Gli anni in tasca
di Francois Truffaut (1976 FRA 104')
Prendendo spunto da una novella di Daudet, La petit chose, da cui già aveva tratto l'episodio de I quattrocento colpi in cui Antoine Doinel inventa la morte della madre per giustificare il ritardo a scuola e memore della lezione del Renoir di This land is mine, Truffaut realizza un affresco tenero e coinvolgente sull'infanzia e la pre-adolescenza. Le parole dello stesso Truffaut rendono a meraviglia il senso del film: "Sapevo che questo film non avrebbe avuto le stesse caratteristiche di I quattrocento colpi. In I quattrocento colpi era come se io fossi il fratello di Antoine Doinel, in Il ragazzo selvaggio come se fossi il padre di Victor; qui, un po’ in anticipo sui tempi, è quasi lo sguardo di un nonno che ho cercato di avere, uno sguardo che non giudica, che si volge ai ragazzi come a qualcosa di conosciuto. Si trattava di far ridere, non a scapito dei bambini ma con loro; nemmeno alle spalle degli adulti ma con loro. Da qui la ricerca di un delicato equilibrio di gravità e leggerezza. L’insieme deve illustrare l’idea di come l’infanzia è spesso in pericolo, ma possiede la grazia e ha anche la pelle dura. Il bambino inventa la vita, ci sbatte contro, ma sviluppa allo stesso tempo tutte le sue facoltà di resistenza. Infine, ed è evidentemente la ragione d’essere di questo film, non mi stanco mai di girare con dei bambini. L’improvvisazione è molto importante, perché per ogni scena quasi non davo indicazioni per il dialogo: davo delle idee generali, e loro facevano il resto con le parole. Non c’è stata improvvisazione dei fatti, perché le storie erano già lì, pronte e vere. Ma, per esempio, quando l’insegnante arriva in classe dicendo: "Mi è nato un bambino", i ragazzi hanno posto le domande che volevano, liberamente. Abbiamo fatto del cinema alla Jean Rouch: la cinepresa prima sui ragazzi, perché pongano le domande che vogliono fare, e la segretaria di edizione prende appunti su quanto viene detto, poi la cinepresa passa sull’insegnante, i ragazzi fanno altre domande, in genere le stesse, e l’insegnante risponde. La sola critica che mi viene mossa abbastanza spesso da quando il film è uscito è che in Gli anni in tasca è assente la crudeltà dei bambini. Lo so che esiste la crudeltà nei bambini, ma io non ne ho mai sofferto, perché ero figlio unico; credo che chi ha avuto fratelli e sorelle ha dovuto affrontare rapporti più aggressivi. E poi ho visto troppo spesso al cinema o in letteratura la crudeltà dei bambini utilizzata in modo artificioso, per dimostrare l’assurdità della guerra oppure la crudeltà della guerra, e così via..."
Come sottolineano Barbera e Mosca nel castoro sul regista "l'idea di fondo è quella di mostrare tutti gli stadi dell'infanzia, dal biberon al primo bacio. Una riflessione discreta e ariosa che costituisce una dichiarazione d'amore per un mondo sballottato tra il bisogno di protezione e la necessità più intima di indipendenza dei percorsi e di autonomia dei comportamenti. Il dato comune a tutti i bambini del film è infatti il desiderio di autonomia, cui si deve aggiungere una disponibilità alla tenerezza di cui essi non sono consapevoli....attraverso i suoi giovani attori egli non vuole dimostrare nulla, né fornire ipotesi psicanalitiche Nè tantomeno tesi a proposito delle influenze sociali sull'universo infantile. Lo spunto è ben diverso: lavorare con i bambini adattandosi ai loro tempi, dilatati e interminabili, poi improvvisamente concentrati e intensi. Filmare giovani volti in trasformazione...assecondare il loro interesse, la voglia di partecipare, misurandosi costantemente con la ricerca del difficile equilibrio tra serietà e leggerezza".
Un gioiello del cinema contemporaneo come Essere e Avere di Nicholas Philibert è senz'altro debitore delle atmosfere di questo film. Va infine citato il monologo finale del maestro, illuminante per l'epoca e ancora ricco di interessanti spunti di riflessione: "io ho avuto un'infanzia difficile e mi ricordo che ero molto impaziente di crescere perché vedevo che gli adulti hanno tutti i diritti, possono decidere della propria vita. Un adulto infelice può ricominciare la vita altrove, può ripartire da zero. Un bambino infelice nemmeno lo pensa, sa di essere infelice, ma non può dare un nome a questa infelicità e soprattutto dentro di lui non può neanche mettere in discussione i genitori o gli adulti che lo fanno soffrire. Un bambino infelice, un bambino martire, si sente sempre colpevole ed è questo che è orribile. Fra tutte le ingiustizie che ci sono al mondo quelle che colpiscono i bambini sono le più ingiuste, le più ignobili, le più odiose. Il mondo non è giusto e forse non lo sarà mai, ma è necessario lottare perché vi sia giustizia, bisogna, bisogna farlo...le cose cambiano, ma lentamente...le cose migliorano, ma lentamente...quelli che ci governano cominciano sempre i loro discorsi dicendo "il governo non cederà di fronte alle minacce"...invece è il contrario, cede solo alle minacce e i cambiamenti si ottengono solo eclamandoli energicamente. Da qualche anno gli adulti hanno capito e ottengono in piazza, quello che si rifiuta negli uffici...vi dico tutto questo solo per dimostrarvi che gli adulti, quando lo vogliono veramente, possono migliorare la loro vita, migliorare il loro destino, ma in tutte queste lotte i bambini sono dimenticati, non c'é nessun partito politico che si occupi veramente dei bambini...esiste una spiegazione: i bambini non sono elettori...volevo anche dirvi che proprio perché ho un brutto ricordo della mia infanzia e proprio perché non mi piace di come ci si occupa dei bambini, che io ho scelto di fare il lavoro che faccio, cioé l'insegnante...la vita non é facile, é dura ed è importante che impariate a diventare forti per poterla affrontare. Oh badate io non vi spingo a diventare dei duri, ma dei forti. Per uno strano equilibrio quelli che hanno avuto un'infanzia difficile sono più preparati ad affrontare la vita adulta di quelli che sono stati molto protetti o molto amati. E' una specie di legge di compensazione...e poi vedrete il tempo passa in fretta, un giorno avrete anche voi dei bambini e io spero che li amerete e loro vi ameranno, anzi loro vi ameranno se voi li amate, altrimenti rivolgeranno il loro amore o il loro affetto, la loro tenerezza su altra gente o su qualcos'altro, perché la vita è fatta così: non si può fare a meno di amare e di essere amati".
05/08/09
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