06/02/10

Robot Monster (Phil Tucker)

Robot Monster di Phil Tucker (1953 USA 66') Quasi tutti gli appassionati di cinema sognano di creare un film memorabile e pensano che nel farlo si debbano lanciare messaggi illuminanti e girare sequenze mozzafiato, ma forse non è sempre così...Phil Tucker nel 1953 gira un'assurdità senza capo né coda e guadagna un posto nell'olimpo tra gli dei del cinema e questo grazie alla creazione di uno dei mostri alieni più leggendari ed esilaranti che il cinema ricordi: Ro-Man, Gorilla Spaziale costruito grazie al phisique du role di George Barrows, un attore sgraziato ed obeso, vestito con un costume da gorilla e un casco da palombaro di seconda mano. Tale gorillone, il cui volto è avvolto da un telo come in un quadro di Magritte, ha l'ordine di sterminare la razza umana e per farlo si serve del temibile Raggio della Morte, ma otto umani sopravvivono alle radiazioni grazie ad un siero antibiotico, inventato da uno scienziato del gruppo, che li rende immuni. La rabbia di Ro-Man, che vediamo ripetutamente vagare insensatamente tra arbusti e cespugli secchi di terre desolate, è ciclopica e lo porta a minacciare i sopravvissuti, ponendoli di fronte alla dubbia scelta tra una morte indolore e una morte orribile. I dialoghi e i cambi di scena del film continuamente ondeggiano mirabilmente tra il demente e il delirante, come nella scena in cui i due giovani amoreggiano tra le frasche, nonostante Ro-Man li stia cercando per farli a pezzetti. Il mostro poi vive dentro una grotta, dotata all'interno di un energizzatore e all'esterno di un monitor con cui si mette in contatto col suo mandante (altro gorillone subacqueo) e di un'enigmatica Automatic Billion Bubble Machine che spara bolle di sapone come fosse una mitragliatrice. La situazione si complica quando Ro-Man, galvanizzato dall'energizzatore (!), inizia ad avvertire una forte attrazione sessuale verso la belloccia del gruppo, che lo porta a strapparle il vestito (!), arrivando poi a legarla e percuoterla (!) in una scena mitica, degna delle fotografie di Araki. Il mito di King Kong si rivolta nella tomba. Assistiamo successivamente ai dubbi amletici del mostro, che si arrovella ripetendosi continuamente "eppure devo, ma non posso", riguardo all'uccisione/deflorazione dell'amata. Nel pirotecnico finale Ro-Man finirà ucciso in un'orgia di raggi cosmici, rettili preistorici (in sequenze rubate dalla pellicola di One Million B.C. e Flight to Mars) e vibrazioni psicotroniche...per poi scoprire che l'intero film è un incubo del bambino del gruppo che, cadendo, ha sbattuto violentemente la testa. Questa stravagante fanfaluca fu girata in soli quattro giorni e con il misero budget di soli 16000 dollari, ma grazie al 3D (vi ricorda qualcosa?) incassò ai botteghini oltre un milione di dollari. Gli aspri giudizi dei critici intellettuali degli anni successivi portarono l'affranto regista, fermamente convinto delle qualità della sua opera, a tentare ripetutamente il suicidio. A distanza di quasi sessant'anni è venuto il momento di restituire alla memoria di Phil Tucker il posto che merita a fianco di altre perle psicotroniche della Settima Arte.

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