19/12/08

Robert Rich

Robert Rich



Robert Rich è uno dei personaggi cardine del rinnovamento musicale di fine novecento. Nato a Menlo Park, California, nel 1963, inaugura la sua vasta produzione musicale pubblicando le prime opere non ancora ventenne, poco prima di laurearsi in matematica e psicologia all'Università di Stanford. In questo periodo collabora con Stephen LaBerge, eminente studioso che dirige ricerche sul cosiddetto “Lucid Dreaming”, ovvero il fenomeno del mantenere coscienza durante il sogno, e partecipa alla realizzazione di apparecchiature elettroniche per il monitoraggio del sonno e per l'induzione di sogno lucido a fini di studio.
Questa esperienza avrà un ruolo fondante nel percorso musicale di Rich.
Le prime sperimentazioni prendono le mosse dalle coordinate Ambient di Brian Eno e Pauline Oliveros, e consistono in lunghissime sessioni elettroniche in cui strutture musicali appena accennate si ripetono con variazioni minime su tappeti magmatici in evoluzione. Risalgono a questo periodo Sunyata, Trances, Drones. Subito evidenti due istanze fondamentali, da un lato una pulsione evolutiva, caotica e dionisiaca battezzata “Glurp”, uno humus di suoni asintattici e gorgoglianti, dall'altro una volontà di forma, “Shimmer”, strumento strutturale, cristallino ed iterativo.
Diviene presto famoso per i suoi “Sleep Concerts”, concerti in cui suona tutta notte per platee dormienti, accompagnando il sonno del pubblico con tappeti sonori; risalgono a questo periodo esperimenti atti a vivificare l'attività onirica tramite uno studio accurato dell'intonazione delle scale musicali e dei loops.
Parleremo meglio tra poco di questi esperimenti psicoacustici, a mio parere l'aspetto più interessante dell'opera di Rich.
E' prima prudente distinguere (quasi tutta) l'opera di Rich dal vasto e sempre troppo prolifico sottobosco NewAge. Indubbiamente una forte componente ascetica permea la sua musica, ma sarebbe sbagliato sovrapporre due realtà lontane poichè il compiacimento melodico e la retorica misticheggiante tipici della New Age sono estranei all'opera di Rich.
Il punto di partenza non sono grossolane melasse di precetti spirituali impoveriti, ma una profonda ricerca nel campo del rapporto musica-coscienza. Lo stesso Rich parla dell'influenza della musica estatica di tutto il mondo sulla sua opera, ma tra i suoi riferimenti e la sua produzione musicale passa un complesso metabolismo che tiene alla larga facili citazionismi e semplificazioni. L'obiettivo che spinge Rich ai primi passi musicali non è la musica in se, ma la creazione un “altrove” psicoattivo tramite la musica.

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A Sunyata seguono a breve Geometry e Numena, album con cui rende omaggio alla scuola tedesca dei correri cosmici (Tangerine Dream) e al minimalismo (Terry Riley). Il tema profondo della sua ricerca continua ad essere la struttura, che in questa fase si fa più cristallina ed apollinea; rimangono pochissime le concessioni melodiche.
Negli anni '80 Rich conosce Steve Roach, uno dei padri di quella che verrà definita “ritual ambient”, musica ancestrale ed entropica in cui si fondono elettronica e suoni primitivi. Tra le collaborazioni si ricordano Strata e Soma. Trascurabili, a mio avviso, alcuni album del periodo immediatamente successivo, probabilmente concessioni a necessità di mercato: Propagation e Rainforest. Periodo fortunatamente breve, seguito dai nuovi fasti di Night Sky Replies ma soprattutto di Stalker, frutto di una collaborazione con Lustmord, opera a tinte scurissime in omaggio al magnificente film di Tarkovsky. Segue il notevole Fissures, collaborazione con l'italiano Alio Die (Stefano Musso). Nel 2001 viene pubblicato Somnium, uno sleep concert di sette ore. La discografia successiva è un insieme di collaborazioni e sperimentazioni in direzioni che qui trascurerò; segnalo solo Outpost, con Ian Boddy, e Calling Down the sky, notevoli reinterpretazioni delle tematiche ambient delle origini.

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A chiusura di questa breve ed incompleta cronistoria discografica, un consiglio: Trances / Drones.
Questo il titolo del doppio album del 1996, ristampa dei primi esperimenti psicoacustici e sleep concerts risalenti agli anni '83-'84. Probabilmente il miglior lavoro di Rich, ed una delle migliori opere dell'elettronica di sempre. In “Trances” due soli brani, lunghissimi, in cui sibili e frequenze elettroniche intessono trame estatiche ed accompagnano l'ascoltatore alla catarsi. In “Drones”, vortici di loops e lap-steel guitar oscillano sospesi imitando le geometrie ora di un mare astratto (nel bellissimo brano “Seascape”), ora di impensabili strutture minerali.
La musica viene trattata come organismo vivente, più che come esercizio di volontà formale e metodica; alimentato dal proprio feedback e dalle proprie risonanze, il tappeto sonoro può evolvere e continuare a nascere da se stesso per gemmazione, tramite l'amplificazione delle proprie impurità.

In tutta la sua opera, Rich utilizza una differente scala musicale, chiamata Just Intonation. “E' un modo diverso di intonare la musica e di pensare l'armonia,” dice, “ E' antica quanto Pitagora o addirittura i Babilonesi. E' un sistema di accordatura basato sulla divisione delle armoniche in numeri interi, ed è corrispondente al nostro modo di percepire l'armonia. Molto più dell 'Equal Temperament, lo standard di accordatura nella cultura occidentale recente, basato in realtà su un'approssimazione dell'armonia.”
L'uso della Just Intonation e gli studi sul sogno sopra menzionati rendono questa musica capace di insinuarsi tra le pieghe della coscienza e, nel passaggio tra veglia e sonno, traghettarla nell'oceano onirico attraverso esplosioni di immagini ipnagogiche.
Superfluo osservare che l'ascolto di un album non possa che essere il surrogato di uno Sleep Concert; tuttavia costituisce un'esperienza di ascolto straordinaria ed intensa, e restituisce somaticamente il concetto di “musica come veicolo per l'anima” caro a tutte le tradizioni religiose e rituali primitive.

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