27/05/08

Roland Topor

Roland Topor


Artista poliedrico e spiazzante, Roland Topor, è stato troppo frettolosamente dimenticato e accantonato dall'immaginario collettivo, sia a causa di una sua difficile catalogabilità, che per una sconcertante violenza insita nelle sue opere. Dotato di un'ironia beffarda e dissacrante, Topor ha sempre fatto venire i brividi lungo la schiena ai soloni della critica ufficiale.
Nella sua eccentrica carriera artistica ha fatto di tutto: dalla pittura all'illustrazione, dal teatro alla fotografia, dall'incisione alla scultura, dal cinema d'animazione ai romanzi, dalla musica alla televisione. E tutto questo continuamente sperimentando nuovi linguaggi espressivi e rimanendo fedele alle sue convinzioni e ai suoi principi. Erede del nichilismo dadaista, è riuscito con la sua enigmatica arte a demolire qualsiasi forma di autorità precostituita, ridimensionando contemporaneamente sia il borioso sapere scolastico che la cultura ufficiale imperante. Illuminante il fatto che abbia frequentato la rinomata Accademia di Belle Arti dal bar di fronte, come amava ricordare, rifiutando così di diventare un'artista/pollo di batteria come tanti altri.

La sua immaginazione sadica e il suo tagliente umorismo nero hanno disvelato, senza mezzi termini, l'assurdità nascosta nel reale, regalandoci un intimo e perturbante brivido. I suoi esseri umani immondi e mostruosi, raffigurati in preda ai piaceri più sfrenati e aggressivi, fanno pensare alle fantasie devianti di un moderno Hieronymous Bosch (guardatevi il filmato dei titoli di testa di "Viva la Muerte" di Arrabal, in fondo a questo post).
Viviamo i dettagli angoscianti delle sue opere, fino quasi a sentirne l'acre odore e ad apprezzare, sconvolti, l'elasticità delle carni lacerate. Il mondo rivela la sua doppiezza, l'ipocrisia strisciante e l'artista, indignato, la mostra in tutta la sua repellente virulenza. All'epoca pubblicava sul "New York Times", sferzando regolarmente le ingannevoli certezze borghesi.
Da ricordare anche la sua collaborazione, in Italia, con la rivista satirica "Il Male". Nel 1962 fonda con Jodorowsky e Arrabal il movimento Panico (a tal proposito segnalo, imperdibile, il libro di Antonio Bertoli "Panico!", recentemente editato), che meriterebbe un post a sé stante e prima o poi lo farò, se non crepo.
Anche la sua attività nel cinema è leggendaria: dopo molti cortometraggi in collaborazione con René Laloux, il lungometraggio "Il pianeta selvaggio" ottiene nel 1973 il premio speciale della Giuria di Cannes. Si tratta di un raffinato film d'animazione creato sui disegni di Roland Topor, sceneggiato da Laloux e Topor a partire da un romanzo di fantascienza di Stefan Wul. Gli uomini sono minuscoli animaletti domestici di una razza di giganteschi alieni, i Draag, a cui cercano disperatamente di ribellarsi. Il messaggio è inequivocabile: la politica è aberrante, la tecnologia provoca angoscia e la natura appare crudele. Un indimenticabile incubo apocalittico, visivamente suggestivo ed emozionante.
Collabora anche con Fellini, nel 1976, per "Il Casanova" dove disegna le abbacinanti sequenze della Lanterna Magica.
Nel 1976 il suo romanzo "Le Locataire Chimérique" diventa "L'inquilino del Terzo piano" ad opera di Roman Polanski: preso in affitto, in una vecchio palazzo di Parigi, un appartamento la cui inquilina precedente s'è uccisa buttandosi dalla finestra, un giovane archivista ne assume a poco a poco l'identità. Film che oscilla tra una situazione di minaccia oggettivamente subita dal protagonista e una piena consapevole deriva paranoica (merita comunque, anche questo, un post a sé stante).
Successivamente nel 1979, Topor è attore per Werner Herzog in "Nosferatu", dove svolge l'intrigante ruolo di "servo" del principe della notte Klaus Kinski.
Nel 1989 con Henri Xhonneaux intraprende un adattamento cinematografico sui generis della vita del marchese De Sade intitolato "Marquis". Tutti gli attori indossano incantevoli maschere animalesche. Il divin marchese, nell'isolamento della propria cella, disserta per gran parte del film,in maniera irresistibile, con il suo pene, unico personaggio ad avere un volto umano. Imperdibile.
Eros e Thanatos sono due costanti della sua opera, così come la lotta contro la stupidità umana e l'amara constatazione della sua inevitabilità.
"Il campo dell'indagine dell'artista è dunque l'uomo con le sue frustrazioni nella società e quindi l'irrealtà delle situazioni quotidiane, l'allucinante e l'assurdo che diventano normalità sono rappresentati con la perversione del realismo, la crudeltà della verità, l'inquietudine dell'ironia più dissacrante...Il suo lavoro è concentrato non tanto sui significati convenzionali delle cose e degli esseri, quanto su ciò che questi offrono di ulteriore alla vista, sull'abisso su cui si aprono e sul mondo che lasciano intravedere e in cui ci si può perdere. Il posto del pubblico è proprio sul baratro, dove deve provare il gusto di sfiorare il pericolo e la fine." (Gilberto Finzi)

"Per guadagnare da vivere io non dispongo che dei prodotti derivati dalla mia paura...La realtà in sé è orribile, mi dà l'asma. La realtà è insopportabile senza gioco, il gioco consente una immagine della realtà. Io non posso perdere il contatto con la realtà, ma per sopportarla ho bisogno di questo gioco astratto che mi permette di trovare quello che può essere ancora umano." (Topor)

Per vedere le sue opere: http://toporetmoi.over-blog.com/album-163931.html
"...Un individuo, per sopravvivere, deve dissimulare la sua virulenza. Deve svolgere una attività utile a una comunità umana, a un gruppo sociale. Deve dare l'impressione di essere sincero. Deve apparire UOMO NORMALE. La sola rivolta individuale consiste nel sopravvivere."
(Roland Topor da "Piccolo Memento Panico", 1965)

Nessun commento: