Madrepatria dell'universo, l'Africa nera è stata il primo campo d'azione della vita rivelatasi a se stessa prima di diversificarsi nei suoi diversi componenti floristici, faunistici ed umani.Madrepatria dell'umanità, l'Africa nera è stata il primo campo d'azione in cui le prime creature pensanti, la Coppia Primordiale negro-africana, hanno acquisito la nozione del tempo nella trinità di quest'ultimo: il Passato, il Presente e il Futuro. Madrepatria di Dio, l'Africa nera è stata il primo campo d'azione in cui il Grande Architetto, allo stesso tempo ieri, oggi e domani, si è lasciato scoprire tra le prime delle sue ipostasi umane, la Coppia Primordiale negro-africana.
Rivelandosi Dio, al termine delle sue interrogazioni e delle sue riflessioni sul perché ed il come della sua esistenza terrestre, la Coppia primordiale negro-africana ha compreso che, oramai, il suo atteggiamento globale di fronte alla totalità della vita, doveva essere conforme all'idea che si era fatta di questo Grande Architetto.
Per riconoscenza verso Dio e per essergli gradito, la Coppia Primordiale negro-africana ha organizzato la società ed emesso, per il suo funzionamento armonioso, delle regole di condotta spirituale, morale cultuale e culturale.
Osiride, primo inviato da Dio, seduto sul trono di Dio per giudicare i vivi ed i morti (Testi sacri dell'Africa antica). Per la prima volta nella storia dell'umanità, le nozioni di "trono" di Dio, di "giudizio" (Maat), di "santità" (Maakherou), di "resurrezione" (Aktu), e di "paradiso" (Campo di Ialou), apparivano, in Africa nera, verso il 3000 a. C., fatto scientificamente provato.
Così è nata la prima visione globale del mondo fisico e del suo archetipo celeste. Diversamente chiamata, essa ha portato e continua a portare i nomi: usi e costumi così come tradizione, malgrado la scienza ragionante stabilita, in qualche modo, ha sostituito questi ultimi con i termini religione e civiltà.
Terminologie recenti, create per seminare la confusione, la religione e la civiltà veicolano lo stesso contenuto degli usi e costumi o la tradizione. Cioè, l'insieme dei comportamenti e atteggiamenti propri ad un popolo nella sua relazione con Dio, a lui stesso, ai suoi simili, al suo ambiente visilbile e invisibile. Cioè, l'insieme delle cerimonie commemorative destinate ad conservare la memoria del passato.
Perché la Coppia Primordiale negro-africana è stata la prima a scoprire l'esistenza di Dio, perché la Coppia Primordiale negro-africana è il genitore dell'umanità in tutte le sue componenti razziali, perché, infine, la Coppia Primordiale negro-africana ha solcato il mondo, con evidenza, le sue speculazioni teologiche e le sue realizzazioni morali culturali ed artistiche, sono anteriori a tutte quelle dei suoi discendenti.
La Trinità divina africana: Horus, Osiride, Iside.
La Trinità divina africana
Dio ha dunque viaggiato nei bagagli del suo scopritore negro-africano che l'ha rivelato agli altri egli stesso, semiti e indoeuropei, che non hanno operato il movimento di ritorno alle fonti per venire ad abbeverarsi nelle mani generose di Kamita [1], l'Egitto negro-africano.
Avendo perduto la sua melanina, come la Coppia Primordiale negro-africana, Dio ha assunto dei colori e l'insegnamento iniziale elaborato per onorarlo è stato interpretato ed adattato ad altre realtà mentre allo stesso tempo era deviato dal suo obiettivo primario, e cioè il servizio all'umanità.
Tuttavia, questo Dio che rimane l'unico Dio autore della Creazione così come il suo scopritore negro-africano continuano a segnare con la loro impronta indelebile tutte le religioni esistenti.
