Enter the Void
di Gaspar Noé (2009 FRA/GER/ITA 161')
"Sono nel vuoto.
Non so come cazzo ci sono arrivato.
So che probabilmente mi brucerò, ma è terribilmente scuotente l'emozione che mi dà..."
Ho sempre considerato Gaspar Noé un fuoriclasse e ciò è stato immancabilmente confermato dall'accoglienza negativa che hanno ricevuto i suoi film dalla critica togata. I critici servono soprattutto a quello...se schiantano un film fuori dai canoni, stai pur certo che è imperdibile (Aristakisjan docet), pensate che anni fa leggevo la Bignardi su Repubblica per andare a vedere i film che lei criticava aspramente, ben certo di imbattermi sicuramente in capolavori...e questo Enter the Void è indubbiamente un cristallino capolavoro, incarna alla perfezione una delle idee di cinema di Scaglie. Fin dagli strabilianti titoli di testa e dai primi dieci minuti di pellicola, caleidoscopicamente psichedelici, siamo totalmente immersi in una lisergica esperienza visiva che coinvolge, a volte brutalmente a volte dolcemente, corpo/mente/spirito. Il regista, supportato dalle nuove tecnologie, si avvale di una tecnica cinematografica impressionante che coniuga alla perfezione immagini, montaggio e suoni regalandoci un'opera indimenticabile che affronta svariate tematiche cruciali per l'uomo contemporaneo: la morte, la nascita, la dipendenza da droghe, l'orgasmo, l'aborto, l'incesto, la ricerca della felicità, la perdita dei genitori, la ragione e l'istintualità. E il tutto è girato in una fosforescente, accattivante e labirintica Tokyo in cui vivono lo spacciatore ventenne Oscar e l'innocente sorella minore Linda. Il film parte con le notevoli visioni del giovane conseguenti ad un'allucinazione prodotta da DMT e complicata dalla lettura de Il Libro Tibetano dei Morti, testo di culto per la controcultura degli anni Settanta. Una notte Oscar si rifugia nel bagno del locale del titolo (Void) per sfuggire ad una retata e viene freddato da un colpo di pistola sparato da un poliziotto attraverso la porta. Ciò che vediamo in seguito è conseguente alla sua esperienza extra-corporea, viviamo le sue visioni in soggettiva, dal momento che angelicamente ritorna a sorvegliare la sorellina (in vita avevano fatto un patto di non abbandonarsi mai), che fa la spogliarellista in un night ed è facile preda delle più temibili tentazioni della notte. Il finale al Love Hotel è poi indimenticabile: toccante amalgama di orgasmi, energia orgonica e catarsi ricreatrice. Un film intenso e mesmerizzante, che non ha paura di esagerare in qualche passaggio e che indubbiamente rimane incastonato nel cervello dello spettatore...giustamente paragonato da qualche illuminato a 2001 Odissea nello Spazio. Inutile stare lì a scriverne, bisogna viverlo e possibilmente vederlo su grande schermo.
Siamo nel Vuoto.
18/02/11
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