24/02/11

Ted Hemmann da Daria Bignardi

Imperdibile Ted Hemmann (il protagonista di 
The Human Film di Walter Ciusa)
 da Daria Bignardi
Domani alle 21.30 - sabato alle 2.30
su La7 (Link)
The Human Film
di Walter Ciusa (2005 ITA 80’)
Più vero di Truman show, più irriverente di Borat, più veloce di Forrest Gump, più trasformista di Zelig, più cazzone del grande Lebowski... Ted Hemmann? Mat Podman? Jeff Bouges? Tiny Power? Paul Malone? Quale di questi due uomini esiste? Sono, veramente la medesima persona? Chi sono e cosa si può dire di loro? Probabilmente non è necessario dire nulla, limitiamoci a guardare: l'occhio della telecamera di Walter Ciusa indaga il protagonista in ogni meandro, nell'intimità. Ci permette di stare seduti e godere le continue metamorfosi, e coltivare la segreta speranza di vederlo trasformarsi in un supereroe. Ciusa ha realizzato con pochissimi mezzi (circa 280 euro, un record) "The Human Film", film biografico che attraverso più stili, narra le vicissitudini di un americano in Italia, un certo Ted. 7 anni di riprese (1998/2005) tra Bologna, Roma e Venezia e 30 ore di girato: la maggior parte delle persone ci sfiora, ci passa accanto, senza lasciare alcuna traccia di se, senza che un loro pregio, un difetto rimanga. Altre no, sono diverse, si notano per dissonanza. Atipiche. Non sono migliori; non sono peggiori delle altre. Più interessanti, forse. Sono il nervo scoperto, il sintomo; sono i punti neri di un corpo che è moltitudine. Gli atipici non debbono essere coperti, guariti o schiacciati. Uomini apparentemente insignificanti, segnano invece un'originale tracciatura del tempo che stiamo vivendo. Da non perdere .

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Questo film racconta una parte, 10 anni, di una parte della vita di Ted Hemman: A nessuno è dato raccontare tutto il tempo della vita di qualcuno: non c' è mai stato un film tanto lungo...
La telecamera di Walter Ciusa ha seguito Ted per10 anni, dal 1998 al 2008. Il materiale cumulato nel tempo era quindi cospicuo; sono stati fatti tagli, permutate immagini, e montato il tutto per rendere l'essenza del personaggio. Senza obbedire ad un criterio cronologico.
Dentro il film ci sono i suoi comportamenti, i suoi gesti, le sue frasi ripetive e ripetute negli anni, ci sono le testimonianze dei testimoni, ci sono gli episodi salienti.
Ted che grida "viva gli sposi" al matrimonio di Andrea è l'apertura. Un'apertura saliente. Abbastanza saliente da gettare nel terrore i genitori degli sposi, che si trovano dinanzi ad un campagnolo del Connecticut, alto e grosso, che urla come una bestia ferita e che sta mandando all'aria tutto il decoro di una cerimonia che avrebbe dovuto essere come il resto della loro vita, decorosa.
Poi, nel film, iniziano i momenti difficili: Ted si spezza una gamba, ballando, e lo vediamo girare per la città ingessato e con le stampelle, in cerca di alloggio, accompagnato da una giovane ammiratrice.
Assistiamo in diretta alle telefonate fatte alle donne: sono chiamate piene di complimenti, di adulazioni, bugie. Decine di dichiarazioni d'amore.
E poi, di nuovo, è al freddo, con lo zainetto in spalla ed una cuffia di lana in testa, in cerca di un rifugio per la notte. Lo vediamo al risveglio, nel buio di una cantina, mentre riavviolge il sacco a pelo e fa ciao ciao alla m.d.p.
E mentre si sbarba e si mette in giacca e cravatta per il suo lavoro da manager? Di esperto di computer? Di consulente di reti internet?
Affronta con fiducia il nuovo giorno, il nuovo incarico, le sconosciute responsabilità.
Un episodio centrale del film è l'incontro con Franz, un ex parrucchiere che vive nell'abbandono e nella sporcizia. Ted porge ascolto compassionevole alle sofferenze di Franz che poche ore prima si è maciullato il naso contro un predellino di un autobus, e che, in un eccesso narrativo rievoca anche i suoi magnifici anni 80, periodo in cui spacciava cocaina e sparava agli infami.
Ma la leggerezza di Ted prevale, e ci solleva l'anima dall'angoscia del degrado sociale e dell'omicidio; tra poco ci saranno le festività natalizie. Cosa fai a Natale? Chiede a più riprese. Lui se la gode: balla in un veglione. E' senza freni, scatenato; si libera di tutte le sofferenze, delle notti al freddo, delle sconfitte, dei licenziamenti in tronco. Il ballo cancella. E domani è un altro giorno.
Il presente è l'unica cosa che conta. Ora e adesso. Nell'assenza dei retaggi del passato, delle preoccupazioni e dei pensieri del futuro. Nell'assenza di un qualsivoglia pensiero. Come fosse un novello Candide americano, che attraversa la vita correndo e facendosi inseguire da emuli inconsapevoli.
Niente altro che un Forrest Gump: così ci spiega un testimone, Valter Scoccia, che veste i panni del narratore, infatuato del suo eroe, ma anche impietosamente premonitore di una sua probabile e prossima fine.
Ted avrà i suoi sprazzi, i suoi grandi momenti, come in un party in una villa di gente altolocata, tra personaggi di grande spessore sociale ed artistico, e poi subito cadrà in un accesso di ira contro veri o presunti detrattori.
Ciò che ci vuole far intendere il cinico narratore è che non c'è speranza e non c'è vera innocenza per il percorso di uno come Ted. Ma questo è solo il suo punto di vista.
Lo vedremo ancora in situazioni per lui gratificanti, a Venezia e a Roma, mentre insegue e corteggia donne bellissime, ed intervista personaggi come Kusturica e Salvi. Potrebbero essere gli ultimi fuochi.
In realtà non sappiamo quante volte può risorgere uno come lui. Lo vediamo scaricare cassette di surgelati e battere un fuori campo durante un allenamento di baseball. E' appesantito di 25- 30 chili, ha un pancione enorme, ma con la mazza ed il berretto girato all'indietro sorride alla m.d.p.:
Questo ci lascia un dubbio: che possa farcela, ancora una volta?
Canta "My way" in una festa di piazza: La stessa che cantò un americano ricco e felice come Frank Sinatra, la stessa che trent'anni dopo incise Sid Vicious, morto suicida a 23 anni. Questa è la versione di Ted Hemmann.

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