Il Dio negro-africano: l'antenato ispiratore
Nell’istante stesso della sua nascita, questo Dio Negro-africano detto Amon detto Ra, afferma, per la bocca dei suoi sommi sacerdoti: "... Ero la totalità quando ero solo nel Nun e sono Ra nella sua gloriosa apparizione quando comincia a governare ciò che ha creato.. Sono il grande dio venuto all'esistenza da se stesso... A me appartiene lo ieri e conosco il domani..." [2]. Ed aggiunge: "Ho creato tutte le forme con ciò che è uscito dalla mia bocca" [3], prima di precisare: "...Sono il padrone dell'eternità... la mia vera forma è nascosta in me, perché sono l'inconoscibile..." [4].
Quando dopo due millenni e pochi secoli dopo, nascerà, verso il 1300 a. C., il primo Dio bianco, Javeh, detto Jehovah detto Elohim, quest'ultimo, per presentarsi alla sua creazione, si iscriverà nella stessa procedura del suo maggiore e modello negro-africano.
Infatti, Javeh detto Jehovah detto Elohim verrà all'esistenza da se stesso, alleggerà al di sopra dell'abisso che contiene, come il Nun, i germi di tutta la creazione, poi, attraverso il verbo, procederà alla creazione ma rimarrà sempre il Mistero dei Misteri.
Le ipostasi di questo Dio bianco, cioè Dio-Padre ed Allah rivendicheranno la sua eredità, il primo attraverso un silenzio consensuale, il secondo attraverso qualche richiamo sulla sua creazione dell'universo e dell'umanità.
Inoltre, "Aëloim", altra grafia di Eholim, significa "Lui-gli-Dei [5]", e che i cabalisti rappresentano Dio sotto una forma umana di cui ogni parte del corpo compie una funzione, questi nuovi prestiti fatti ad Atum detto Amon Detto Ra mostrano che l'antenato negro-africano era veramente il modello da seguire.
Infatti, per significare la sua unicità plurale, il Dio negro-africano non dice forse: "Non c'è in me membra che siano prive di un dio... [6]", prima di nominare, uno ad uno, dai suoi capelli alle sue inghie, le sue divine membra protette ognuna da una di quelle numerose altre se stesse, cioè, le divinità del suo seguito.
Se il Cristianesimo si accontenta della tripla dimensione il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo" di Dio-Padre, l'Islam, per quel che lo riguarda, riconosce ad Allah cento nomi di cui soltanto 99 sono ancora conosciuti. Il centesimo, l'ineffabile, rimane sempre il Mistero dei Misteri.
È interessante, tuttavia, ricordare che Atum detto Amon detto Ra aveva egli stesso un centinaio di nomi e che quello che rimane Il Mistero dei Misteri lo è ancora per tutti, tranne per Iside, la grande Nera, che è riuscita a farglielo rivelare.
L’anteriorità dell'insegnamento religioso negro-africano
L’insegnamento religioso di un popolo narra i miti fondatori di questo popolo, emette le regole di comportamento da osservare verso questo Dio, definisce i rapporti dell'uomo verso la donna, i suoi simili, il suo ambiente, consiglia le preghiere, le offerte ed i sacrifici propiziatori ed espiatori, ecc.
L'essenziale dell'insegnamento religioso negro-africano è contenuto nei testi sacri è contenuto nei testi sacri redatti dagli avi dei nostri antenati durante il loro soggiorno a Kamita.
Concepiti e scritti tra il 2300 ed il 1550 prima dell'era cristiana, i "Testi delle Piramidi", i "Testi dei Sarcofagi", il "Libro delle due Vie", le "Formule per Uscire alla Luce del Giorno", precederanno di un millennio quelli delle tre religioni del libro.
Composto di tre versioni sovrapporte [7], l’Antico Testamento sarà redatto tra il XIX ed il VI secolo a. C, seguito dal Nuovo Testamento che lo sarà tra gli anni 50-60 d. C. ed il Corano verso il 650 d. C.
Questo ritardo considerevole nella redazione di quest'ultimi testi spiegano, nell'essenziale, l'influenza molto netta che hanno subito dai loro predecessori abbondantemente osservati dagli autori.
