Colpo Rovente
di Piero Zuffi (1969 ITA 104')
Opera unica dello scenografo romagnolo Piero Zuffi su sceneggiatura di Ennio Flaiano, si tratta di un film spiazzante, convulso sia nella trama che nelle immagini, ma assai seducente nel panorama del cinema di genere italiano. L'uso della macchina da presa è molto intrigante e visionario e la fotografia (Pasqualino De Santis) e le tematiche sono assolutamente interessanti...e questo si intuisce già dalla tremebonda versione del film a noi pervenuta tramite i numerosi passaggi televisivi su Rete 4 e l'ignominiosa versione del film editata in dvd...versioni mancanti di ben 20 minuti di pellicola (84' la durata della versione circolante)...l'unica versione integrale del film (che io purtroppo non ho mai visto) è stata proiettata al Festival di Venezia del 2004, nella rassegna curata da Marco Giusti e Luca Rea nella rassegna Storia segreta del cinema italiano. Mentre i film di Di Leo dopo il passaggio veneziano sono stati editati in dvd (e alcuni sono veramente modesti), quello di Zuffi non ha avuto alcuna distribuzione...e pensare che nel cast vi sono una splendida Barbara Bouchet, al suo primo film italiano, e un imperdibile Carmelo Bene, nella parte di un ambiguo e nevrotico killer al soldo della mafia. Il film parte dall'omicidio (splendida tra l'altro la sequenza di apertura con la preparazione dell'arma per l'assassinio) di un ricco industriale, Mac Brown, implicato nel traffico di stupefacenti a New York. L'indagine è affidata ad un commissario dai modi spicci, che per cercare prove non esita ad infiltrarsi negli ambienti della controcultura dell'epoca fino a scoprire che le associazioni mafiose sono pesantemente colluse con il mondo alternativo e fanno lauti guadagni grazie all'uso delle droghe psichedeliche diffuso tra i giovani dell'epoca. Il messaggio anti-droga del film è forte, i paradisi artificiali vengono spogliati di qualsiasi accenno poetico e viene rimarcato l'effetto devastante delle sostanze psicotrope sulla fragile psiche dei giovani (indimenticabili le sequenze all'interno del manicomio). Il finale a sorpresa, che non rivelo, suggella a meraviglia la preziosa opera di Zuffi. In mezzo vediamo scorribande degli Hell's Angels, deliranti feste hippies, spiazzanti lampi di violenza, sequenze ammalianti sospese tra il pop e il fumetto e un'inquietante istantanea dell'altra faccia della Grande Mela, il tutto è poi accompagnato dalla splendida musica di Piero Piccioni. Forse il messaggio è stato troppo diretto e il film per l'epoca non politicamente corretto e questo gli è costato un feroce ostracismo, che evidentemente dura tuttora (è possibile?). Difficile recensirlo avendo visto solo la versione mutilata...ma è possibile che i distributori siano così miopi da non accorgersi che questo è un film che se fosse stato fatto in USA sarebbe un cult assoluto universalmente riconosciuto (lo è diventato pure il modesto Repo Man dopotutto...). Editatelo integrale o cambiate mestiere!
29/07/09
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