Serge Gainsbourg
"Non somiglia a nessuno, e le sue canzoni non ricordano nulla che sia già stato ascoltato. E' alto, fragilissimo, timido, con una voce talmente bassa che la si sente appena...Ma i pezzi che scrive arrivano con violenza al cuore e allo stomaco. Li usa per esprimere qualsiasi cosa - nulla è in grado di fermarlo, perchè non ha il timore di scioccare e non ha accessi di inutile modestia...Non imita nessuno, non tenta mai di mistificare la realtà rendendola più piacevole o vendibile. Ciò che produce non è mai convenzionale o prevedibile. Le idee sono sempre sbalorditive e le parole inattese. Non è un grande cantante come qualità vocale, ma è dotato di qualcosa di nuovo, bizzarro, tormentato, profondo e ultra-moderno. Potete odiarlo o amarlo, ma dovrete riconoscere che Serge Gainsbourg è qualcuno."
(Primo articolo pubblicato su "La Semaine Radiophonique" ad opera di Germaine Ramos inerente l'album di debutto di Gainsbourg, 1958)
Cantautore eclettico e iconoclasta, compositore all'avanguardia, regista dissacrante, romanziere irriverente, appassionato amante di alcune delle più belle attrici del mondo (Brigitte Bardot, Jane Birkin tra le altre), uomo dalla disperata vocazione autodistruttiva, versatile attore con la faccia da cattivo, ubriacone impenitente, intellettuale provocatorio e poeta destabilizzante: questo e altro ancora è stato quel genio che risponde al nome di Serge Gainsbourg, in Italia ingiustamente dimenticato.
La sua produzione musicale nell'arco di trent'anni è stata stupefacente: classica, chanson tradizionale francese, musica etnica, cocktail jazz, pop adolescenziale, rock, reggae, disco music, lounge, rap. Ha rielaborato stili e generi rispettando la tradizione, ma contemporaneamente trascendendola e rinnovandola, fino ad arrivare a regalarci dischi affascinanti e di sconcertante impatto emotivo, che parlano sia al cuore che allo stomaco. Gainsbourg è riuscito a miscelare alla perfezione linguaggio poetico e composizione musicale ottenendo canzoni profondamente originali e non facilmente classificabili. E dietro la minuziosa ricerca formale, Gainsbourg ha sempre affiancato la costante ribellione contro il perbenismo, il gusto della provocazione, il piacere dell'eccesso convogliando i suoi ascoltatori verso le tematiche centrali della sua opera: il disagio esistenziale, la passione amorosa e carnale, le ossessioni mentali, l'inesorabilità del tempo che passa e cancella, il sogno di qualcosa di indefinito che è impossibile raggiungere. Il tutto sempre mitigato da una folgorante ironia, ottenuta grazie alla forza dirompente dei testi, costantemente costellati di fulminanti metafore e doppi sensi.
Come ben scrive Bauducco "i personaggi di Gainsbourg si agitano in un mondo proteiforme che sembra loro non appartenere se non nel momento in cui riconoscono, o credono di riconoscere, la bellezza e l'incanto attraverso lo smarrimento, la disperazione, il vizio, l'ossessione amorosa, l'erotismo randagio, la degradazione fisica e morale. Lo sguardo di Gainsbourg non è mai conciliante. Se talvolta diverte, più spesso urta, ferisce, turba. E' il dramma della lucidità".