1- I precetti morali: Per avere il cuore leggero quanto la piuma di Maat e riuscire nell'esame di passaggio davanti al tribunale divino, il primo scopritore di Dio, il negro-africano, doveva aver praticato per tutta la sua vita, le raccomandazioni della grande dea riassunte nelle 42 "dichiarazioni di innocenza". Basta rileggere, dopo aver preso conoscenza delle raccomandazioni di Maat, i "10 comandamenti" fatti a Mosé da Javeh per rendersi conto dell'evidente ma imperfetta imitazione che ne è stata fatta. Per scrivere il Libro dei Proverbi, i redattori della Thorà non hanno esitato, nemmeno, a fare ampiamente appello alle sentenze e massime morali, altrimenti detto alle "Saggezze" negro-africane di Amenemope, di Ptahhotep, di Ani, di Rekhmire e di Kagemi [7] soprattutto.
2- L'azione di grazia: Allo scopo di testimoniare la sua ammirazione di fronte alla bellezza della creazione, di ringraziare Dio di aver reso e di continuare a rendere la natura così generosa e per sollecitare un piccolo aiuto dal destino, il negro-africano passava attraverso la via della:
2-1- Preghiera (FARE L'AMORE TRA SHIVA E SHAKTI): accumulando lodi e venerazioni, invocazioni e incantesimi, la preghiera può essere fatta individualmente o collettivamente ed in luoghi appropriati. Tuttavia, secondo l'obiettivo preso in considerazione, la partecipazione della collettività può essere necessaria. Per questo motivo, "la casa della vita" è stata creata per accogliere le cerimonie riguardanti la vita della collettività, soprattutto. Se la preghiera può essere detta ad ogni momento, vi sono tuttavia tre momenti privilegiati indicati dalla trinità Khepri-Ra-Atum: l'alba, il mezzogiorno ed il crepuscolo. I fondatori del giudaismo, del Cristianesimo e dell'Islam seguiranno il primo scopritore di Dio passaso. Essi creeranno delle lodi e venerazioni, delle invocazioni e incantesimi, costruirono dei luoghi di adorazione (templi, chiese e moschee), conserveranno gli stessi momenti di preghiera ai quali gli imam aggiungeranno il pomeriggio e la sera. Il Cristianesimo insisterà sul giorno della Domenica, giorno del sole, dunque giorno di Osiride il maggiore e giorno di tutte le altre divinità calendarie.
2-2- Le offerte, i sacrifici e le fumigazioni: per il fatto della sua conoscenza perfetta di Dio e del profondo rispetto che aveva per lui, dunque per la Vita, il primo scopritore di Dio si era prescritto delle offerte e dei sacrifici che bandivano totalmente l'effusione di sangue umana. Così, piante, frutta, volatili, pesci, bovini, ovini e caprini sostenevano i suoi atti di devozione ed i suoi incantesimi ed invocazioni. I fondatori del Giudaismo saranno talmente sensibili a questa procedura umanista, che rinunceranno ai sacrifici dei loro primi nati alle loro divinità ssanguinarie che erano Moloch e Baal ed anche Jahveh. È così che essi sostituirono l'ariete a queste vittime innocenti e trasmetteranno questa nuova pratica ai loro successori Musulmani. Se i fondatori del Cristianesimo sembrano aver rinunciato al sacrificio, fatta eccezione del giorno del "venerdì santo" in cui il pesce serve a comunicare più intensamente non si sa con quale divinità, hanno ben conservato le offerte, soprattutto di ceri e ricorrono abbondantemente, come i rabbini anche alle fumigazioni allo scopo di purificare i loro luoghi di culto.
2-3- Il pasto sacramentale: ribattezzato Eucaristia dai fondatori del Cristianesimo, il pasto sacramentale è un rito che consiste in una teofagia totale o parziale. Dopo che la passione di Osiride fu vissuta, i mistici si ritrovavano in un posto segreto per procedere al pasto del Grande Nero allo scopo di comunicare, in questo modo con lui e tra di loro. Mangiavano il suo corpo simbolizzato dal pane e bevevano il suo sangue simbolizzato dal vino. Come si vede, i fondatori del Cristianesimo non hanno inventato nulla.
