08/07/08

Salvatore Baccaro

Salvatore Baccaro

Con questa canicola bisogna alleggerire un po' le tematiche del blog, altrimenti fondiamo...e quindi quale migliore occasione per ricordare lo psicotronico Salvatore Baccaro, quasi unanimemente considerato il più orripilante caratterista del cinema italiano. Recentemente salito nuovamente agli onori delle cronache per il fatto che Marco Giusti, suo grande ammiratore, ha fatto intervistare il fratello in una puntata televisiva di Stracult. Le Scaglie, nel loro piccolo, invece nel lontano 1997, sulla scia della fanzine "Amarcord" e di un esilarante articolo di Riccardo Esposito, omaggiarono il mitico Salvatore Baccaro con una proiezione super-trash di uno dei film più brutti della storia del cinema, l'efferato e delirante "La Bestia in calore" di Ivan Kathansky (in realtà pseudonimo di Luigi Batzella). In questo film l'attore riprende l'ingrato personaggio che aveva interpretato nel famigerato "Saloon Kitty" di Tinto Brass, cioé quello del freak/uomo di Neanderthal, nudo e ripugnante, che viene utilizzato dal gerarca delle SS per mettere alla prova le aspiranti adepte. Nel film di Batzella, Salvatore con l'esaltante pseudonimo di Sal Boris interpreta la Bestia del titolo, rinchiuso per tutta la durata del film in una gabbia da zoo e usato da una sadica aguzzina nazista per creare nuove razze attraverso selvaggi accoppiamenti con impaurite detenute ebree. Nel tremebondo finale la donna finirà punita e uccisa dalla sua stessa creatura (memorabile la sequenza in cui la Bestia strappa a "morsi", quasi come fossero zolle d'erba, i peli del pube della donna, in una delle sequenze più assurde che si ricordino nel cinema italiano...). Già il film, se visto con il giusto spirito fa ridere a crepapelle, ma ci sono altri due motivi che tuttora mi fanno sbellicare dalle risa: il primo è il fatto che all'epoca non esisteva (anche nel circuito dei collezionisti) una copia in italiano del film, così fummo costretti a ordinare una costosissima videocassetta olandese, doppiata in inglese e sottotitolata in lunghissime scritte olandesi. La nostra follia poi ci portò a immergerci in tre giorni di lavoro per tradurre il film stracolmo di spezzoni rubati da altre pellicole e zeppo di insulsi dialoghi tra soldati, dotati di un inglese maccheronico e indecifrabile (forse greci o turchi assoldati dalla produzione per poche lire). Il lavoraccio sfociò nella proiezione del film con traduzione simultanea in sala ad opera mia, naturalmente dotato di uno spiccato accentaccio romagnolo e assolutamente incapace di variare l'intonazione delle battute, anzi ogni tanto facendo la voce in falsetto per imitare quella femminile...il risultato fu incredibile, le trentacinque persone del pubblico si divertirono da matti, specie per l'espediente della traduzione simultanea, anche perché per almeno quindici minuti di inutili dialoghi io mi fermai e declamai che da quel punto in avanti avrebbero dovuto tradursi il film da soli, per non perdere dimestichezza con l'inglese...
Altro elemento estremamente divertente fu l'articolo a sorpresa che ci dedicò "Il Resto del Carlino", apparentemente entusiasta delle agghiaccianti serate di programmazione (sotto l'estratto).

Ma torniamo al nostro protagonista: Salvatore Baccaro alla fine degli anni Sessanta lavorava come fioraio vicino agli stabilimenti di Cinecittà e venne notato da un regista che passava di lì per la sua indicibile bruttezza...ciò gli permise di essere scritturato nei primi anni Settanta in diversi film, spesso in piccole parti ad effetto, in cui gli veniva semplicemente richiesto di presentarsi col suo aspetto impressionante e di emettere suoni gutturali da troglodita per spaventare/divertire il pubblico. Ciò gli valse la parte di Satanasso in "Le notti peccaminose di Pietro l'Aretino", quella di King Kong in "I due figli di Trinità", quella del Brigante nel "Decameron proibitissimo...Boccaccio mio statte zitto...", ma anche una partecipazione al "Salomé" di Bene. Partecipò poi a due episodi della "Trilogia della vita altra" diretta da Mino Guerrini, tra cui una parte più consistente in "Decameron n° 2 - Le altre novelle del Boccaccio". I ruoli grotteschi di contorno continuarono con l'assaggiatore personale del boss Angelo in "Anche gli angeli mangiano fagioli" e il servitore chiamato Golem in "Il gatto di Brooklyn aspirante detective", di cui si ricorda la scena cult in cui Baccaro esclama "Mamma mia! Quant'è brutto!!!", vedendo Franco Franchi uscire da una bara travestito da Frankenstein. Altra partecipazione capitale per Baccaro fu quella a "Terror! Il castello delle donne maledette" del 1974 col soprannome inebriante di Boris Lugosi, nella parte (senza trucchi utilizzati) del terrorizzante uomo di Neanderthal sopravvissuto all'Evoluzione, in un film che è un'inenarrabile parodia/parata di Freaks e degli horror della Universal. Nel 1975 Baccaro ebbe poi l'occasione di essere l'incarnazione del maligno nello spassoso "Esorciccio", truccato con capelli e baffoni argentati, trasformato nella madre defunta di Satanetto, l'assistente dell'Esorciccio, gustosa parodia dell'analoga sequenza de "L'Esorcista" di Friedkin.
Sarà poi l'Orco in "Mondo Candido", l'uomo al Sabbath in "Un urlo nelle tenebre" e l'uomo primitivo nell'Aldilà ne "La liceale, il diavolo e l'acquasanta", il flipperista in "Pierino contro tutti", il matto in "Se tutto va bene siamo rovinati". Ma il cerchio della sua carriera si chiude quando il geniale Dario Argento lo chiama per "Profondo Rosso" e gli fa interpretare ironicamente un venditore di frutta, professione simile a quella sua originaria. Anche Luigi Cozzi lo chiamerà nel 1978 per un rapido cammeo da troglodita nel suo "Star Crash - Scontri stellari oltre la Terza Dimensione", spin-off di "Guerre Stellari", a fianco di un cast d'eccezione in ambito di cinema di serie Z, con stars del calibro di Caroline Munro, Joe Spinell e Nadia Cassini e l'impresentabile (come recitazione) David Hasselhoff, noto per "Supercar" e "Baywatch". Anche questo film venne proiettato con gran successo e divertimento del pubblico nel nostro cineclub a fine anni Novanta. Insomma Baccaro ha, in un qualche modo, segnato/intaccato indelebilmente il nostro immaginario di italiani e questo glielo dobbiamo giustamente riconoscere.

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