Figlio di ebrei russi, profughi nel periodo della rivoluzione, Lucien Ginsburg (questo il suo vero nome) nasce a Parigi nel 1928. La sua vita è già problematica fin dagli albori: la madre, moglie di un musicista, saputo della gravidanza indesiderata si reca, con l'intenzione di abortire, in un ambulatorio improvvisato nella periferia di Parigi. Entrata nella sudicia stanza, viene però colta da un malore alla vista della metallica strumentazione, ancora umida e impiastricciata di umori indefinibili, probabilmente appartenenti alla donna che l'ha preceduta. Questo la convince ad abbandonare il terribile proposito. Serge diceva sempre che "la sua vera fortuna nella vita era stata una lurida bacinella d'ospedale". Il resto della sua infanzia non è facile tra guerra, povertà e tubercolosi. Ma ad un certo punto la fortuna gira: a diciannove anni conosce la modella Elisabeth Levitsky, che lavora come segretaria presso il poeta surrealista francese Georges Hugnet, amico intimo di Salvador Dalì. La villa di Dalì a Parigi viene lasciato libero quando l'artista decide di tornare in Spagna e il fidato Hugnet riceve un mazzo di chiavi per accudire la casa. Serge ed Elisabeth, attraverso astuti stratagemmi, si appropriano delle chiavi...passando una notte di fremente delirio erotico, nudi nell'immaginifico soggiorno di Dalì (con pareti e soffitti tappezzati di astrakan nero) e voluttuosamente distesi su un cumulo di inestimabili opere pittoriche sparse sul pavimento firmate da Picasso, Mirò, Max Ernst e ovviamente Dalì. Serge lascia la villa all'alba con una Gitanes tra le labbra e le idee chiare su quello che sarà il suo futuro. Inizia così la sua carriera artistica come pittore, ma nel 1957 ascolta Boris Vian, autore di canzoni ironicamente crudeli e divertenti: "grazie a Vian, capii che la canzone non meritava di rimanere un mezzo espressivo di secondo ordine, poteva diventare anzi un veicolo per dare sfogo al mio potenziale aggressivo".
Assume così uno zingaro per insegnarli a suonare la chitarra, attratto dalla malinconica e struggente musica gitana, ed inizia a sostituire il padre musicista nei piano-bar dei locali notturni parigini. E' un'attività che presenta molti aspetti positivi per Serge: può fumare e bere durante il lavoro (per tutta la vita fumerà dai tre ai cinque pacchetti di gitanes al giorno e berrà l'inverosimile), ascoltare dal vivo alcuni straordinari musicisti (Billie Holiday, Dizzy Gillespie, Art Tatum, Django Reinhardt tra gli altri) e soprattutto intrecciare relazioni con le clienti femminili, che lo trovano praticamente irresistibile. Alla domanda sul come mai un uomo certo non bello rispetto ai canoni classici avesse così successo con le donne, Serge rispondeva "è un cocktail: la nonchalance dei miei gesti, l'aura della celebrità, e come mi muovo nello spazio, una sorta di -diciamo così- classe".
Il suo debutto discografico avviene nel 1958 col bellissimo "Du chant à la une!", nato da una fusione di ricercato cocktail jazz, pop esistenzialista misto ad un travolgente beat jazz amalgamato coi tratti tipici della chanson francese. "Pezzi cinici, vulnerabili, mordaci, sofisticati, provocatori e crudeli, ma sempre affascinanti e indimenticabili".