3- Il giudizio dei morti: il primo scopritore di Dio, è stato la sola ed unica creatura ad aver immaginato questo tribunale divino davanti al quale deve svolgersi la sorte finale dell'umanità al termine di molteplici reincarnazioni destinate a purificare il suo cuore, sede della coscienza e dell'intelligenza. I membri di questo tribunale incaricato di valutare il grado di purezza degli aspiranti alla Beatitudine prima di autorizzare la loro fuzione con la fonte originale della vita, e cioè con Dio, sono nel numero di 42. Ognuno di essi ha la particolarità di rappresentare allo stesso tempo un nome di Kamita, il Doppio Paese ed una delle quarantadue qualità contenute nella "dichiarazione d'innocenza" e la cui acquisizione è indispensabile per chiudere il ciclo delle reincarnazioni.
Il negro-africano ha anche immaginato il tribunale divino e l'Amenti per convincere che la ricompensa suprema è alla fine dello sforzo, allo stesso modo, egli ha immaginato un altro luogo simbolico, ma di terribili sofferenze quello in cui saranno ammessi per sempre gli esseri che non meritano di reincarnarsi. Questa situazione di non ritorno è la seconda morte riservata alle anime gravate dal peso di mancanze morali troppo pesanti. Avendo perduto ogni identità individuale questi spiriti malfattori contribuiscono a densificare i fluidi del basso astrale per formare un magma di larve nel quale vanno ad attingere gli iniziati traviati per compiere le loro azioni criminali.
Non avendo subito una vera iniziazione nei templi di Kamita, i fondatori del Giudaismo, del Cristianesimo e dell'Islam hanno preso quest'insegnamento esoterico dal primo scopritore di Dio per un punto fondamentale del suo insegnamento esoterico. Così, mentre erano destinati a far comprendere ai profani alcune verità che superano la loro comprensione, hanno fatto del "paradiso" e dell'"inferno" immaginati dai negro-africani per due realtà tangibili.
L'incomprensione che essi hanno di questo punto dell'insegnamento negro-africano è evidente.
Infatti, una volta sbarazzatosi della sua veste carnale, l'anima, che è la vera essenza dell'essere umano, riprende pienamente la sua natura puramente fluida. Non priva nessun bisogno fisiologico: non avendo più sesso, non ha più bisogno dell'amore carnale; non avendo né bocca né ventre né corpo essa non ha più bisogno di mangiare né di bere e non sente più il freddo né il calore. Ecco perché non può gioire di nessun piacere paradisiaco né soffrire di nessuna ustione infernale.
Se l'influenza del pensiero religioso negro-africano è evidente in quella delle tre religioni di cui abbiamo parlato in queste righe, non lo è meno in altre filosofie religiose nate in altri continenti.
1.- In America: attraverso l'adorazione del sole come simbolo di Dio, la costruzione di piramidi, l'utilizzazione della mumificazione, la rappresentazione delle ipostasi di Dio sotto forma ibrida, semi-umana semi-animale, la pratica dell eofferte e dei sacrifici, soprattutto gli Olmechi ed i Maya precolombiani, gli Aztechi avevano direttamente o indirettamente preso esempio dal primo scopritore di Dio. L'emigrazione di gruppi umano negro-africani e/o la fondazione di colonie da parte degli stessi potrebbe essere una spiegazione di questa influenza.
2.- L'India: attraverso la credenza nella reincarnazione, la teoria dell'ipostasia (Brahma, Vishnu e Shiva), la rappresentazione ibrida delle sue divinità, la sua credenza nell'efficacia delle offerte e dei sacrifici, la venerazione della vacca (lo Hapi negro-africano), l'Induismo si è a sua volta, arricchito dell'insegnamento del primo scopritore di Dio.
3.- La Cina: attraverso la credenza nella reincarnazione (Buddismo e Confucianesimo), rafforzata dalla credenza in Dio e le sue ipostasi divine così come attraverso la credenza nell'esistenza degli spiriti, attraverso la pratica delle offerte e l'utilizzo degli incantesimi e degli amuleti (Taoismo), cone le sue piramidi, soprattutto, la Cina non è stata da meno.
