Riflessi sulla pelle - The Reflecting Skin
di Philip Ridley (1990 GB/CAN 95')
con Viggo Mortensen, Jeremy Cooper, Lindsay Duncan, Duncan Fraser
Primo indimenticabile film di Philip Ridley, incubo delirante di straordinaria bellezza, che divenne un istantaneo e maledetto cult movie ai festival di Cannes e Locarno nel 1990, per poi perdersi irrimediabilmente nella inaffidabile memoria collettiva.
Philip Ridley è un artista a 360 gradi, degno della nostra ammirata venerazione: pittore (a 14 anni tenne la sua prima personale), scrittore (celebri i suoi romanzi per ragazzi quali "In the eyes of Mr Fury", "Flamingoes in Orbit", "Kasper in the Glitter", "Meteorite Spoon", "Scribbleboy"), drammaturgo ("Leaves of Glass" tra gli altri), sceneggiatore (sua la sceneggiatura de "The Krays" di Medak), fotografo e cineasta (per ora solo un altro film "The Passion of Darkly Noon", oltre ad un paio di cortometraggi). Unico artista britannico ad aver ricevuto dall'Evening Standard, il premio rivelazione sia per il Cinema che per la Drammaturgia.
"The Reflecting Skin" adotta il punto di vista di un ragazzino, di nome Seth Dove, per rappresentare il microcosmo della provincia rurale americana post-bellica degli anni Cinquanta. Un universo a sé stante, fatto di accecanti campi di grano e immense distese pianeggianti, ma anche di fatiscenti catapecchie in legno, abitate da povera gente comune, frustrata e delusa, con tanto spazio attorno e molto vuoto dentro. Un film in cui la nostra sensibilità e le nostre certezze vengono stordite e corrose piano piano. Fin dall'incipit splatter, il film fa venire i brividi: una gigantesca rana toro viene gonfiata con una cannuccia da dei ragazzini per poi essere colpita con una fionda, esplodendo così addosso ad una pallida donna vestita a lutto, che percorre un viottolo tra campi di grano abbagliati dal sole.
La storia del film, rifiutando compromessi, è narrata a più livelli e si regge sull'ambiguità più assoluta. Difficile inizialmente capire se il microcosmo di provincia in cui vive Seth appaia infernale, perchè frutto di un invenzione della fantasia del bambino o perchè lo sia effettivamente. Poi la storia progredisce e la realtà si rivela inequivocabilmente come inquietante e oscura, costellata da bizzarri personaggi e intrisa di un orrore e una crudeltà razionalmente inesplicabili e certo fomentati dall'ignoranza e dai pregiudizi delle persone.
I bambini ritratti da Ridley non hanno nessun aggancio con gli adulti, ma finiscono inevitabilmente per assimilarne la strisciante sofferenza nevrotica: la vedova dal vestito scuro è per Seth un vampiro perché così è scritto nel libro che il padre legge in continuazione; se l'amichetto Emen, ucciso da una banda di giovani pervertiti che perlustrano incessantemente le strade su una grossa Cadillac nera, si è trasformato in un angelo del cielo perchè così dicono le mamme disperate, allora il feto che Seth ritrova abbandonato in un fienile altri non può essere che la reincarnazione di Emen, benevolo angelo dalle ali strappate, tornato a proteggere i compagni di giochi di un tempo.
Ciò che nel film lascia a bocca aperta è la straordinaria capacità fascinatoria visiva del regista (con tramonti e albe in tele a tutto schermo) e il virtuosismo della sua fotografia, che ci regala paesaggi di meravigliosa bellezza figurativa, che rievocano le migliori opere di Van Gogh e Hopper, raffigurando una natura incontaminata, assolutamente indifferente nella sua statica bellezza alla insensata stupidità e barbarie degli esseri umani. Da segnalare anche la straordinaria colonna sonora ad opera di Nick Bicat. L'opprimente mondo raffigurato da Ridley è dominato dalla solitudine e dalla perdita e per il piccolo Seth una flebile speranza sembra essere rappresentata dall'eroico ritorno del fratello maggiore Cameron (interpretato da un incisivo Viggo Mortensen) dalle "isole del Paradiso", dove a quei tempi si stavano svolgendo esperimenti con l'atomica e dove i bambini nascevano con la pelle argentata (la Reflecting Skin del titolo). La straziante storia d'amore che nascerà tra il condannato Cameron (irrimediabilmente contaminato dalle radiazioni) e la vedova Dolphin Blue spaventerà il piccolo Seth, che farà di tutto per ostacolarla, proprio per il fatto che molti indizi fanno presumere la donna, nella fantasia infantile, una vampira (ha la casa piena di attrezzi per la caccia alle balene e ricorda il marito dal suo profumo e da alcuni resti delle sue cose, che gelosamente custodisce in una scatola).
Le figure che dovrebbero proteggere Seth sono zeppe di tare e disperazione: il padre viene accusato dell'omicidio dell'amico di Seth, a causa di un precedente (era stato sorpreso con un ragazzino diciassette anni prima e si è poi sposato per coprire lo scandalo), si suicida dandosi fuoco insieme a tutto il suo distributore di benzina, la madre è una psicotica senza speranza che perde la parola, il minaccioso sceriffo senza un occhio e una mano e con l'orecchio mozzato (a causa di presunti scontri con uno squalo, un puma e feroci malviventi) sembra provenire direttamente da "Twin Peaks", così come due inquietanti gemelle vestite di scuro che si aggirano nei campi assolati facendo il verso del tacchino.
I giovani assassini pervertiti, che scorazzano in Cadillac, sono implacabili, ma sfiorano e risparmiano il giovane Seth; il quale, pur assistendo al fatto che le persone uccise abbiano tutte ricevuto poco prima di morire un passaggio dalla banda, mantiene il segreto di fronte alle morbose domande dello sceriffo. Il capo-banda in giubbotto di pelle nera che guida è, infatti, il doppio speculare di Seth stesso; costui è ciò che Seth sarà tra pochi anni, dopo tanta violenza vissuta, introiettata e incisa nell'anima. Il bambino non è mai un adulto in scala ridotta. E' un altro modo di essere, assolutamente peculiare e diversissimo. Il bambino assorbe. La violenza psicologica sommersa sedimenta gradualmente. Anche Dolphin Blue verrà caricata dalla terribile banda sulla minacciosa auto nera, e solo vedendo il fratello disperato piangere sul corpo esanime della donna, il piccolo Seth perderà per sempre la sua ingenuità e innocenza. Non gli rimarrà che fuggire, correndo tra i campi di grano, immerso in un rosso tramonto di fuoco, urlando tutta la propria sofferenza e angoscia esistenziale, sentendosi in parte responsabile degli orrori vissuti, come i pregiudizi degli abitanti gli hanno fatto credere accusandolo di essere Satana. Seth nel finale non piange, urla a squarciagola la sua totale incompatibilità con un mondo esterno allucinante, chiudendo un film capace di segnare indelebilmente la nostra anima, al tempo stesso incantandoci e sconvolgendoci. Rimarcando quanto l'ignoranza e i pregiudizi siano i principali responsabili nel generare mostri.
(dipinto di Ernst Fuchs)
"If you live long enough, some awful bad (stuff's) gonna happen to ya"
(post dolente elaborato con spunti di Flavio De Bernardis)
Buon Natale a tutti i lettori del blog!
17 ore fa
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