di Luigi Bazzoni & Mario Fanelli (1975 ITA 96')
Thriller psicologico veramente originale, tratto dal romanzo Las Huellas del coregista Fanelli e impreziosito da una fotografia fantastica di Vittorio Storaro (da lì a poco farà Apocalypse Now!) che gli dona un'atmosfera misteriosa ed eterea e nobilitato da un'interpretazione stordita e stordente della Cult Queen Florinda Bolkan. La pellicola si configura come una progressiva discesa nei meandri di una mente deragliata dalla follia; ma la sceneggiatura, un vero e proprio indissolubile puzzle di realtà e immaginazione, riesce a tenere lo spaesato spettatore fino alla fine col fiato sospeso sull'evolversi degli eventi. Il memorabile incipit seppiato di ambientazione fantascientifica vede un astronauta abbandonato sulla luna dai suoi compagni in quanto vittima di un misterioso esperimento architettato dal maligno Blackmann, interpretato da un arcigno Klaus Kinski. Si scoprirà poi essere questo un sogno ricorrente della protagonista, collegato alla visione di un inquietante B movie di science fiction "Footprints on the Moon" (titolo poi attribuito all'estero al film stesso), visto dalla stessa alcuni anni prima. Questa scheggia impazzita nell'immaginario della donna determinerà la convinzione di essere la prossima vittima dell'organizzazione criminale capitanata da Blackmann. L'idea paranoico-ossessiva di minaccia determinerà nella protagonista un buco nella memoria di ben tre giorni e uno sdoppiamento di personalità complicato dal ripetersi di numerose allucinazioni visive. La donna, solitaria traduttrice portoghese, a causa della sua amnesia perderà il lavoro (non a caso svolto in un alienante edificio dell'Eur romano) e in preda ad atroci dubbi sulla propria realtà e identità deciderà di recarsi in un'arcana località esotica, l'immaginifica isola di Garma (in realtà l'affascinante Phaselis in Turchia), il cui hotel principale è l'unico elemento che la collega ai tre giorni persi nella memoria, grazie al ritrovamento in casa di una cartolina strappata raffigurante quest'ultimo. L'arrivo nell'isola sarà pieno di sorprese e lascerà la donna impaurita e totalmente priva di certezze, tra flashback dell'adolescenza e richiami all'altra propria identità (di nome Nicole e con parruca rossa). I parallelismi tra la sua sorte e quella dell'astronauta del sogno iniziale si faranno sempre più stringenti e l'angoscia, incrementata dalle ambigue parole di una diabolica ragazzina interpretata dall'icona Nicoletta Elmi, la porterà addirittura verso l'omicidio. Il finale spiazzante, con una fotografia virata in un folgorante blu acido, cesella alla perfezione una pellicola claustrofobica a suo modo veramente indimenticabile, che riesce a rappresentare la schizofrenia come pochi altri sono riusciti (Polanski, Nelo Risi, Altman, Cronenberg, Lynch...direi così a getto). Luigi Bazzoni VA riscoperto, il suo cinema sperimentale e ricercato lo merita.
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