4.- Il Giappone: attraverso la credenza nella reincarnazione (Buddismo), rafforzata dalla credenza in divinità protettrici, le Kami, di cui la più celebre Amida, sull'esempio di Horus uscente da un loto, usciva sempre da un calice di fiori e attraverso la pratica delle offerte e dei sacrifici (Shintoismo), il Giappone è un altro beneficiario della civiltà negro-africana.
Se è stata diversamente e spesso erroneamente interpretata dagli altri popoli, il pensiero religioso negro-africano è rimasto lo stesso in tutta l'estensione dell'Africa negro-africana. La religione negro-africana di Kamita è, infatti, la forma compiuta della religione concepita dagli Avi dei nostri Antenati. Allo stesso modo la lingua di Kamita è il melting-pot delle lingue dei popoli negro-africani che si sono ritrovati nel delta del Nilo, allo stesso modo l'addizione della credenze di questi stessi popoli ha dato nascita alla più compiuta delle religioni mai creata dallo spirito umano.
Ovunque nell'Africa negro-africana, ovunque nella diaspora negro-africana in cui il pensiero negro-africano ha potuto preservarsi, la visione del mondo, nel suo doppio aspetto visibile ed invisibile è, nell'essenziale, identico.
Ecco in breve, riassunti i punti fondamentali comuni delle manifestazioni diversificate della religione negro-africana.
androginia di Dio,
unicità di Dio,
Dieu nel contempo parte e totalità della creazione,
creazione di tutte le creature a sua propria immagine,
eternità della vitaper il fatto del carattere eterno della forza vitale,
complementarità tra la donna negro-africana ed il suo compagno di milioni di anni,
culto degli antenati,
pratica della magia,
sacralizzazione dell'ecologia,
interdipendenza totale tra il mondo visibile ed il mondo invisibile,
offerte e sacrifici propiziatori ed espiatori di vegetali, minerali e di animali,
unicità di Dio,
Dieu nel contempo parte e totalità della creazione,
creazione di tutte le creature a sua propria immagine,
eternità della vitaper il fatto del carattere eterno della forza vitale,
complementarità tra la donna negro-africana ed il suo compagno di milioni di anni,
culto degli antenati,
pratica della magia,
sacralizzazione dell'ecologia,
interdipendenza totale tra il mondo visibile ed il mondo invisibile,
offerte e sacrifici propiziatori ed espiatori di vegetali, minerali e di animali,
Perché non è necessario essere un superdotato della ragione ragionante né un tecnico superiore in scienze occulte per capire che nessuna copia vale l'originale, è indispensabile per l agioventù negro-africana d'Africa e del Mondo nero ritornare ad abbeverarsi alle fonti.
È a questo solo ed unico prezzo che sarà liberata spiritualmente, intellettualmente, psicologicamente dai legami alienanti di spiritualità straniere che infecondano la sua energia creatrice.
È a questo solo ed unico prezzo che sarà in grado di avere ricoprire tutta la sua fiducia in se stessa, nel suo atteggiamento a congiungere la vita al modo ed al tempo delle sue proprie aspirazioni ad una felicità da se stessa e da se stessa definiti.
Doumbi-Fakoly [Traduzione di Ario Libert]
I AM
lGli uomini vuoti si presentano direttamente attraverso un monologo drammatico: essi non hanno identità, personalità, non riescono a stare in piedi da soli e sussurrano parole vuote As wind in dry grass Or rats’ feet over broken glass (“come il vento nell’erba secca o i piedi dei topi sul vetro rotto”). Questi sono il correlativo oggettivo dell’uomo moderno, quegli stessi viventi moribondi che affollavano la terra desolata, figure senza forma, ombra senza colore, forza paralizzata, gesto privo di moto. Non sono come Kurtz o i dannati danteschi anime violente, ma solo uomini cavi e di paglia. Essi non riescono a sostenere lo sguardo degli occhi degli uomini virtuosi poiché questi per loro sono come Sunlight on a broken column (“luce solare su una colonna rotta”), sottolineando una morte prematura.»
Toccare il fondo. Esperienza incredibile di un viaggio chiamato vita. Cercare di tirarsi su. E non riuscirci, perchè il fondo è ormai lì a un passo.
