Rubber's Lover
di Shozin Fukui (1996 GIAP 91')
con Nao, Norimizu Ameya, Youta Kawase, Mika Kunihiro, Sosuke Sato.
Mi risulta affascinante indagare su cosa passa per la testa dei registi giapponesi di cinema estremo...quali sono le motivazioni profonde che li spingono a generare opere tanto disturbate e disturbanti, come questo "Rubber's Lover"...probabilmente la cultura dei manga e una società ottusamente repressiva sono le due molle scatenanti principali. Le immagini e i suoni di questo film sono veramente come proiettili che ti si conficcano in testa e la cinepresa del regista viene a configurarsi come un'inesorabile mitragliatrice. Il regista Fukui (il cui primo film "964 Pinocchio" avevo trovato orribile) ribadisce che creare qualcosa che non è mai esistito prima è uno dei parametri del suo cinema e, in parte, in questo caso sicuramente ci riesce, anche se i debiti con Sogo Ishii, Shinya Tsukamoto e Izumiya Shigeru sono evidenti. L'associazione di montaggio frenetico (fino ad arrivare all'inserto di immagini quasi subliminali), estetica fetish/cyberpunk, scene splatter, episodi di sesso morboso, e colonna sonora rumoristica fa sempre un certo effetto, specie se vista su grande schermo. La capacità di questo genere di cinema è quella di stamparsi direttamente sul nostro sistema nervoso centrale, senza mediazioni, attraverso un assalto belluino ai nostri assopiti sensi, abitualmente sedati dalla visione dell'ultima commediola francese o dal John Rambo di turno...da questa visione se ne esce, invece, con un senso permanente di instabilità e una strisciante angoscia interiore (tutte quelle urla...)...con la sensazione che dalla commistione tra carne e metallo/macchina (ormai una realtà scientifica tangibile ai giorni nostri) che appare sullo schermo non possano che aversi cattivi presagi. In tal senso questi film si riallacciano alla tradizione dei film di mostri degli anni Cinquanta (Godzilla, Gamera, Mothra, King Ghidorah e affini), che mettevano in guardia dall'uso scellerato dell'atomica, così come ora tali pellicole sottolineano e ci avvertono sugli effetti devastanti di un uso delinquente dei progressi scientifici.
La storia del film incentrata su losche situazioni di sperimentazione scientifica illegale non è importante, ciò che va sottolineato è come questi registi siano in grado di modificare temporaneamente la nostra percezione (la sensazione permane per qualche minuto anche dopo la fine della visione), attraverso l'uso del mezzo cinema in tutte le sue deflagranti potenzialità e tutto questo lo fanno nonostante un bassissimo budget.
Non per tutti i gusti (che bello esistano ancora film non carini!), ma visivamente straordinario, con un bianco e nero abbacinante e personaggi che non si possono più dimenticare (l'assistente, il muscoloso, la creatura) e probabilmente anche con un peculiare e delirante messaggio filosofico sottostante.
"Dominant power comes when mental anguish exceeds physical tolerance"
(dal film)
Buon Natale a tutti i lettori del blog!
17 ore fa
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