27/02/11

Private Parts (Paul Bartel)

Private Parts
di Paul Bartel
(1972 USA 85')
Commedia nera e bizzarra partorita come primo film dall'estro spiazzante di Paul Bartel nell'ambito della galassia in celluloide rappresentata dalla factory cormaniana. Una giovane ragazza a Los Angeles scappa dalla casa di un'amica hippie dedita al sesso sfrenato e va a rifugiarsi nell'hotel della grassa ed enigmatica zia Martha, luogo abitato da personaggi assurdi e dediti ad ogni tipo di devianza (tra gli altri un prete gay che colleziona crocifissi e foto artistiche omo-erotiche, un ubriacone che vive tappato in camera, un'anziana signora demente che urla continuamente il nome della nipote Alice, scomparsa in circostanze misteriose). Tra questi vi è un fotografo dallo sguardo magnetico (John Ventantonio), problematico e perverso feticista voyeur, che si guadagna da vivere facendo foto nei peep-shows e si eccita immortalando coppiette appartate all'opera. La personalità ossessiva, perversa e repressa del bel fotografo risulta irresistibile per la ragazza che si presta ai giochi voyeuristici che questi, in forma anonima, compulsivamente le chiede. Tra i due nasce un rapporto amoroso sui generis, ma la mente deviata del fotografo gli permette di avere rapporti solo con una bambola gonfiabile riempita d'acqua e mascherata col volto fotografato della ragazza. La scena in cui l'impotente fotografo si aspira sangue con una siringa per poi iniettarlo nella vulva della bambola simulando l'orgasmo entra di diritto nella Hall of Fame delle bizzarrie cinematografiche di tutti i tempi. Non mancano poi momenti splatter, stilettate blasfeme e richiami allo Psyco hitchcockiano che fanno della visione di questo film un assoluto piacere perverso da gustare in solitudine (ricordo la notevole impressione che mi fece quando lo vidi in una fiammeggiante nottata filmica adolescenziale). Indimenticabile poi la stanza del fotografo, sommo atelier della perversione, che sembra fuoriuscito dai corridoi psichici del Marchese De Sade. Finale shock e a sorpresa che va a completare una vera e misconosciuta chicca del cinema transgenere, assolutamente inusuale e inclassificabile. Bartel, alla Hitchcock, compare in un breve cameo nei panni di un barbone nel parco.

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