13/03/09

Tekkonkinkreet

Domenica 15 Marzo ore 21.30 al Clan Destino
Tekkonkinkreet
di Michael Arias
(2006 GIAP 111’)

Prodotto dallo Studio4°C, che ha già lavorato nello splendido “Animatrix” , e tratto da un manga in tre volumi, edito anche in Italia, di Taiyo Matsumoto, “Tekkonkreet” viene pubblicato direttamente in dvd (anche se avrebbe meritato di essere ammirato su grande schermo) e si propone come uno degli anime piu’ interessanti ed originali degli ultimi anni (sebbene dieci spanne piu’ sotto di una meraviglia quale “Ghost in the shell 2″ o di un qualsiasi film di Miyazaki) e soprattutto come una delle pù fedeli trasposizioni su schermo di strisce a fumetti, mantenendone l’esatto e peculiare tratto grafico ed esaltandolo grazie ad uno uso della CGI che non sovrasta mai, ma dinamizza, i disegni ed i movimenti di camera e li impreziosce con ottimi effetti speciali atmosferici che si fondono perfettamente con alcuni dei fondali più belli che si siano visti da diverso tempo.In realtà non tutte le premesse brillanti vengono mantenute e molte vengono sprecate per scarsa attenzione alla storia, ma nel complesso il comparto visivo merita sicuramente l’applauso.
“Tekkonkreet”
narra di Nero e Bianco, due ragazzi orfani che vivono letteralmente come gatti randagi e per i quali Treasure Town (periferia giapponese dominata da grandi complessi industriali, fogne e negozietti asserragliati) è tutto il loro mondo, una specie di grande parco-giochi in cui vivono in bilico tra la necessità di sopravvivenza quotidiana ed un innato (e quasi psicotico) ottimismo.
Il loro motto è “Sii felice”.
Uniti come in un tao, l’uno più infantile, quasi naif, puro, l’altro introverso e rabbioso, Bianco e Nero devono affrontare i progetti imprenditoriali sulla loro città organizzati da un gruppo della Yakuza, guidato dall’inquietante Serpente, al cui servizio sono umanoidi giganti privi di anima ed armati fino ai denti.
Durante questi scontri, spesso spettacolari grazie a salti su palazzi e mezzi pubblici che infrangono ogni legge basilare della fisica newtoniana, Bianco e Nero avranno modo di riflettere su se stessi e persino sul significato della loro esistenza e di quella di dio.
Costruito lungo 4 stagioni rappresentative di un particolare periodo della loro vita e delle loro evoluzioni psicologiche, “Tekkonkreet” diventa narrativamente e visivamente intrigante quando il meccanismo di fratellanza instaurato dai due protagonisti entra in crisi e si innesta in entrambi un processo di scissione psicologica, in particolare per Nero che andrà incontro ad una deriva sempre più pericolosa.
Adulto per i contenuti ed alcune sequenze violente (anche moralmente), le sfumature possibili della trama vengono disperse ad un certo punto in un delirio visivo nel sottofinale di assoluta bellezza e grande inventiva, che stravolge persino i canoni fino ad allora adottati, ma si riceve la sensazione che in fondo dei due ragazzini e delle loro vicende importasse veramente poco agli autori, per non parlare di personaggi secondari e sottotrame appena accennate seppure con un forte potenziale narrativo.
E’ un peccato perchè alcuni dialoghi, scarni, ma incisivi, avrebbero potuto elevare di molto l’autorialità dell’anime e l’emotività generale.
Restano in compenso il tratto deforme e volutamente stilizzato delle figure (ricordano moltissimo i disegni schizoidi di Ben Templesmith), l’ipercineticità delle scene di azione, l’esplosione cromatica dei fondali, dettagliatissimi ed eccellentemente realizzati, e scelte visive che ammiccano al cinema “vero” pur non tradendo la fonte originaria.
(Tratto dal blog Love is The Devil di Lenny Nero)

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