Toccare il fondo. Accorgersi di non farcela più. Toccare il fondo non è una scritta su una maglietta: è il destino di ogni uomo e donna, prima o poi. E’ questa l’ironia di tutta la merda che ci sforziamo di fare.
Dove andremo a finire? Io non lo so, ma so che sarà un posto che tende al punto più basso della terra.
Toccare il fondo non è un hobby. E’ un lavoro lento e difficoltoso, inconscio e non voluto. E’ un lavoro su cui si deve continuare per anni.
Toccare il fondo vuol dire raggiungere uno stato definito. Vuol dire guardarsi un attimo al centro di un delirio di un delirio di droga e rendersi conto delle proprie condizioni. E riderci sopra. Avere una donna, denaro per comprare tanta merda inutile, credere di amare e pensare di non esserlo…
Questo non ha importanza. L’importante è riconoscere la propria condizione, vuol dire fermarsi e capire di avere sbagliato tutto.
Toccare il fondo vuol dire fumare sigarette disperate ad un’ora imprecisata della notte e chiedersi cosa vogliamo fare delle nostre fottute esistenze.
Toccare il fondo non è una ricerca zen. E’ l’unica ricerca che è possibile ai giovani occidentali del ventunesimo secolo.
Toccare il fondo significa morire mille morti e scoprire di essere vivi la mattina dopo: una sorpresa di cui avremmo fatto volentieri a meno.
Toccare il fondo non significa non poter scendere più in basso: significa soltanto che si è pronti a sprofondare nell’altro emisfero…il destro!
Toccare il fondo vuol dire vedere la vita da un punto di vista totalmente diverso: vuol dire capire il non senso dell’esistenza umana.
Toccare il fondo significa stare in quattro in una stanza senza parlare, perchè ogni parola sarebbe assolutamente inutile. Dov’è la strada che ci riporterà verso l’alto? Persa tra le terrificanti ombre del nostro inconscio.
Toccare il fondo vuol dire sedersi davanti ad un monitor acceso pur essendo in condizioni penose, per sfogare confessioni ad una macchina che non potrà mai capirci. Sono troppo in basso anche per deprimermi. Il fondo non è un posto deprimente, è il posto dove non c’è più nulla. Il limbo dei disperati. A cosa serve tutto questo? Ci sbattiamo a seguire un sistema che ci odia: abbiamo seguito Dio per secoli credendo che ci amasse… Quale ironia venire a sapere che non gli stiamo più così simpatici da quando gli abbiamo ucciso l’unico figlio… Inni di disperati.
Toccare il fondo. Senza un motivo preciso. Solo stupide facciate del nostro prenderci per il culo. Se essere sinceri con se stessi fosse la via per la salvezza, avremmo trovato un altro modo per lasciarci scivolare sempre più giù, perchè la sincerità verso noi stessi ce la siamo lasciata alle spalle, se mai l’avevamo avuta…
Ecco come toccare il fondo.
Volere dormire ed estraniarsi dagli altri. Toccare il fondo, con un rumore sordo e ovattato. Punf! Perchè non riusciamo a dormire con la merda che ci circola nelle vene, e non sopportiamo gli altri perchè non abbiamo nemmeno la forza di pensare a noi stessi.
Ecco la vera vita.
Sdraiarsi per terra con un viaggio costruito dai neuroni più drogati del nostro cervello, mentre “The passenger” di Iggy Pop ci gira per la testa come una ninna nanna insegnataci dai popoli di Atlantide prima della loro scomparsa nelle acque schiumose dell’oceano.
Dov’è il fondo? Non accorgersi di averlo appena toccato con forza. Essere troppo pazzi per vivere ancora. Essere troppo pazzi per morire di nuovo. A culo tutto. Cerchiamo di risalire, a respirare aria pura. A scegliere con veemenza la vita.
“Oh, the passenger He rides and he rides He sees things from under glass He looks through his windows eye He sees the things he knows are his He sees the bright and hollow sky He sees the city asleep at night He sees the stars are out tonight And all of it is yours and mine And all of it is yours and mine Oh, lets ride and ride and ride and ride…”
BOH AHAHAH
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