La Papesse di Mario Mercier (1975 FRA 95') Figura che gode un certo seguito di cultori quella di Mario Mercier, poeta, pittore, scultore e soprattutto sciamano con una formazione incentrata sui temi dell'occulto. Personalità enigmatica e tuttora avvolta da un alone di mistero, come regista ha diretto due film negli anni Settanta, Erotic Witchcraft (La Goulve) nel 1972 e A Woman Possessed (La papesse) nel 1975, diventati famosi per l'asprezza delle immagini e l'ambiguità della tematica trattata. La papesse, l'unico (fortunatamente) reperibile, è incentrato sui riti di una setta in odore di zolfo, comandata dalla papessa Jeziale (nella parte di sé stessa). Sembra che le immagini del film siano state veramente riprese durante un sabba officiato dagli adepti della papessa e direi che durante la pellicola si assiste a un tale numero di nefandezze gratuite, da far veramente rivoltare lo stomaco al più navigato degli spettatori. Le scene di possessione diabolica del film lasciano inoltre molto perplessi, tanto la recitazione è a infimi livelli e le riprese sono dilettantesche. Neppure il continuo frenetico dimenarsi nude delle belle attrici utilizzate non riesce a scuotere dal torpore e dalla repulsione che il film provoca. Il tremebondo finale, poi, svela la totale idiozia che si cela dietro a questa operazione, attuata da un ingenuo "provocatore a tutti i costi", uno dei più grandi bluff che gli orbi cultori del cinema underground tanto decantano. Un'indigesta discesa agli inferi che dimostra come tutti i mali comincino dall'intelletto ed in cui la banalità, l'ovvietà del male emanata dalla pellicola arriva persino ad avvelenare le nostre anime. Il film fa comunque riflettere sulla progressiva e preoccupante penetrazione dell'occulto a cui stiamo assistendo in questi anni all'interno della nostra società. Una vera e propria industria, quella che gravita attorno all'occulto, spesso sostenuta da dubbi artisti maledetti o filosofi confusi, che ripropone implicitamente l'ideologia che vede il mondo tradito dalla scienza e dal pensiero razionale, considera la natura violata dalla tecnica e l'uomo abbandonato in un cosmo che non comprende e che è votato alla rovina. L'esigenza di spiegazioni totalizzanti, la richiesta di salvezza dal dolore e dal rischio dell'esistenza, la ricerca di consolazioni e rassicurazioni, le incertezze del futuro danno in parte ragione delle attuali progressive regressioni verso un pensiero magico. A ciò va aggiunta la perdita di fascino che la religione istituzionale ha subito, con il presunto conseguente svuotamento della sua carica salvifica interiore. Questo film, in tal senso, si può considerare un triste precursore di un angosciante mutamento in atto nel mondo occidentale. Detto questo, evitate Mario Mercier.
Nessun commento:
Posta un commento