Il suo aspetto non convenzionale gli è valso una miriade di partecipazioni come caratterista a svariate pellicole cinematografiche, con ruoli da villain. Scrisse Robert Chalmers sull'Independent: "L'immagine di Gainsbourg, almeno nella sua espressione meno ottimistica, somigliava a quella del poeta Tristan de Corbière, che per anni tenne un rospo spiaccicato inchiodato al muro della sua stanza: diceva che gli risparmiava la fatica di guardarsi allo specchio". A tal proposito Serge rispondeva: "La bruttezza ha una marcia in più rispetto alla bellezza: dura nel tempo". La sua carriera artistica si è sviluppata di pari passo con la storia dei suoi amori. Celeberrima è stata l'intensa relazione intessuta con Brigitte Bardot, indimenticabile in "Comic Strip", vestita come Barbarella e circondata da nuvolette da fumetto con le scritte onomatopeiche "Zip!", "Pow!", "Wiz!". I due scorazzavano per tutti i locali notturni più alla moda, con Brigitte alla guida di una Triumph Spitfire decappottabile, attraversando una Parigi tappezzata di foto di B.B. con indosso vertiginosi stivaloni e minigonna di pelle nera in sella a una moto (la pubblicità di "Harley Davidson", l'ultimo singolo scritto per lei da Serge). I due incisero anche una bollente versione di "Je t’aime, moi non plus", rimasta celata al pubblico per decenni e successivamente portata al successo internazionale da Serge insieme a Jane Birkin. L'altra favolosa storia d'amore della vita di Gainsbourg fu proprio con Jane Birkin e ispirò nel 1971 il concept album "Histoire de Melody Nelson", autentico capolavoro, meditativo e sorprendente, incentrato sulla storia d'amore che lega un uomo francese di mezz'età a una ragazzina inglese minorenne. "Le sonorità di questo nuovo lavoro fanno pensare ad un jukebox degli ultimi anni Sessanta che piomba su un'orchestra che accompagna una lettura di Samuel Taylor Coleridge. Chitarra elettrica in staccato, uso del glissato sul pianoforte, rock quasi psichedelico, archi, un coro di settanta elementi e un basso pieno, grave, ossessivo, onnipresente per tutti i ventotto minuti dell'album e simile alle ruote di una vecchia macchina che spinge la storia verso la sua fatale conclusione. Serge mormora vicino al microfono raccontando una storia di sesso, morte, ossessione e purezza, di un irraggiungibile ideale estetico evocato da una voce tormentata ma impassibile".
La sua ricerca musicale è instancabile e Gainsbourg regala pezzi di successo a personaggi come Juliette Gréco, Pia Colombo, Petula Clark, Michèle Arnaud, Francoise Hardy, Brigitte Bardot, Isabelle Adjani, Julien Clerc, Diane Dufresne e Jane Birkin.
Nel 1975 pubblica "Rock around the bunker", un altro concept album in cui lui, ebreo e perseguitato, affronta il tema del nazismo in chiave grottesca e con feroce humour nero. L’anno successivo, in piena esplosione punk, pubblica "L'homme à la tête de chou", album surreale e nichilista, che descrive con occhio quasi clinico il processo di autodistruzione di un uomo di fronte alla passione.
Nel 1978 si reca in Giamaica per registrare, insieme alla band di Peter Tosh, "Aux armes et cetera", contenente tra l'altro una dissacrante versione reggae de "La Marsigliese", fatto che gli procura minacce di morte da parte dei reduci delle associazioni paramilitari di destra della Guerra d'indipendenza algerina. E' così che la Francia conosce il reggae.
Imprevedibile nelle scelte e negli obiettivi, dopo la fine della storia d'amore con la Birkin, l'artista crea un doppio, un alter ego dissoluto, di nome Gainsbarre. Nei panni di Gainsbarre ne combina una più del diavolo, per esempio quando in diretta televisiva dà fuoco al vil denaro (un reato per la legge francese dell'epoca). Scrive anche un romanzo spietatamente divertente "Evguénie Sokolov" (in Italia "Gasogramma") incentrato su un pittore che crea le sue osannate opere, punta di diamante dell'iperastrattismo, grazie alla vibrazione della mano prodotta attraverso deflagranti peti.
Muore nel 1991 e viene seppellito nel cimitero di Montparnasse a Parigi, meta di un mio emozionante pellegrinaggio.
La sua attività di regista cinematografico merita un post a parte...
"Chiedi a qualunque parigino e ti saprà dire cosa stava facendo quando seppe la notizia della morte di Gainsbourg. Fu un vero e proprio shock. Perchè Gainsbourg era sempre lì, era parte della nostra cultura. Era sempre in televisione a fare qualcosa di folle. Era un poeta. Un punk. E si voleva scopare Whitney Houston (qui)." (Nicolas Godin, Air)
(per approfondimenti: "Serge Gainsbourg - Poesia Senza Filtro" & "Serge Gainsbourg - per un pugno di gitanes", da cui le citazioni nel testo)
12/06/08
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