La notizia di una fiction su Moana Pozzi mi giunge di straforo nella mia realtà aliena alla televisione ma subito balza all’occhio che l’evento ha solleticato anche gli utenti del web.
Leggo stronzate su santificazioni e poesie a lei dedicate il cui incipit è “Casta diva…”(sic!) ma anche di idolatria forzata e costruita a tavolino.
Sorge il sospetto che, in perfetto stile Padre Pio, il nostro presunto belpaese si appresti a produrre un santuario dove torme di frigide ed impotenti si recheranno imploranti nella speranza della grazia di un orgasmo.
Per altri è stata una rivoluzionaria, per aver fondato, lei di buona famiglia e ottime prospettive, la sua vita e la sua carriera sulla violazione di quello che per altri era proibito.
E seppur trovi affascinante questa visione il timore è che tra mercificazione e idealizzazione si perda di vista la vera grandezza di Moana.
E cioè l'assoluta straordinaria capacità di prender cazzi in ogni dove con l’eleganza e la classe di una formosa Cleopatra sdraiata su un triclino e alle prese con un grappolo d’uva.
Naturalmente non esiste motivo alcuno per vedere una serie tv a luci “rosa” (bleah!) e temo le numerose anche se magari ben intenzionate rielaborazioni intellettuali del mito.
Recuperate “Moana, la bella di giorno”
e che il sesso sia con voi.
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