i motori del sistema capitalistico e partendo da questo inizia a sedurre cinicamente ricchi uomini d'affari e grazie ad una tecnica astuta riesce ad ottenere ciò che vuole non concedendo praticamente nulla (paradigmatica la sua maglietta al bowling con scritto davanti forse e sul retro mai). Il film è girato tra la Francia e il Giappone e vi si respirano le differenze culturali tra Occidente e Oriente. Le contraddizioni dell'essere, la disfunzione della sessualità, lo scontro insanabile tra ragione e istinti e una vena di sottile follia permeano tutti i personaggi del film, eccetto il saggio industriale giapponese. Proprio colui che, ammaliato dalla purezza della protagonista, la salverà donandole un allevamento di trote in grande stile in Giappone. La massima che racchiude il senso del film, enunciata dall'icona Jeanne Moreau, vale ancora a trent'anni di distanza: "al giorno d'oggi omosessualità od eterosessualità non significano più nulla. Il punto è essere sessuale o non essere sessuale"...e Losey riesce a fare un film anomalo, ma con intuizioni interessanti sul desiderio, sull'innamoramento e sulla sessualità e soprattutto l'atmosfera ambigua e straniante che permea la pellicola rimane nelle pieghe della mente dello spettatore per lungo tempo.
Buon Natale a tutti i lettori del blog!
18 ore fa
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